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Antonin Artaud: teatro, delirio e spazio scenico

Quanto c’è di spudorato nel voler fare a meno della letteratura pur continuando a scrivere? Perché gli spiriti più sensibili al destino dell’uomo hanno cercato quasi tutti di oltrepassare la dimensione prosaica della parola senza riuscirvi?
Cosa li ha costretti, cosa li ha ridotti alla propria coazione verbosa? E perché, una volta spintisi ai confini dell’espressione umana, non hanno più ritrovato se stessi se non in un deserto? Chissà?
Tanti in proposito gli interrogativi su questo genio, di questo uomo, su questo corpo d’attore.
Forse, come affermò la sorella di Artaud molto tempo dopo la sua morte, non è stato amato come avrebbe voluto. In cosa consiste allora il segreto di questo uomo che fino a oggi non può essere classificato in nessun scomparto, in nessun concetto, che non può essere rinchiuso in nessun-ismo?
Egli stesso dà notizia di se a questo modo:

Io, Antonin Artaud, nato il 4 settembre 1896 a Marsiglia, Rue du Jardin des Plantes 4, da un utero con cui non avevo niente da spartire e con il quale già prima non avevo niente da spartire, poiché non si conviene nascere da una copula, dopo nove mesi di masturbazione con una pellicola, una fulgida pellicola che, come dicono gli UPANISCHADI, deglutisce senza denti.
E io so di essere nato in altra maniera. ATTRAVERO LE MIE OPERE. Non da mia madre. E tuttavia mia madre mi volle avere comunque.
E vedete dalla mia vita cosa ne è venuto fuori [...] che non significa che io sia nato il 4 settembre 1896 a Marsiglia, come afferma il mio stato civile, bensì ricordo di essere passato una certa notte allo spuntar del giorno. Mi ricordo di aver compiuto da solo in quella notte la mia incarnazione, invece di averla ricevuta da un padre e da una madre. E FU UN BELLO SCANDALO, UN'INCARNAZIONE CLANDESTINA; FUORI LUOGO E SENZA PATRIA.

Lo psicoanalista corrente o qualunque altro strizzacervelli davanti a un simile testo diagnosticherebbe schizofrenia, mania di grandezza o depressiva.
Se si analizza il significato della parola "spostato", si entra inevitabilmente in una prospettiva spaziale. Si sposta una sedia, un tavolo, si porta l'oggetto in un altra posizione. Una persona dunque si sposta o viene spostata in altro luogo.
Dato che non rispetta determinate convenzioni, viene estromessa dall'ordine vigente. In questo senso Artaud è uno spostato.
Non si tratta di una malattia, bensì di un'infrazione, un'irregolarità. Numerosi medici hanno tentato di espellere questa irregolarità con gli elettrochoc.

Artaud vi si oppose in tal modo:

Io non so dove ho la testa. Non so se il mio pensare mi appartenga, non so cosa sia il cervello che richiama questo pensare.
CHI SONO/ DA DOVE VENGO/ SONO ANTONIN ARTAUD E SE LO DICO/ COME SONO CAPACE DI DIRLO/ ALLORA FRANTUMERETE SUBITO IL MIO CORPO/ E VEDRETE UN NUOVO CORPO RICOMPORSI IN DIECIMILA ASPETTI CONOSCIUTI/ POICHÉ NON RIUSCIRETE MAI A DIMENTICARMI.

I medici credevano in tal modo di poter purificare la sua poesia. Altri ritennero di poterlo classificare con l'etichetta SURREALISMO. Le etichette esistono per dare alle cose una designazione che forse esse non vogliono. Col concetto di Surrealismo si possono spiegare molte cose inspiegabili.
Tradotto letteralmente, il termine significa sopra-il-realismo. Il vocabolario Larousse lo definisce come un movimento letterario il cui obiettivo è l'espressione del puro pensiero, a prescindere da qualunque logica o precetto etico-morale. Artaud si defilò perfino da questo principio elevato a dogma.
La sua relazione col padre spirituale del Surrealismo André Breton (che avrebbe anche lui compiuto un secolo nel 1996) restò controversa fino alla morte.
Non appena un'idea letteraria o artistica diviene una scuola, si incammina a grandi passi verso la sua putrefazione. Artaud doveva averlo capito e perciò si è defilato da ogni movimento collettivo e coercitivo. Se in lui esiste un principio che si può cautamente formulare, questo è il principio della curiosità.
La brama della ricerca. Non doversi spiegare, non dover legittimare la propria esistenza, bensí rendersi riconoscibile, se necessario fino al punto di rendersi irriconoscibile. L'arte di Artaud consiste nel portare la luce in un disordine che viene definito genericamente anarchia. Si spinge al punto di affermare che la sua anarchia e il suo disordine intellettuale dipendono dall'anarchia di tutto il resto.
Se ci si spinge ancora più in là, intorno a noi tutto va oltre l'ordine autentico.
Nel suo lavoro Artaud urla e sospira, piange e stride contro tutto quel che si dà per naturale, pretendendo che il nostro ordine opera degli uomini sia invece dato per natura. Che studi in Messico la religione dei Tarahumara e ne descriva i costumi arcaici, o più tardi ricerchi in Irlanda le leggi dei Celti, Artaud segue il percorso inverso.

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BIOGRAFIA VITA E OPERE DI ARTAUD 1896-1920 - Dall’infanzia all’arrivo a Parigi Antoine-Marie-Joseph Artaud, detto Antonin, nasce a Marsiglia il 4 settembre 1896. È il primo di nove figli, di cui soltanto tre sopravviveranno e una sola, Marie-Ange, avrà eredi diretti. Il padre, Antoine-Roi, già capitano di lungo corso, gestisce una piccola compagnia di navigazione. La madre, Euphraise Nalpas, proviene da una famiglia di origini levantine stabilitasi a Smirne (già Izmir), in Anatolia, sul mar Egeo. I genitori sono cugini primi; le nonne, infatti, Marie e Catherine Chilé, sono sorelle. Catherine è morta di colera a Marsiglia nel 1894; sua sorella Marie, detta Mariette è venuta a Marsiglia da Smirne per assistere alla nascita del nipotino. Antonin trascorre l’infanzia tra la Provenza e Smirne, presso la nonna materna che chiama affettuosamente Nené, o Neneka. Sono pochi gli avvenimenti di questo periodo di cui si abbiano notizie relativamente certe. A quattro anni e mezzo, cadendo, avrebbe subito un forte trauma alla testa, cui sarebbe seguita, verso i cinque anni, una minaccia di meningite, con postumi di instabilità nervosa. Verso i sei anni, durante una vacanza a Smirne, avrebbe rischiato di annegare. 1

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Informazioni tesi

  Autore: Paolo Grasso
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2004-05
  Università: Accademia di Belle Arti
  Facoltà: Scenografia
  Corso: Scenografia
  Relatore: Paolo Ferruzzi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 182

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