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Il periodo illuministico di Nietzsche


Umano, troppo umano segna l’inizio del periodo illuministico, caratterizzato dal ripudio dei maestri di un tempo e dal privilegiamento della scienza rispetto all’arte e alla metafisica. Va inteso che Nietzsche diviene illuminista non perché dotato della ingenua fiducia settecentesca nella ragione, ma perché impegnato in un’opera di critica della cultura tramite la scienza.

Per scienza Nietzsche intende un metodo di pensiero che emancipi gli uomini dagli errori, metodo che si identifica con un procedimento critico di tipo storico e genealogico. Critico perché eleva il sospetto a regola di indagine, storico poiché ritiene che non esistano realtà immutabili.

I concetti in cui si incarna la filosofa illuminista di Nietzsche sono lo spirito libero e la filosofia del mattino. Lo spirito libero si identifica con il viandante, ossia con colui che riesce a emanciparsi dalle tenebre del passato inaugurando una filosofia del mattino, basata sulla concezione della vita come transitorietà e come libero esperimento. La critica della metafisica troverà invece la sua massima espressione nella teoria della morte di Dio, annunciata in La gaia scienza.

Per Nietzsche Dio è il simbolo di ogni prospettiva oltremondana che ponga il senso dell’essere al di là dell’essere. Ciò richiama l’idea che Dio abbia rappresentato una fuga dalla vita e dal mondo.

C’è un solo mondo, dirà Nietzsche, ed è falso e crudele. Di fronte ad esso, gli uomini, per poter sopravvivere, hanno dovuto convincersi che il mondo è qualcosa di logico e benefico. Il carattere complessivo del mondo è in realtà caos per tutta l’eternità, e le metafisiche sono solo bugie di sopravvivenza. La coscienza di vivere in un mondo senza Dio è così radicata in Nietzsche da spingerlo a ritenere superflua ogni altra dimostrazione: è la realtà stessa a confutare l’idea di Dio.

In La Gaia scienza, Nietzsche drammatizza il messaggio della morte di Dio con il racconto dell’uomo folle, che contiene una ricca simbologia filosofica. L’uomo folle è il filosofo-profeta, le risa ironiche degli uomini del mercato sono l’ateismo ottimistico e superficiale dei filosofi dell’Ottocento, il freddo e la notte sono il senso di vertigine e di smarrimento dovuti al venir meno di certezze.

Per Nietzsche, la morte di Dio coincide con l’avvento del superuomo. Solo chi ha il coraggio di guardare in faccia la realtà è maturo per varcare l’abisso che divide l’uomo dall’oltreuomo. Il superuomo ha dietro di sé come condizione necessaria la morte di Dio ma ha davanti a sé il mare aperto delle possibilità: l’orizzonte torna ad apparirci libero, anche ammettendo che non è sereno. L’ateismo di Nietzsche è così radicale che egli non contesta soltanto Dio, ma anche ogni suo ipotetico surrogato, come lo Stato, l’Umanità, la scienza o il socialismo.

La morte di Dio coincide con il tramonto definitivo del platonismo, che per Nietzsche è la metafisica per eccellenza dell’Occidente. Lo stesso cristianesimo è il platonismo per il popolo.

Ciò è storicamente avvenuto attraverso un processo che Nietzsche, in Crepuscolo degli idoli, scandirà in sei tappe: la filosofia greca (il mondo vero è questo mondo), il cristianesimo (il mondo vero non attingibile, è promesso), Kant (il mondo vero è inattingibile ma già in quanto pensato una consolazione), il positivismo agnostico (il mondo vero è inattingibile), la filosofia del mattino (il mondo vero è un’idea inutile), la filosofia di Zarathustra (abbiamo eliminato il mondo vero).

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