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Esame di stato mentale


• ASPETTO DELLA PERSONA
1. Età apparente
2. Pulizia personale
3. Cura della persona

4. Abbigliamento

• POSTURA
• CONTATTO VISIVO E MODALITÀ DI MANTENIMENTO
• ESPRESSIONE
• ATTEGGIAMENTO
• COMPORTAMENTO PSICOMOTORIO

Dati rilevabili al colloquio

• TONO DI VOCE
• LINGUAGGIO
• ELOQUIO MIMICA
• COSCIENZA
• ORIENTAMENTO SPAZIO-TEMPO
• ORIENTAMENTO SU DI SÉ
• ORIENTAMENTO SUL PARAMETRO D'OGGETTO
• PERCEZIONE
• ATTENZIONE
• MEMORIA
• COMPRENSIONE
• IDEAZIONE: DISTURBI FORMALI
• IDEAZIONE: DISTURBI DEL CONTENUTO
• DELIRIO
• CRITICA
• INTELLIGENZA
• AFFETTIVITÀ
• EMOTIVITÀ
• COMPORTAMENTO
• VOLONTÀ
• CONSAPEVOLEZZA

VIDEO: 1h e 15'
Una paziente:
• Si tocca i capelli in continuazione
• Dice di essere in ansia
• Fa fatica ad addormentarsi
• Ripetitiva ma non va oltre
• Riferisce di non aver fobie specifiche
• Rendimento lavorativo compromesso
• Non consente al clinico di finire dei concetti
• Si esprime in modo concitato
• Risponde adeguatamente alle domande, a volte in modo irritato
• Contatto con la realtà
• Convinta di non essere capita

1. Prima di tutto vedere come si presenta la paziente (il suo aspetto): è curato o no? Età apparente? Pulizia ed igiene personale, cura della persona, abbigliamento (adeguato alla circostanza, trascurato, bizzarro, eccentrico ecc). In questo caso la paziente sembra avere 35/40 anni si presenta al colloquio curata nell’aspetto e nell’abbigliamento, non presenta elementi di bizzarria.

2. Secondo è importante valutare la postura. Questa valutazione arricchisce l’esame diagnostico. In questo caso si presenta protesa in avanti, talvolta si dondola sulla sedia, mantiene la posizione sulla sedia anche se con continui aggiustamenti e gesticolazioni.

3. In terza istanza valutare il contatto visivo, lo mantiene? Può non essere mantenuto per timidezza, talvolta invece è mantenuto eccessivamente per paura di perdere il controllo, altre volte viene distolto lo sguardo perché non tranquillo. In questo caso la paziente non lo mantiene costantemente ed infatti durante l’intervista lo sguardo vaga per la stanza, si posa sugli oggetti della scrivania, in una sorta di continua esplorazione dell’ambiente.

4. L’espressione, l’aspetto emotivo che si nota attraverso l’emotività: com’è? A volte può essere indifferente, altre partecipe, artificiosa, perplessa ecc. in questo caso si dimostra in tensione, infastidita, ma non indifferente, l’espressione è partecipe anche se tesa. È coerente allo stato d’animo.

5. L’atteggiamento com’è? Può essere collaborante o no, passivo, rigido, immobile, oppositivo, eccitato, sospettoso, minaccioso ecc. in questo caso collabora con l’intervistatore e comunque inquieto e reattivo, anche se non sfocia in un eccitamento.

6. Il comportamento psicomotorio, si muove o non si muove? Gesticolazioni? È irrequieta, agitata in questo caso, ma non diventa mai eccitazione. Evidenti le gesticolazioni, si tocca i capelli, torce il capo ed il busto. Quindi partecipa con tutto il corpo alle sue emozioni. Atteggiamento di gruming.

7. Importante è lo sguardo.

Con l’ osservazione valuto questo, con l’ inchiesta valuto:
1. Linguaggio, tono di voce, linguaggio in sé, eloquio, mimica (anche osservabile espressione del volto), la coscienza (lucidità nello spazio e nel tempo). In questo caso ha un tono di voce alto ed correttamente modulato (non è monotono). Non ci sono disartrie, problemi di linguaggio. L’eloquio è organizzato, fluido, ricco, scorrevole, appropriato, comprensibile, un po’ ripetitivo ed a volte un po’ accelerato (breve latenza di risposta), ci sono ripetizioni ma non ridondanti, forse sono più rimarcative della situazione. La mimica è sempre espressiva (iperespressività) ma sempre adeguata rispetto i contenuti verbali. La coscienza (inteso come consapevolezza di se e del mondo esterno), in questo caso è lucida, vigile e cosciente. L’orientamento nello spazio e nel tempo lo si valuta con una conversazione e domande specifiche, sembra ben orientata nel tempo e nello spazio.

