Vincoli finanziari e vincoli di sviluppo alle migrazioni internazionali. Un approfondimento della migration hump
La critica accademica all’affermazione delle politiche cosiddette “development instead of migration” o “stay at home”, fondate sul presupposto di un legame linearmente inverso tra sviluppo dei paesi d’origine ed entità dei contingenti emigratori, si è sino ad oggi per lo più manifestata in studi che, sintetizzando lo sviluppo nella crescita economica, hanno analizzato empiricamente il rapporto tra incremento del PIL pro capite e mobilità in uscita, verificando l’esistenza di una relazione ad U inversa tra i due fenomeni, relazione per definire la quale Philip Martin nel 1993 conia il termine migration hump.
Muovendo da un approccio critico nei confronti della riducibilità del complesso fenomeno dello sviluppo al solo aspetto reddituale, l’elaborato si pone come obiettivo quello di approfondire ulteriormente l’indagine sul nesso sviluppo-migrazione internazionale. Attraverso un’analisi econometrica si tenta in via prioritaria di verificare l’ipotesi che lo Human Development Index (HDI) dell’UNDP, in quanto misura più comprensiva ed evoluta dello sviluppo, sia un miglior predittore dei movimenti migratori rispetto al reddito pro capite. In secondo luogo, si stima il ruolo aggiuntivo esercitato da altri fattori che vengono indicati dalla più recente letteratura di riferimento come possibili forze agenti a sostegno o a detrimento della propensione a migrare espressa da una determinata area. Infine si arricchiscono i modelli tradizionalmente imperniati sul PIL pro capite con l’introduzione di variabili che considerino l’aspetto distributivo, per testare se una maggiore iniquità nella distribuzione deprima l’effetto di una variazione del reddito sul valore dei tassi d’emigrazione. Lo studio quantitativo viene svolto su tre diversi campioni: il primo riguarda le emigrazioni da e verso 173 paesi del mondo, il secondo concerne le immigrazioni negli Stati Uniti, mentre il terzo si concentra sui flussi con origine extra-OCSE e diretti all’interno di quell’area. Lo scopo di questa distinzione è di valutare l’eventuale esistenza di peculiarità nel comportamento migratorio a seconda che si tratti di migrazione internazionale tout court, di migrazione verso un paese ricco e fortemente protetto a partire da aree appartenenti a tutte le fasce di benessere, oppure di migrazione cosiddetta Sud-Nord.
L’analisi condotta permette di concludere che l’Indice di Sviluppo Umano possiede, rispetto al reddito, una maggiore capacità esplicativa delle migrazioni internazionali, e in particolare di quelle dirette verso aree ad elevato benessere, verificando l’importanza di fattori quali l’istruzione e la salute nel potenziare le capabilities degli aspiranti migranti; dimostra, da un lato, il ruolo incentivante giocato dalle reti migratorie, dalle affinità culturali, da situazioni di instabilità politico-sociale e, dall’altro, l’effetto sostituzione tra commercio ed emigrazione; testimonia la rilevanza, seppur secondaria, della distribuzione nel rafforzare la pervasività dei vincoli di liquidità che si frappongono alla mobilità umana.
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Informazioni tesi
Autore: | Erica Picciolo |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Messina |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Manager delle istituzioni e dello sviluppo economico |
Relatore: | Guido Signorino |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 160 |
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