L'utilizzo della simulazione nella formazione infermieristica
Nell’esigenza di investire sempre più in progetti di miglioramento della qualità educativa in Infermieristica e nelle professioni sanitarie per ciò che riguarda la formazione professionalizzante sia pre che post laurea, che continua, i sistemi di simulazione e i pazienti standardizzati lanciano una grande sfida innovativa di notevole rilievo.
"L'introduzione della simulazione nel processo di formazione degli operatori sanitari può migliorare la preparazione dei futuri infermieri?"
Nel tentativo di rispondere a questa domanda, è importante considerare il panorama attuale della formazione e pratica sanitaria in relazione agli errori clinici. Mi riferisco in particolare all'area dell'assistenza della fase acuta e alle pratiche sistematiche, organizzative e culturali prevalenti e ai comportamenti, esaminando allo stesso tempo i valori della simulazione e la sua applicazione sia nella formazione universitaria che post universitaria con l'obiettivo di migliorare i risultati sui pazienti, l'efficacia della formazione e l'efficienza dei costi.
L'approccio didattico per gli studenti di infermieristica basato sul modello dell’apprendistato è stato per molto tempo il metodo tradizionale per la formazione dei professionisti nel settore sanitario a livello universitario e ancora prima nei corsi regionali professionalizzanti. Questo processo è stato ironicamente soprannominato 'see one, do one, teach one.' [N.d.t. guarda, esegui, insegna].
Le istituzioni si stanno rendendo conto in generale che l'affidarsi a questo modello di formazione per creare Infermieri professionisti non è un metodo adeguato al ventunesimo secolo. Questo non significa che il modello dell'apprendistato dovrebbe diventare obsoleto, ha certamente molti valori inimitabili, non ultimo quello del mentore o tutor clinico all’interno di un ambiente di lavoro.
Tuttavia, altri metodi formativi quali ad esempio la simulazione possono offrire un supporto all'apprendistato, soprattutto per la preparazione alla “prima volta”.
Le facoltà di medicina utilizzano sempre di più la simulazione per l'apprendimento delle competenze di base, sebbene questa pratica non sia standardizzata a livello istituzionale e pertanto la possibilità di fruizione per gli studenti rimanga spesso casuale.
La simulazione nel contesto dei piani di studio per operatori sanitari è ancora agli albori, e dove esiste è dovuta in larga misura ad una minoranza di individui e gruppi professionali che hanno dedicato tempo e risorse ad esplorarne i metodi e i benefici.
Sull'onda dell'attuale incremento della consapevolezza pubblica sugli errori sanitari e di un cambiamento dell'opinione sia pubblica che professionale che sia inappropriato effettuare procedure e gestire eventi clinici per la prima volta su un paziente, si può imparare molto dalla lunga esperienza e forte uso della simulazione in settori non sanitari. E' interessante notare che questi settori: commerciale, aviazione, produzione di energia nucleare ed esercito (settori che hanno in comune con la sanità un rischio intrinseco), vengono largamente considerate organizzazioni improntate sulla sicurezza e con un'elevata affidabilità con sistemi integrati di salvaguardia e un tasso di fallimento molto basso, considerandone gli ovvi rischi.
Oggi i progressi e le innovazioni tecnologiche hanno fatto nascere possibilità nella formazione degli operatori sanitari finora non disponibili. Non ultimo fra questi progressi è il grado con cui i simulatori di pazienti possono replicare risposte fisiologiche realistiche ad un numero sempre maggiore di interventi clinici definiti. Gli istruttori possono creare, controllare e deviare da scenari clinici tramite software sofisticati e quindi ottimizzare le opportunità di formazione, ma forse l'elemento più importante è che la simulazione offre gli strumenti per stabilire uno standard per la cura dei pazienti coerente e universalmente concordato, in base al quale tutte le prestazioni possono essere misurate e standardizzate.
Nel mio elaborato è descritto quanto in sintesi, è documentato in letteratura sulle tecniche di apprendimento che si applicano nei contesti di formazione in infermieristica mediati dalla tecnologia e non. L’obiettivo di questo lavoro è quello di interrogarsi se gli ambienti simulati possono essere considerati luoghi creativi, di sapere “pratico” e, conseguentemente descrivere come avviene questo processo di creazione e sviluppo del sapere “pratico” nei contesti mediati dalla tecnologia.
Questa realtà è ormai presente da un decennio in molte sedi universitarie dei paesi anglosassoni, Australia e America del nord, mentre in Italia si compiono i primi passi verso l’utilizzo della metodologia della simulazione che, grazie alle evidenze scientifiche dimostrate dalla letteratura risulta essere molto efficace.
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Informazioni tesi
Autore: | Stefania Toso |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli studi di Genova |
Facoltà: | Medicina e Chirurgia |
Corso: | Infermieristica |
Relatore: | Loredana Sasso |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 84 |
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