L'indagine filosofica di Schelling
Friedrich Wilhelm Schelling nacque a Leonberg nel 1775. Nello sviluppo del pensiero di Schelling, possiamo distinguere numerose fasi: l’iniziale momento fichtiano, la filosofia della natura, l’idealismo trascendentale, la filosofia dell’identità, la filosofia della libertà, la filosofia positiva.
Fin dalla prima accettazione del fichtismo, Schelling cerca di volgerlo alla difesa degli interessi naturalistico-estetici. La sostanza di Spinoza è il principio dell’infinità oggettiva, l’Io di Fichte è il principio dell’infinità soggettiva. Schelling vuole unire le due infinità nel concetto di un Assoluto che non è riducibile né al soggetto né all’oggetto, perché dev’essere il fondamento dell’uno e dell’altro.
Se inoltre Fichte considerava la natura un puro nulla, Schelling ritiene invece che essa abbia vita, razionalità e valore in sé stessa. Il riconoscimento del suo valore conduce ad ammettere due direzioni della ricerca filosofica: la filosofia della natura, che mostra come la natura si risolva nello spirito, e la filosofia trascendentale, che mostra come lo spirito si risolva nella natura.
Alla base della filosofia della natura, sta il rifiuto dei modelli meccanicistico-scientifico e finalistico-teologico. Il primo non spiega gli organismi viventi; il secondo compromette l’autonomia dei proces-si naturali. Ad essi, Schelling contrappone un organicismo finalistico e immanentistico, che ammet-te una finalità superiore, e l’idea che ogni parte ha senso solo in relazione al tutto e alle altre parti.
Schelling identifica nella natura un’entità spirituale inconscia (“Anima del mondo”). Essa è un Tutto vivente, un immenso Organismo in cui ogni cosa è dotata di vita. Come l’Io di Fichte, la natura si polarizza in due principi di base: l’attrazione e la repulsione. Le tre manifestazioni della Natura nelle quali si concretizza tale polarità sono il magnetismo, l’elettricità e il chimismo.
Schelling articola inoltre la storia dell’universo in tre diverse potenze. La prima è rappresentata dal mondo inorganico, la seconda dalla luce, in cui la Natura si fa visibile a se stessa, la terza dal mondo organico. La Natura si configura infine come preistoria dello spirito e odissea della coscienza, la quale si cerca attraverso le cose, per giungere finalmente presso di sé, con l’uomo.
Nel 1800 Schelling scrive il Sistema dell’idealismo trascendentale, in cui si propone di delineare la filosofia dello spirito. Se la filosofia della natura parte dall’oggettivo per derivarne il soggettivo mostrando il progressivo farsi intelligenza della natura, la filosofia trascendentale parte del soggettivo per delinearne l’oggettivo, mostrando il progressivo farsi natura dell’intelligenza.
Il punto di partenza della deduzione schellinghiana è l’autocoscienza, in cui esistono due attività: una reale e una ideale. L’attività reale consiste nel fatto che l’Io, nel suo infinito porsi, incontra il limite e risulta quindi limitabile. L’attività ideale consiste nel fatto che l’io procede oltre ogni limite dato e risulta quindi illimitabile. Queste due attività si implicano a vicenda.
Schelling distingue tre epoche dell’Io. La prima va dalla sensazione all’intuizione produttiva, dall’Io che sente all’Io che si avverte come senziente. La seconda epoca va dall’intuizione produttiva alla riflessione, da un Io ancora immerso negli oggetti ad un Io che si eleva all’intelligenza di sé. Infine, la terza epoca va dalla riflessione alla volontà: astraendo dagli oggetti, l’Io si pone come volontà.
La filosofia pratica inizia con la terza epoca, nella quale lo spirito si pone come volontà. Questa ultima si concretizza nella moralità, sfera della libertà e della spontaneità, nel diritto, sfera della legalità e della necessità, e nella storia, sintesi di libertà e necessità. Nella storia, al di là dell’azione degli uomini si va attuando qualcosa che va oltre i loro progetti consapevoli.
Nella filosofia e nella storia Spirito e Natura appaiono ancora distinti: solo nell’arte essi si armonizzano, e l’opera dell’artista e una sintesi di ispirazione ed esecuzione cosciente.
Attraverso una prospettiva nuova, nella filosofia dell’identità Schelling parte dall’Assoluto per discendere al finito. Tuttavia, pur ammettendo che il finito, in qualche modo è già in Dio, egli non riesce a spiegare tale passaggio.
Durante la fase della filosofia della libertà, in Filosofia e religione Schelling afferma che dall’Infinito al finito non vi è passaggio, ma salto o rottura. Tale rottura deriva dalla libertà umana che, operando il male, provoca il distacco del finito dall’Assoluto. Per rispondere alla domanda da dove derivi il male, Schelling cambia radicalmente il concetto di Assoluto, interpretando Dio come una realtà in divenire e come sede di una contrapposizione dialettica di contrari.
La filosofia positiva segna l’ultima fase del pensiero schellinghiano. Schelling distingue filosofia positiva e negativa. La filosofia negativa studia l’essenza o la possibilità logica delle cose e si fonda sulla ragione. La filosofia positiva studia l’esistenza o la realtà effettiva delle cose e si fonda, oltre che sulla ragione, sulla religione naturale (mitologia) e sulla religione positiva. La filosofia non deve dunque costruire la realtà, ma interpretare la rivelazione che Dio fa di sé nel mondo.
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Dettagli appunto:
- Autore: Domenico Valenza
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Filosofia
- Esame: Storia della Filosofia - a.a. 2007/08
- Titolo del libro: Protagonisti e testi della filosofia
- Autore del libro: N. Abbagnano, G. Fornero
- Editore: Paravia - Torino
- Anno pubblicazione: 2000
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