I primi contatti con l’Occidente
Nel 1543 arrivarono a Tanegashima, un'isola a sud di Kyushu i primi mercanti portoghesi, interessati non solo al commercio, ma anche all'evangelizzazione, messa in atto dalla Compagnia di Gesù e da San Saverio, uno dei fondatori dell'ordine dei gesuiti, che riuscì a istituire la prima chiesa e una comunità cattolica a Yumaguchi. L’attività di questi uomini fu essenziale sia nella divulgazione di nuove conoscenze nel paese, sia nella trasmissione in occidente di notizie sul Giappone. I gesuiti ottennero l'appoggio di alcuni daimyo, come Oda Nobunaga, che diede loro la sua protezione, sostenendo quindi l’attività missionaria per trarre probabilmente beneficio dalle conoscenze dei gesuiti e dal legame che essi avevano con i portoghesi; a livello popolare, invece, la conversione al Cristianesimo fu più disinteressata, ma in realtà esso non ebbe un impatto minimamente paragonabile a quello avuto dal Buddhismo secoli prima. L’intolleranza verso la fede cristiana, già dimostrata con editti di proibizione o con atti di crocifissioni, avrebbe assunto sempre più le sembianze di una vera persecuzione che si sarebbe conclusa con l’espulsione dei mercanti provenienti dai paesi cattolici.
Nel Cinquecento poi gli europei introdussero l'archibugio, una sorta di pistola, che in giapponese venne chiamata tanegashima, l'introduzione delle armi da fuoco favorì notevolmente i daimyo con le risorse economiche per acquistarle e costruire castelli fortificati in grado di resistere al loro impatto. Gli scambi con gli europei portarono altri prodotti oltre alle armi da fuoco, come il tabacco, furono introdotte anche delle parole riprese dal portoghese, ma già dal 1587 si verificarono i primi episodi di intolleranza verso il Cristianesimo, che portarono all'isolamento del Giappone, che continuò i traffici commerciali solo con gli olandesi.
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Dettagli appunto:
- Autore: Veronica Vismara
- Università: Università degli Studi di Milano
- Esame: Lingua e Cultura Giapponese
- Docente: Virginia Sica
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