Imparare con le mappe mentali
Prendete un foglio e una matita, pensate a un concetto, un’idea, un argomento e cominciate a disegnare tutto quello che sapete e che vi viene in mente a proposito, riempiendo lo spazio come volete, sopra, sotto, a destra, a sinistra, seguendo il flusso delle vostre emozioni e traducendole sulla pagina in modo personale e creativo. Non importa come, perché sarete voi a decidere cos’è più importante, cosa mettere prima o dopo, cosa fare più piccolo o più grande, cosa collegare e cosa evidenziare: sbizzarritevi con i colori, sgombrate la mente dalle fastidiose barriere a cui ci hanno abituato sin da bambini, abbandonate il rigore metodologico che ci hanno insegnato a scuola e date sfogo alla vostra fantasia. In totale libertà.Un esercizio inutile e infantile? Niente affatto. Perché le mappe mentali – di questo stiamo parlando – sono un utilissimo strumento di apprendimento e organizzazione del pensiero, applicabile sempre e ovunque. Lo sa bene Roberta Buzzacchino, che con una laurea in Giurisprudenza e un’abilitazione da avvocato, dal 2003 studia questo metodo, messo a punto dal cognitivista inglese Tony Buzzan, e lo utilizza per prendere appunti, sviluppare l'idea di un nuovo progetto, pianificare al meglio la giornata, struttura un documento di lavoro e progettare una presentazione. Insomma, è nato tutto da un'esigenza personale. E ora Roberta è riuscita a far conoscere la sua abilità e insegnarla agli altri. Nel 2007 ha messo su il primo blog italiano – seguitissimo – dove dispensa consigli e fornisce approfondimenti in merito, tiene laboratori in aziende, associazioni ed enti, sessioni one-to-one a studenti, manager ed insegnanti curiosi e persino alcuni corsi alla Sapienza di Roma.
Roberta, cosa sono esattamente le mappe mentali?
Sono rappresentazioni grafiche del pensiero attraverso parole e immagini secondo una struttura gerarchico-associativa che si sviluppa in senso radiale: l'idea principale si trova al centro dello schema, mentre le informazioni e i dettagli di approfondimento vengono associati via via e collocati su rami e sottorami. In particolare, questo metodo sollecita le potenzialità dell'emisfero destro del nostro cervello, cioè quello che elabora le informazioni in modo globale, creativo, intuitivo, emotivo e farlo lavorare in sinergia con l'emisfero sinistro che invece è logico, razionale.
Quali sono i vantaggi nell'utilizzarle?
Danno grande importanza all'associazione di idee e all'uso di elementi di notevole impatto percettivo, come i colori e le immagini, che stimolano la creatività e catturano l'attenzione del lettore. In questo processo usiamo non solo il linguaggio verbale ma anche quello visivo, in modo sintetico, prendendo solo le informazioni significative ed enfatizzandole con piccoli disegni e simboli che ci aiutano a ricordare e a crare delle catene associative. A differenza del paradigma rappresentativo lineare, che prevede in modo statico un inizio e una fine del percorso logico, le mappe offrono una struttura dinamica prevedendo un centro ma non una fine. Quindi si rivelano molto utili sia come supporto alla creatività, sia alla rappresentazione di un pensiero sia, infine, alla sua comunicazione, perché sono in grado di esplicitarne graficamente i legami concettuali.
E come si costruiscono?
Innanzitutto bisogna scegliere bene gli elementi da inserire, sia a livello testuale che grafico. Questo genererà delle associazioni mentali e evocherà altri elementi. Partiamo dal centro di un foglio, in posizione orizzontale, dove rappresentiamo l'argomento da sviluppare con parole e immagini. Procediamo in senso orario tracciando un ramo e poi un altro, e poi un sottoramo, sui quali scriviamo parole chiave che abbiamo scelto per la loro valenza evocativa oppure di associazione, con dimensioni diverse a seconda della loro rilevanza. Il mio consiglio è di usare tante immagini nella costruzione della mappa, sia sui rami che nel contorno, per aumentarne l’impatto, mettere concetti diversi su rami diversi in modo da poter fare modifiche senza problemi e usare i colori sia per i rami che per i termini.
