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Nascita del museo pubblico nel '700


Nel 1737, Anna Maria Ludovica, ultima discendente della famiglia de’ Medici, dona le collezioni medicee ai Lorena, a condizione che queste non venissero spostate dalla capitale e dal granducato, sancendo il profondo legame tra le collezioni e il territorio in cui esse si sono formate.

Nel 1769, Pietro Leopoldo apre al pubblico la Galleria degli Uffizi.
Negli stessi anni, eventi analoghi coinvolgono altri Stati europei.

Nel 1749, ser Hans Sloane, all’interno del suo testamento, dichiara la sua volontà di lasciare le sue collezioni scientifiche a qualcuno che fosse disposto ad acquistarle dai suoi discendenti e a renderle fruibili al pubblico.
Le collezioni vengono acquisite dal Parlamento inglese, che ne organizza il riallestimento in una sede appositamente destinata ad ospitarle.
Nel 1759, nasce il British Museum, il primo aperto per conto di un parlamento nazionale.

Nel 1792, Maria Teresa d’Austria concede l’ingresso al Museo del Belvedere di Vienna a “chiunque indossasse scarpe pulite”.

Il 10 agosto 1793, viene aperto al pubblico il Museo del Louvre. Per la prima volta la destinazione pubblica non discende da una concessione del sovrano ma da un diritto dei cittadini, ai quali viene assegnata la proprietà delle collezioni.
Questa acquisizione comporta l’emergere di una concezione museale prettamente illuministica: il museo come scuola, quindi un museo atto all’educazione dei cittadini.
Per finalità didattiche, dunque, si procede anche alla riorganizzazione e al riallestimento delle collezioni.

Per quanto riguarda la pittura, per esempio, si individuano tre grandi scuole: la scuola francese, la scuola italiana e la scuola fiamminga.
Le opere afferenti a queste tre scuole vengono dotate di apparati didattici:
• Vengono redatte delle didascalie
• Viene stilato un catalogo, a diretta disposizione dei visitatori, che potevano entrare gratuitamente ogni fine settimana.

Tratto da MUSEOLOGIA di Roberta Carta
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