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Argomentazioni economiche e non economiche


Ci possono essere argomentazioni non propriamente economiche a favore del protezionismo: ad esempio possono essere argomentazioni che pongono al centro della decisione questioni di sicurezza nazionale, questioni legate alla difesa del territorio (Adam Smith fu sostenitore del navigation act che era una legge che tutelava maggiormente i confini nazionali). Ci sono certe attività strategiche che meritano assistenza, protezione e restrizione.
Smith qui disse di fare attenzione alla parola "strategico" perché non tutte le industrie lo sono solo perché nazionali, ad esempio è strategica la difesa dell'ambiente.

Poi ci sono argomentazioni economiche, e qui se ne vedranno 2 in particolare:
• Quelle a favore delle industrie nascenti;
• E quelle che possono, o meglio potrebbero, condurre a migliorare le nostre ragioni di scambio. Sono politiche protezionistiche, le prime a favore delle industrie nascenti, di quelle che stanno per nascere (le abbiamo viste con Smith e Mill) e le seconde argomentazioni sono invece argomentazioni fondate sul fatto che una politica protezionistica potrebbe portare a un miglioramento delle ragioni di scambio a favore della propria economia, e a danno di quelle altrui.

Poi ci sono anche ragioni protezionistiche ma molto meno solide basate sul fatto che i paesi concorrenti producano certi beni utilizzando lavoro non protetto e quindi lavoro minorile ad esempio, e quindi sarebbe per così dire meglio proteggersi contro la concorrenza "sleale" di questi paesi. Queste sono le argomentazioni dello studioso Acocella.

Iniziando dalle  industrie nascenti, vediamo come questa argomentazione ha come base il fatto di proteggere le industrie nel momento in cui nascono, ma questo perché? La ragione di base sta nel chiedersi se tutte le industrie vanno protette, e qui i classici dicono di no, ma vanno protette quelle che hanno bisogno di un aiuto per poter dimostrare la propria efficienza relativa, o meglio vanno protette quelle industrie che potenzialmente sono industrie adatte a un determinato territorio (adatte perché possono svilupparsi bene date le caratteristiche di quel lavoro, del territorio, del clima, dei capitali), quindi industrie potenzialmente adatte ad esempio al nostro paese, ma rischiano di non nascere e quindi di non svilupparsi perché ci sono altri paesi che sono meno efficienti di noi, ma che hanno cominciato prima e hanno già da tempo queste determinate attività industriali, e quindi hanno già sostenuto dei costi fissi per poter sviluppare le loro industrie.

Quindi, il caso dell'industria nascente è un caso molto limitato (affermano i classici): non bisogna proteggere tutte le industrie in quanto nascenti, perché sennò bisogna proteggere tutti (perché prima o poi tutti nascono), ma bisogna proteggere quelle industrie che per le caratteristiche di quella attività, sono industrie migliori potenzialmente, e nel nostro caso si tratta di industrie in campi in cui noi potenzialmente siamo i migliori, potenzialmente il paese è adatto, ha i vantaggi comparati per sviluppare questa industria. È inutile, direbbe Smith, proteggere le industrie nascenti in campi in cui il paese non è sviluppato (campo dell'high-tech nel caso italiano). Queste industrie vanno protette, discriminando quelle straniere con dazi, tariffe e contingenti, fino a quando esse si irrobustiscono, acquisiscono quello che gli economisti chiamano “le economie di apprendimento”, cioè le economie che gli derivano dal fatto che per alcuni anni vi è stata produzione e molte cose sono state attese.

Quindi, l’impresa si protegge per un certo numero di anni fino a quando ha sviluppato un po’ di produzione tale da essere ormai diventata pienamente competitiva, e a quel punto la protezione andrà via; l'industria nascente non è fallita perché non lo meritava, non è stato distrutto dalle industrie nemiche.
Quando l'industria nascente si è sviluppata, quando ha alle spalle di fatturato/produzione resa possibile perché è stata protetta e senza produzione non avrebbe potuto produrre, a quel punto una volta cresciuta, via la produzione, così da "combattere ad armi pari" con le industrie straniere nemiche così da far valere i propri vantaggi comparati, cioè che nella produzione dei suoi beni ha dei vantaggi competitivi nei confronti del resto del mondo.
Si tratta di un argomento dinamico e non si fa un confronto statico, perché considera il tempo necessario per quello che in economia è definito "avviamento", la fase iniziale talvolta anche di perdita per l'industria che non riesce a sostenere la concorrenza. È un argomento che è stato utilizzato molto nella storia economica: nella seconda metà dell'Ottocento, quando scoppia la II rivoluzione industriale, molti paesi come USA, Germania, Francia, Italia adottano questa argomentazione e proteggono le loro industrie nascenti.
La morale di tutto ciò, sta nel fatto di fare acquisire  esperienza e  conoscenze.  

Tratto da STORIA DELLA POLITICA ECONOMICA INTERNAZIONALE di Federica Palmigiano
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