Le possiamo usare sempre, in qualunque contesto?
Assolutamente. Nella vita personale, per programmare la settimana, una vacanza, la dieta, ma anche nello studio e nel lavoro. Da me vengono persone di ogni tipo: ragazzi che vogliono sistematizzare il loro metodo di studio, professionisti che hanno bisogno di rimanere sempre aggiornati e apprendere molte nozioni oppure presentarle ad altri, semplici curiosi, insegnanti, educatori...
E i tuoi laboratori piacciono così tanto che il prof. Marco Stancati, che insegna a Scienze della Comunicazione alla Sapienza, ti ha proposto di collaborare con lui...
Sì, Stancati partecipò a un mio seminario e rimase talmente colpito che pensò che questo metodo potesse essere utile anche ai suoi studenti. Da allora tengo un laboratorio facoltativo all'interno del suo corso in Pianificazione dei media nella comunicazione d'impresa. Seguo gli studenti in qualità di tutor, li aiuto a preparare l'esame studiando con le mappe, e poi molti di loro mi chiedono di essere seguiti anche per la tesi.
E...
E i risultati sono davvero incredibili. La tesi è un vero prodotto di comunicazione, e quando gli studenti hanno la possibilità di esprimere il loro pensiero con le mappe, uscendo da una strttura lineare alfabetocentrica, riescono a sviluppare un pensiero critico nei confronti del testo di riferimento. Il testo è la voce di un autore che spiega un argomento, quello che io faccio è fargli metabolizzare i contenuti perché l'apprendimento sia realmente significativo.
Tecnicamente come viene fatta la tesi?
Partiamo da manuali, slide, materiali vari e gli studenti le trasformano in mappe ragionate. La tesi non è mai compilativo-teorica, perché usano il brainstorming, i colori, le immagini... E la discussione stessa sarà per mappe. Non è un esercizio mnemonico, perché lo scopo è confrontarsi col testo e ricostruire un percorso logico di cui siamo consapevoli. E' anche il modo migliore per ricordare a distanza di tempo. Certo non ho la bacchetta magica, non dico ai miei studenti che prepareranno l'esame in cinque giorni o la tesi in due settimane, ma gli propongo un percorso di apprendimento, di consapevolezza e di riconoscimento dei propri stili cognitivi: per qualcuno può essere uditivo, per altri visivo.
Ognuno ha il suo stile quindi...
Certo. Quello che è in gioco è proprio il coinvolgimento personale ed emotivo degli studenti.
Loro come rispondono al “tuo” metodo?
Sono soprattutto donne a seguire i miei laboratori. Sono molto aperte, curiose, disposte a mettersi in gioco e a investire su se stesse. Danno anche grandissima importanza alla tesi, perché si rendono conto che può essere un ottimo strumento, anche visivamente stimolante e curioso, da presentare a un'azienda o a chiunque ci si trovi di fronte per un colloquio. La tesi fatta con le mappe dimostra la creatività dello studente, l'intraprendenza, la flessibilità, l'autonomia, la capacità di cogliere al meglio gli aspetti importanti di un discorso e sintetizzarli in modo armonico e critico.
L'ultima persona che ti ha chiesto aiuto?
Una ragazza laureata in Psicologia che però lavora ai contenuti del sito web di un'azienda che fa calcestruzzo. Doveva scrivere di un nuovo prodotto, non sapeva nulla di calcestruzzo e non aveva idea di come fare. Abbiamo ragionato insieme, ed è riuscita ad organizzare al meglio dei contenuti tecnici che non le appartenavano.
Ecco qualche esempio di tesi fatta con le mappe...
Miriam Carraretto