2. Si possono anche valutare fenomeni di depersonalizzazione, derealizzazione ovvero, nel primo caso allontanamento da se stessi, nel secondo dal mondo esterno. In questo caso non ci sono.

3. La percezione: valutare se ci sono errori perfettivi (allucinazioni => percezioni di uno stimolo non presente, pseudoallucinazioni => allucinazione ma consapevolezza del soggetto che non c’è, allucinosi => fenomeni dispercettivi senza caratteristiche psicotiche o fenomeni dispercettivi). In questo caso la percezione è libera da errori, non ci sono fenomeni patologici.

4. Attenzione: capacità di indirizzare l’energia verso certi stimoli. La concentrazione: mantenere l’attenzione su determinati stimoli. In questa paziente l’attenzione c’è, ben diretta, anche se talvolta distraibile.

5. Memoria: capacità di ricordare fatti più o meno recenti. In questo caso appare integra.

6. Comprensione, il soggetto capisce le domande? In questo caso si.

7. Pensiero: valutare la forma sia il contenuto, salti logici (perdita dei nessi associativi tra frasi o parole)? Come arriva il paziente a darmi la risposta? In modo diretto oppure usa un linguaggio circostanziato (aggiunge dettagli)? A volte può esserci un’alterazione formale => tangenzialità, per cui il paziente non raggiunge la meta, raggiunge le vicinanze della risposta effettiva. A volte viene persa completamente la meta, non c’è capacità di finalizzare il discorso quindi possono trovarsi alterazioni formali del pensiero che denotano perseverazione fino ad arrivare perdita completa dei nessi associativi tra parole (insalata di parole). Capire se c’è logicità nel pensiero della persona o se si passa da una situazione all’altra senza collegamenti. In questo caso non ci sono disturbi formali del pensiero, il flusso delle idee è abbondante ma non frammentato. Possibile la frammentazione a volte o il blocco del pensiero (arresto), spesso c’è deragliamento (parla di altro). Ci sono alterazioni del contenuto del pensiero talvolta, vedere se è presente delirio. In questo caso è possibile vedere che ci sono elementi che si evidenziano marcatamente (tema dell’ansia), non c’è però delirio (distorsione dalla realtà), non ci sono idee ossessive o fobiche, non ci sono idee prevalenti (pensare in modo insistente a qualcosa, ha un carico affettivo rispetto all’idea ossessiva, in più manca della caratteristica della resistenza, il soggetto cerca di resistere alle idee intrusive spesso con rituali, in più nelle idee prevalenti non si crea o aumenta l’ansia).

8. Emotività, affettività, comportamento, insight e anche l’intelligenza. L’emozione è più immediata rispetto all’umore che è un background, in più le emozioni sono più momentanee e relative agli stimoli interni ed esterni. In questo caso la paziente ha un’emotività vivace, ma sempre adeguata ai temi che riporta, per l’affettività occorrerebbero maggiori informazioni. Il comportamento è adeguato, la volontà è preservata, la consapevolezza di malattia (insight) elevata.

Servono tutti questi elementi per fare un esame di stato mentale. Servono per valutare la paziente e per identificare la situazione. Il problema, il motivo per cui il paziente si presenta e la diagnosi.

La valutazione dei sintomi in psichiatria è diversa dalla medicina, non tutti i segni sono patognomonici (si riferiscono direttamente ad una malattia), non è così perché ci sono vari piani di espressione dei segni. In psicologia clinica non abbiamo dati strumentali ed elementi laboratoristici come in medicina.

Bisogna sempre accostare i segni in un altro ambito, quindi con altri segni e sintomi, le integrazioni ai fini di trovare il quadro migliore per la problematica del paziente. Importante anche sapere i trattamenti precedenti, l’ anamnesi familiare. L’aspetto del paziente ed il suo stato di nutrizione sono indicativi del suo stato per fare ipotesi.
Il segno di Russel: macchia rossa sul dito medio della mano (è indicativo di persone che si provocano il vomito), ipersudorazione da ansia o neurolettici o triciclici ecc. Importante è valutare l’igiene e l’abbigliamento, nei casi di dismorfofobia c'è un tentativo di nascondere i supposti difetti fisici.

Tratto da PSICOPATOLOGIA DIFFERENZIALE di Veronica Rossi
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