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Problemi della sostitutività e principio del contesto in Frege


Frege discute due controesempi alla sua teoria: il discorso tra virgolette e il discorso indiretto. Nel primo caso, dobbiamo distinguere tra uso e menzione. Quando menzioniamo un’espressione usando le virgolette, non parliamo di ciò cui l’espressione si riferisce, ma dell’espressione stessa.

Se in un enunciato composto che supponiamo vero, ad es. “Pia non crede che la Stella del mattino è un pianeta” sostituiamo la sottoparte “la Stella del mattino è un pianeta” con “la Stella della sera è un pianeta”, dovremmo ottenere di nuovo un enunciato vero. Ma non è così: Pia potrebbe non credere ciò. Si dirà che Pio è ignorante ma ciò non è rilevante. Il principio di composizionalità non funziona più e non posso applicare la legge di sostitutività.

Frege risolve il problema con il principio di contestualità per cui una parola ha significato solo nel contesto di un enunciato. Frege sostiene che il senso e il riferimento non sono proprietà assolute delle espressioni linguistiche, ma dipendono dal contesto dell’enunciato. Se una espressione viene usata nel contesto di un discorso indiretto, allora non ha più senso e riferimento normale.

Se dico “Pia crede che 2+2=5” non intendo certo dire che ciò è vero, ma solo che questo è un pensiero intrattenuto da Pia. Nel discorso indiretto ci riferiamo a pensieri, non a valori di verità. Frege risponde così al problema di come trattare quelli che Russell chiamerà atteggiamenti propo-sizionali. Credere, pensare, sapere sono atteggiamenti che riguardano proposizioni (pensieri).

Tratto da INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO di Domenico Valenza
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