Stereotipi e pregiudizi
Il pregiudizio è la tendenza a vedere in modo sfavorevole le persone appartenenti a gruppi diversi dai nostri, esso può essere concettualizzato come un atteggiamento che ha 3 componenti:
1. Componente cognitiva: insieme delle informazioni che si possiede sulla persona in questione=stereotipo
2. Componente affettiva: insieme di emozioni che l'oggetto suscita=vera natura del pregiudizio
3. Componente comportamentale: azioni concrete che intraprendo=discriminazione Modelli teorici sulle possibili cause del pregiudizio
1. Teoria a base biologica del comportamento umano: secondo questo approccio il pregiudizio è l'ostilità verso chi appartiene a gruppi diversi dal proprio ed è una risposta adattiva a favorire l'identificazione e la cooperazione con i propri simili e il riconoscimenti di possibili nemici, quindi l'ostilità nei confronti del diverso è un tratto originario della specie codificato nel patrimonio genetico che ha permesso la sopravvivenza di alcuni gruppi a discapito di altri per l'evoluzione della specie.
2. Ottica comportamentista: secondo questo approccio l'ostilità verso il diverso è una risposta appresa che l'individuo ha imparato a considerare vantaggiosa perché associata a significative ricompense, questa prospettiva accentua il ruolo dell'ambiente e vede nella coesione di gruppo e nell'avversione verso gruppi diversi un fattore di protezione e vantaggio.
3. Ottica psicoanalitica: secondo cui il pregiudizio è la tendenza a proiettare sui soggetti più deboli gli aspetti negativi di sé e i lati oscuri della propria personalità secondo un meccanismo di difesa, i soggetti più deboli in questo caso svolgono una funzione di capro espiatorio sui cui si può scaricare le frustrazioni derivate dalla mancata realizzazione dei propri scopi. Il pregiudizio è anche un esito di una inconscia paura del diverso (xenofobia) che ha radici nel trauma originario dell'espropriazioni da parte dei fratelli che tradotto nell'inconscio sociale è il timore che lo straniero ci privi delle nostre risorse vitali.
4. Spiegazione cognitiva: secondo cui il pregiudizio rappresenta un potente strumento di semplificazione dei nostri processi di conoscenza, per non spendere troppe risorse cognitive una volta individuato un gruppo sociale si tende a considerarlo come un tutto omogeneo con delle caratteristiche fisiche/psicologiche/comportamentali che lo identificano come entità sociale riconoscibile. Il pre-giudizio risulta utile quindi per rendere facile e veloce l'interazione con gli altri ma ha come costo la minore accuratezza nella percezione del singolo caso. Molte ricerche hanno messo in evidenza che nell'interazione diretta con le persone appartenenti a uno specifico gruppo sociale tendiamo a vedere/ricordare meglio gli aspetti del loro modo di essere che confermano stereotipi e tendiamo a sottovalutare gli aspetti che smentiscono questi stereotipi. Inoltre gli stereotipi facilitano processi ai auto-avveramento per cui c'è l'avverarsi di pregiudizi (facendo in modo di far rientrare tutti i casi nel mio pregiudizio/stereotipo). La spiegazione cognitiva permette di evidenziare la forza dei processi di trattamento delle informazioni ma va integrata ad una prospettiva diversa un grado di rendere conto di come la conoscenza del mondo è un complesso processo di costruzione sociale. Gli stereotipi sono delle credenze collettivamente condivise.
5. Ottica socio-costruzionista: secondo cui pregiudizi e stereotipi sono modalità di rapporto codificate in modelli culturali e in specifiche forme linguistico-discorsive. Il focus è sul linguaggio e sulle pratiche discorsive e si passa dal pregiudizio come atteggiamento individuale al pregiudizio come pratica discorsiva, spostando l'attenzione dai processi mentali alla modalità di costruzione/ riproduzione/ trasmissione dei repertori interpretativi. Il linguaggio e le pratiche discorsive non si limitano a descrivere una categoria sociale ma creano modalità socialmente condivise con cui un insieme definito di persone parlano di uno specifico soggetto. Grande attenzione viene dedicata ai mezzi di comunicazione di massa che vengono definiti come il luogo privilegiato nel quale si strutturano le grandi narrazioni che sostengono i discorsi sociali sui temi come le caratteristiche delle minoranze, le conseguenze della convivenza interculturale, le modalità/finalità dei flussi migratori, …
Le manifestazioni di pregiudizi e stereotipi sono per:
- l'appartenenza etnico-culturale in cui il pregiudizio è espressione della distanza tra il proprio mondo culturale e quello degli altri percepiti come potenziali nemici.
