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La Teoria dei giochi e i modelli oligopolistici applicati al mercato dei ''soft drink'': il caso Coca-Cola vs Pepsi.

La presente Tesi di Laurea affronta problematiche relative alla Teoria dei Giochi e all’Oligopolio. La scelta di analizzare questi temi è dipesa dalla loro sempre maggiore rilevanza e dalla pertinenza delle due metodologie nello spiegare gli equilibri concorrenziali in un’industria. Se, infatti, fino a poco tempo fa, i rapporti che si instaurano tra le imprese venivano studiati alla luce di una concezione atomistica, recentemente quest’ultima è stata considerata da molti superata e incompleta e, proprio per questi motivi, si è deciso di adottare criteri ad essa complementari, dedicando sempre maggiore attenzione all’analisi dell’interazione strategica tra i soggetti economici.
Gli strumenti che meglio si adattano ad affrontare l’argomento dell’interconnessione sono, senza alcun dubbio, la Teoria dei Giochi - sul piano metodologico - e i modelli oligopolistici. Tuttavia occorre sottolineare che i modelli considerati in questa Tesi sono estremamente semplificati rispetto ad un sistema economico complesso com’è quello reale, nel quale - per essere in grado di competere efficacemente - bisogna valutare anche molti altri fattori, quali ricerca, posizionamento, pubblicità.
L’importanza e la correttezza delle due metodologie analizzate sono avvalorate dal caso portato ad esempio nella parte finale della presente trattazione, ovvero la cola-war tra i due colossi del settore delle bibite analcoliche: Coca-Cola e Pepsi.
Dall’analisi si riscontra che i risultati teorici riconducibili alle supposizioni dei modelli, in particolare le ipotesi fatte da Farid Gasmi, Quang Vuong e Jean Jacques Laffont in merito ai prezzi medi praticati dalle due imprese dal 1968 al 1986, sono in realtà molto vicini a quelli poi effettivamente registrati nel periodo.
Questo rafforza ulteriormente la tesi secondo cui la Teoria dei Giochi e quella dell’Oligopolio sono strumenti utili al management aziendale per la comprensione dei fenomeni economici tipici di una realtà industriale.
La struttura della tesi è come segue. Nel capitolo 1 si analizza - nei suoi vari aspetti - la Teoria dei giochi, andando a toccare argomenti quali: cos’è, come si rappresenta e come si risolve un gioco. Lo sviluppo della Teoria e, in particolar modo, del concetto di Equilibrio di Nash, ha permesso l’applicazione del suddetto equilibrio per individuare i risultati dell’interazione tra le imprese, specialmente nei mercati oligopolistici. Per questo, nel capitolo 2 si esaminano dettagliatamente i
modelli di Cournot, Bertrand e Stackelberg, con una particolare attenzione riservata all’oligopolio con prodotti differenziati. Inoltre si confrontano le tre strutture oligopolistiche alla luce delle formulazioni cui siamo arrivati nel corso del capitolo.
Infine, nel capitolo 3, ci si concentra su un caso reale: la lotta concorrenziale tra Coca-Cola e Pepsi. Questa viene inquadrata utilizzando i concetti analizzati nei capp. 1 e 2, ovvero la Teoria dei Giochi, in particolare il dilemma del prigioniero, e l’oligopolio di Bertrand con prodotti differenziati.

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Capitolo 1. La Teoria dei Giochi 1.1 Note introduttive alla Teoria dei Giochi 1 La teoria dei giochi è lo strumento che meglio si presta per l’analisi delle situazioni d’ interazione strategica, ovvero quelle in cui l’utilità di un individuo non dipende solo dal proprio comportamento, ma anche dalle azioni compiute da altri soggetti. La teoria può essere applicata ad ogni contesto decisionale nel quale sono rilevanti la propria scelta e quella altrui, per questo è utilizzata in economia, psicologia, scienze politiche, strategie militari, ecc. La teoria dei giochi fu formalizzata per la prima volta nel 1944 2 da parte di un matematico, John von Neumann , e di un economista, Oskar Morgenstern . Von Neumann credeva nella superiorità della ragione e in una realtà esclusivamente razionale quale strumento per affrontare le situazioni del quotidiano. Le sue idee hanno dato origine ad un ramo della matematica che si propone di affrontare problemi decisionali, risolvere conflitti e dilemmi sociali. Questi studi furono ulteriormente sviluppati da Morgenstern, il quale approfondì l’analisi di alcuni tra i più importanti principi alla base della teoria dei giochi, in particolare l’esistenza di criteri comportamentali ottimali per i “giocatori” e la presenza di posizioni d’equilibrio, ovvero di combinazioni di scelte che forniscono risultati da cui gli agenti non sono più propensi a deviare. 1 MARIATERESA FIOCCA, “Teoria dei giochi e neuroeconomia” , Rivista della Scuola superiore dell'economia e delle finanze, Articoli , Gennaio 2010, http://rivista.ssef.it/site.php? page=20051028102807106 . 2 JOHN VON NEUMANN and OSKAR MORGENSTERN, Theory of Games and Economic Behavior , Princeton University Press, 1944. 1

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