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Caratteri generali della scolastica e Anselmo d’Aosta


La parola scolastica designa la filosofia cristiana nel Medioevo. Il nome scholasticus indicava l’insegnante delle arti liberali, delle discipline che costituivano il trivio (grammatica, logica e retorica) e il quadrivio (geometria, aritmetica, astronomia e musica). L’origine e lo sviluppo della Scolastica si collegano dunque alla funzione dell’insegnamento, funzione che determinò anche la forma e il metodo dell’attività letteraria degli scrittori scolastici.

Il problema della Scolastica è quello di portare l’uomo alla comprensione della verità rilevata ed è dunque un problema di educazione. La Scolastica non è come la filosofia greca una ricerca autonoma. La verità è stata rilevata all’uomo attraverso le Sacre Scritture. La ricerca scolastica non si propone di formulare ex novo dottrine e concetti: il suo scopo è quello di intendere la verità già data, non quella di trovarla. La filosofia è solo un mezzo: essa è ancilla theologiae.

In questa struttura formale della filosofia medievale si riflette la stessa struttura sociale e politica del mondo medievale, un mondo costituito come una gerarchia rigorosa sorretta da un’unica forza che dall’alto ne dirige e determina tutti gli aspetti. Le istituzioni fondamentali del mondo medievale, l’Impero, la Chiesa, il Feudalesimo, si presentano come i guardiani dell’ordine cosmico.

La maggiore figura del periodo è Anselmo d’Aosta, nato nel 1033. Le sue opere principali sono il Soliloquio, il Proslogion e un gruppo di quattro dialoghi. Il suo motto è credo ut intelligam (credo per capire). Non si può intendere nulla se non si ha fede, ma occorre confermare e dimostrare la fede con motivi razionali. Egli ritiene l’accordo tra la ragione e la fede intrinseco ed essenziale.

Secondo Anselmo, l’esistenza di Dio può essere dimostrata dalla ragione. Il Proslogion ricorre a un’argomentazione che muove dal concetto di Dio per dimostrarne l’esistenza. Ora, il concetto di Dio è il concetto di un essere di cui non si può pensare nulla di maggiore. Ma ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore non può esistere nel solo intelletto. Se fosse nel solo intelletto, si potreb-be pensare che esistesse anche in realtà e cioè che fosse maggiore; ma in tal caso ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore sarebbe anche ciò di cui si può pensare qualcosa di maggiore.

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anselmo d'aosta