L'esistenza di Dio, il male e la Provvidenza in Tommaso d’Aquino
Tommaso articola le prove dell’esistenza di Dio in cinque argomenti di
fondo. Secondo Tommaso, la dimostrazione dell’esistenza di Dio deve
muovere da ciò che è prima di noi, cioè dagli effetti sensibili ed
essere a posteriori. La prima via è la via cosmologica, e parte dal
principio che ciò che si muove è mosso da altro. Ora, ciò da cui è mosso
a sua volta si muove, ma non è possibile procedere all’infinito,
altrimenti non ci sarebbe un primo motore, cui è necessario giungere:
Dio.
La seconda via è la via causale. Nell’ordine delle cause
efficienti non si può risalire all’infinito, altrimenti non vi sarebbe
una causa prima e neppure una causa ultima: vi deve essere dunque una
causa efficiente prima, che è Dio.
La terza via è desunta dal
rapporto tra possibile e necessario. Le cose possibili esistono solo in
virtù delle cose necessarie: ma queste hanno la causa della loro
necessità o in sé o in altro. Quelle che hanno la causa in altro
rinviano a quest’altro e poiché non è possibile procedere all’infinito,
bisogna risalire a qualcosa necessario di per sé, e questo è Dio.
La
quarta via è quella dei gradi. Si trova nelle cose il meno e il più del
vero, del bene: vi sarà dunque il grado di massimo di tali perfezioni.
Questa prova è di origine platonica.
La quinta via è quella che si
desume dal governo delle cose. Le cose naturali, prive di intelligenza,
appaiono tuttavia dirette a un fine, e questo non potrebbe essere se non
fossero governate da un Essere dotato di intelligenza. Vi è così un
Essere intelligente del quale tutte le cose naturali sono ordinate a un
fine, e questo Essere è Dio. Le cinque vie pervengono all’affermazione
di Dio come Motore immobile, Causa prima, Essere necessario, Perfezione
somma e Intelligenza ordinatrice.
La via negativa consiste nel
negare di Dio tutte le imperfezioni delle creature. La via positiva si
articola invece nella via causalitas e nella via eminentiae. La prima
consente di conoscere Dio (la causa) dalle perfezioni (dall’effetto, dal
mondo) che comunica alle creature. La seconda consiste nel liberare
l’attributo dai limiti posseduti nelle creature e nel pensarlo al
superlativo.
La teoria della conoscenza tomistica è ricalcata su
quella aristotelica. Il suo tratto più originale è il rilievo che
acquista in essa il carattere astrattivo del processo della a conoscenza
e quindi la teoria dell’astrazione, cioè il processo attraverso cui il
soggetto conoscente riceve l’oggetto.
Tra i sensi corporei che
conoscono la forma unita alla materia e gli intelletti angelici che
conoscono la forma separata dalla materia, l’intelletto umano tiene una
via di mezzo. Esso è una virtù della anima e conosce le forme delle cose
solo in quante unite ai corpi, non separate. Ma nell’atto di
conoscerle, le astrae dai corpi: il conoscere è quindi un astrarre la
forma dalla materia individuale, trarre fuori l’universale dal
particolare. L’intelletto che astrae le forme è l’intelletto agente.
A proposito dell’anima, Tommaso afferma che la natura dell’uomo è
costituita di anima e di corpo. L’anima è, secondo la dottrina di
Aristotele, l’atto del corpo: il principio vitale che fa sì che l’uomo
si conosca e si muova. Tuttavia, l’anima possiede un suo essere proprio,
che non riceve né dal corpo, né dalla sua unione con il corpo, ma
direttamente da Dio.
La natura autonoma ed incorporea dell’anima
intellettiva è dimostrata dalla sua capacità di conoscere i corpi (che
non avverrebbe se essa stessa fosse un corpo), di attingere i concetti
uni-versali e configurarsi come autocoscienza. In quanto forma pura,
l’anima è immortale. Noi diciamo che qualcosa si corrompe quando la
materia di cui è costituita perde la sua forma per acquistarne un’altra.
Invece l’anima in quanto forma non può separarsi da se medesima e
quindi corrompersi.
Alla base dell’etica tomistica sta la convinzione
che agire sequitur esse, l’agire segue l’essere, essendovi una
correlazione fra la natura di un ente ed il suo modo di agire. Poiché
l’uomo è una creatura di Dio, egli non potrà fare a meno di operare in
modo creaturale e tendere al creatore. Infatti, Tommaso argomenta che il
fine ultimo cui tende l’uomo è la felicità, che consiste in Dio.
Per
Tommaso, ogni cosa è soggetta alla provvidenza e al governo divino. Ma
ciò non implica che il disegno provvidenziale escluda la libertà
dell’uomo. L’uomo attinge liberamente la beatitudine alla quale Dio
liberamente lo ha scelto. Provvidenza e predestinazione suppongono la
prescienza divina, con la quale Dio prevede i futuri contingenti, cioè
le azioni dovute alla libertà umana.
La volontà umana è dunque un
libero arbitrio che non è tolto, né diminuito dall’ordinamento
finalistico del mondo né dalla prescienza divina e neppure dalla grazie
che è un aiuto straordinario di Dio. Al libero arbitrio dell’uomo è
dovuta la presenza del male nel mondo, di cui Tommasso ammette la
dottrina platonico-agostiniana della non-sostanzialità: il male è
mancanza del bene.
Il male è di due specie: pena e colpa. La pena
è la deficienza della forma: per esempio, la cecità è la mancanza della
vista. La colpa è la deficienza di un’azione. La colpa o peccato è
l’atto con cui l’uomo sceglie il male. L’uomo è dotato della capacità di
scorgere e tendere al bene. Questa disposizione, habitus naturale
pratico è la sinderesi, che ci dirige al bene e ci distrae al male.
Sull’habitus
sono fondate le virtù. Tommaso accetta la distinzione tra virtù
intellettuali e morali (tra queste giustizia, temperanza, prudenza e
fortezza). Ma per la beatitudine eterna esse non bastano: sono
necessarie le virtù teologiche, infuse da Dio nell’uomo: fede, speranza,
carità.
Secondo Tommaso c’è una legge eterna, cioè una ragione che
governa tutto l’universo ed esiste nella mente di Dio; di questa eterna
la legge di natura, che è negli uomini, è un riflesso o una
partecipazione. Egli individua poi la legge umana, inventata dagli
uomini, e la legge divina che è necessaria per indirizzare l’uomo al suo
fine soprannaturale.
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Dettagli appunto:
- Autore: Domenico Valenza
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Filosofia
- Esame: Storia della Filosofia - a.a. 2007/08
- Titolo del libro: Protagonisti e testi della filosofia
- Autore del libro: N. Abbagnano, G. Fornero
- Editore: Paravia - Torino
- Anno pubblicazione: 2000
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