I classici
La riflessione sulla crescita e sul cambiamento tecnologico è presente negli economisti classici → Adam Smith, David Ricardo, Karl Marx.
L’accento è sugli effetti che il progresso tecnico incorporato nelle macchine ha su produttività e occupazione, piuttosto che sull’innovazione in senso stretto.
L’estensione del mercato (aumento della domanda) genera maggiore divisione del lavoro, maggiore specializzazione, maggiore rendimento. L’operaio diventa più performante ed il processo è più rapido e meno soggetto all’errore e questo va a vantaggio del processo produttivo.
La divisione del lavoro permette di ottenere un apprendimento che consente di creare strumenti che facilitano la mansione dell’operaio. La specializzazione delle mansioni genera abilità e apprendimento per esperienza → predisposizione utensili e macchine specifiche per ogni fase di lavorazione.
L’approccio di Smith è dinamico e presenta rendimenti decrescenti. Ampliamento di mercato → maggiore produttività e specializzazione del lavoro → maggiore guadagno di conoscenza → ulteriori guadagni di efficienza → efficienza economica.
David Ricardo è attento all’impatto del cambiamento tecnologico e dell’impatto che ha sui processi/produttività/prezzi e domanda/occupazione. Non è interessato ad analizzare e vede come il reddito si divide tra rendita e salari.
Esso introduce l’ipotesi del rendimento crescente, prima ci si basava molto sulla rendita delle terre che è un fattore di produzione finito.
Significativamente, Ricardo si allontana da Smith nella considerazione dei rendimenti. Per Ricardo i rendimenti sono decrescenti: nella sua analisi della distribuzione del reddito, la terra è il principale fattore di produzione e la terra è finita.
• maggiore la domanda, maggiore lo sfruttamento di terreni marginali dal rendimento più basso (si mettono a coltura terreni che prima erano fangosi, poco soleggiati, montani) questo non si applica in maniera così diretta ad un industria;
Analogamente, la produttività del lavoro e la produttività del capitale sono decrescenti: solo il progresso tecnico è garanzia della crescita nel lungo periodo.
Ricardo vedeva minacciata la condizione degli industriali: al crescere della popolazione la rendita e i salari avrebbero guadagnato importanza a scapito dei profitti.
Egli suggeriva che ci si aprisse al commercio internazionale, la categoria che avrebbe guadagnato sarebbero stati i lavoratori. Il costo della vita sarebbe cresciuto come il prezzo della terra. Per scongiurare questo esito suggerì questa soluzione di vantaggi comparati. Questa è un’analisi statica, quindi non soggetta a modificarsi nel tempo.
Karl Marx nel “Capitale" caratterizza l’innovazione come l’esito di un processo sociale in cui le tecnologie sono selezionate e legittimate dalla dialettica che si instaura tra le parti sociali.
Lo stimolo a innovare proviene: • dall’ampiezza dei mercati
• dalla dinamica concorrenziale
• distinzione tra fare/manifattura
• Sottolinea la dimensione dell’organizzazione e la valenza dell’esperienza ai fini del progresso tecnico.
Abbot Payson Usher (1883-1965) tecnologo/storico della tecnologia, descrive l’innovazione come processo articolato in fasi “sintesi cumulativa”)
• Cognitiva → percezione problema/domanda potenziale; l’invenzione
• Organizzativa → commercializzazione innovazione
• Adattiva → miglioramento incrementale
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Dettagli appunto:
- Autore: Mattia Fontana
- Università: Università degli Studi del Piemonte Orientale A.Avogadro
- Facoltà: Economia
- Corso: Amministrazione Controllo e Professione
- Esame: Economia dell’innovazione
- Docente: Michele d'Alessandro
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