- il genere: è la più immediata modalità di classificazione delle persone che condiziona la conoscenza degli altri e l'immagine che abbiamo di noi stessi. Ci sono delle credenze diffuse che sono differenti per gli uomini e per le donne e gli stereotipi di genere più diffusi sono quelli corrispondenti ai ruoli consolidati nel tempo nella nostra società come ad esempio a livello familiare e lavorativo per cui l'uomo è orientato verso l'azione e il mondo esterno mentre la donna è orientata alla famiglia e alla cura della casa.
Il contributo della psicologia sociale su questo tema si focalizza sui processi di produzione e riproduzione di aspettative legate al genere e sul fatto che una persona si trova immersa in sistemi di stereotipi e questo può avere delle conseguenze per la persona.
Molte ricerche hanno dimostrato che nel momento in cui ci troviamo di fronte a precise aspettative nei nostri confronti è possibile che tendiamo ad agire in modo corrispondente ad esse, in particolare una linea di ricerca ha esplorato la dimensione automatica delle risposte indotte da pregiudizi e stereotipi utilizzando il paradigma del prime semantico che ha dimostrato che gli stereotipi e la dinamica ingroup-outgroup agiscono a livello molto profondo e automatico al di fuori della consapevolezza e dl controllo delle persone (Es. a partecipanti bianchi era mostrato come prime la parola “bianco” o “nero” seguita da un aggettivo positivo o negativo o da aggettivi corrispondenti a stereotipi dei bianchi e dei neri, con la richiesta di dire se l'aggettivo in questione fosse adatto a descrivere la persona. I tempi di reazione mostravano una maggiore velocità di risposta nel caso di corrispondenza del prime con aggettivi corrispondenti agli stereotipi). Ma questi risultati non spiegano perché gli stereotipi sono così radicati nella mente umana tanto da ipotizzare che la tendenza ad essere ostili sia qualcosa di istintivo e immutabile.
La prospettiva costruzionista e culturalista ritiene che solo un'analisi delle modalità di elaborazione e condivisione sociale degli stereotipi e dei pregiudizi potrà portare a una vera comprensione della loro natura e del loro radicamento.
Pettigrew e Meertens distinguono il pregiudizio in:
• Manifesto: è un pregiudizio che esprime in maniere diretta e aperte l'ostilità
• Latente: è un pregiudizio che si esprime in modo più nascosto/indiretto/non intenzionale e attraverso forme accettate dalla convivenza civile e con i valori socialmente accettati in modo da consentire alle persone di mantenere un'immagine positiva di sé. In questa modalità si tende a sopravvalutare le differenze culturali di altri gruppi e si tende a difendere i valori tradizionali della propria cultura.
Secondo altre ricerche queste nuove forme di pregiudizio riescono a convivere con l'accettazione di valori egualitari spostando a livello inconscio/emozionale la propria ostilità verso le minoranze, ciò si traduce in comportamenti di evitamento e sentimenti di disagio per la presenza dei membri delle minoranze (come ad esempio l'uso dell'espressione “io non ho nulla contro di loro ma…” oppure “io non sono razzista ma…”).
Sono state notate anche forme di pregiudizio che si esprimono in comportamenti in sé positivi come la tendenza a sostenere i membri delle minoranze ma se sono eccessivi è come se non li si considera come sufficientemente autonomi/abili ed è comunque una forma di pregiudizio.
Attraverso il linguaggio il pregiudizio diventa elemento condiviso del senso comune, nelle pratiche comunicative si parla di sessismo linguistico perché c'è un uso prevalente del maschile neutro nella lingua italiana.
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Dettagli appunto:
- Autore: Emma Lampa
- Università: Università degli Studi di Macerata
- Facoltà: Scienze Politiche
- Corso: Scienze e Tecniche della comunicazione
- Esame: Psicologia Sociale
- Docente: Ramona Bongelli
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