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Principi Sullivaniani

Principi Sullivaniani


Il principio organizzativo del pensiero di Sullivan è il postulato dell' "esistenza comunitaria" per il quale ciò che vive non può vivere separato dall'ambiente, che può quindi essere chiamato ambiente necessario; l'uomo nasce come un animale perché non è ancora stato “socializzato all'esistenza”, e infatti manca alla nascita il mondo del linguaggio, della cultura e delle relazioni; ciò che ci rende umani è la socializzazione, l'essere inseriti in un ambiente culturale, sociale umano.

“Gli esseri umani sono animali umani che sono stati riempiti di cultura, socializzati, se vi piace la parola, processo attraverso il quale essi compiono il movimento dal regno biologico (come si diceva prima si nasce come animali) verso (ed all'interno de) il mondo delle persone”.

Sullivan ha poi una fondamentale posizione ontologica, poiché sostiene che l'essere umano esiste solo all'interno di un contesto interpersonale; se noi togliamo a un essere umano il suo contesto interpersonale e familiare, o il suo contesto culturale più ampio, non possiamo più pensare che quell'essere sia umano. L'individuo è quindi una funzione del contesto sociale in cui sta e tale contesto media nei confronti della cultura più vasta --> l'essere umano dunque non può essere estratto dal suo contesto perché psicologicamente non esiste come entità separata.

Se l'essere umano può essere definito come tale solo se è inserito in un contesto interpersonale allora ci sono delle ripercussioni epistemologiche, poiché se l'essere umano è solo un essere interpersonale io lo posso conoscere solo nelle congiunzioni con gli altri significativi. Questo tipo di pensiero ha dunque diverse implicazioni:

1) possiamo solo conoscere un altro attraverso le sue interazioni, racconti di interazioni con un altro e osservando noi stessi in interazione con lui (controtransfert);

2) il clinico è sempre un osservatore partecipante, dunque non esiste un osservatore obiettivo;

3) la personalità si manifesta solo in situazioni interpersonali, non è dunque una struttura concreta, percepita, conosciuta, ma è un fenomeno temporale, plasmato nel tempo da esperienze e interazioni. Ciò spiega perché la personalità cambia ogni volta che interagisco con qualcun altro. Inoltre anche quando siamo soli noi abbiamo un interlocutore immaginario (es. parlare da soli), infatti per Sullivan c'è sempre un altro, anche se non esiste fisicamente, perché con ogni pensiero ci rapportiamo agli altri;

4) critica il “comodo ma falso linguaggio unitario – individualistico (la psiche è distinta in Io, Es e Super Io), che invece di essere indicativo di qualcosa di definito, diviene causa della più grande confusione”.

“Isolare una singola personalità da un complesso di relazioni interpersonali che coinvolgono in maniera estremamente significativa altre persone fisicamente esterne ad essa, la persona – individuo, è operazione che manca ridicolmente il bersaglio, o che indica un genio perverso che chi vi parla confessa di non possedere” --> tale frase ha delle conseguenze:

• Nuova definizione di mente: “tutto ciò che può essere trovato nella mente umana è stato messo lì dalle relazioni interpersonali”, dunque la mente consiste in rappresentazioni interpersonali, di me con altre persone significative (Sullivan qui cambia il linguaggio tecnico e si distanzia dal modello freudiano).

• Nuova definizione di personalità: se l'individuo è le proprie relazioni, ciò avrà delle ripercussioni su come si concepisce la personalità che diventa una “configurazione relativamente durevole (può cambiare), delle situazioni interpersonali che caratterizzano la vita umana”, è una funzione delle relazioni interpersonali.

• Fasi dello sviluppo: anche le fasi dello sviluppo, molto ampie, si susseguono in base al tipo di relazione prevalente, e vengono descritte in base al tipo di socializzazione con le figure che al momento sono importanti nella vita dell'individuo e in base alla sua capacità di comunicare e condividere con esse

• Clinica, approccio terapeutico, colloquio: infine nella clinica (simile alla psichiatria) ciò si traduce in un'esplorazione dettagliata della storia interpersonale del paziente, rapportandosi con esso senza controtransfert (il terapeuta deve essere partecipe delle emozioni del paziente ma non deve usare le interpretazioni di ciò che prova lui stesso all'interno della terapia) e usando poco le interpretazioni (poiché le riteneva poco comprensibili), mentre molta attenzione viene data al transfert.

Tratto da PSICOLOGIA DINAMICA di Mariasole Genovesi
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