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La decolonizzazione in Africa – Jeremy Black


Anche gli altri imperi si disintegrarono: il Belgio abbandonò il Congo Belga nel 1960. Dopo il ritiro dei francesi dall’Algeria, fu il Portogallo a compiere lo sforzo maggiore per mantenere il proprio impero. Ma, dopo aver approfittato delle divisioni dei propri oppositori (l’MPLA e l’UNITA) in Angola, la rivoluzione di sinistra nel paese ne derivò il riconoscimento d’indipendenza delle colonie. Con la morte di Franco e la fine del suo regime nel 1975, anche la Spagna decide di ritirarsi dal suo territorio sahariano.
Africa

In Africa, negli anni sessanta, le rivolte si collocarono in un nuovo contesto ideologico, quello del socialismo rivoluzionario, facendo riferimento ai principi della guerra rivoluzionaria di Mao Zedong: ci si faceva addestrare da istruttori cinesi o sovietici, si disponeva di armi sofisticate. L’impatto di tali mutamenti fu evidente nell’area portoghese, dove i gruppi militari dell’Angola ricevevano armi e mutamento dalle potenze comuniste. In Mozambico, sul piano militare, i lanciarazzi sovietici e cinesi mutarono gli equilibri e misero in discussione la superiorità area portoghese.

Se le lotte legate alla decolonizzazione possono quindi essere in parte inquadrate nell’ambito della guerra fredda, lo stesso si può dire per la rivolta contro i governi bianchi degli Stati indipendenti dell’Africa meridionale, il Sudafrica e la Rhodesia meridionale (ora Zimbabwe), dove i gruppi indipendentisti ebbero l’appoggio delle potenze comuniste.

Tratto da STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO di Domenico Valenza
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