Le nuove frontiere del turismo responsabile. Dalle associazioni ai tour operator.
E’ ormai divenuto luogo comune considerare il turismo dei giorni nostri come un fenomeno economicamente strategico. In Italia tutti potrebbero intraprendere una doppia attività avviando un Bed & Breakfast, molti già lo fanno. E soffermarsi ad analizzare le dimensioni ormai abnormi dei flussi turistici, o gli infiniti modi di viaggiare del terzo millennio, pare quasi lapalissiano. Eppure, dopo un’attenta lettura incrociata dei dati messi a disposizione della comunità internazionale, ci si accorge che non è tutto così scontato, che il “turismo globale industriale” è un’erma bifronte, e si scopre che il “viaggio” è un’arma potentissima in grado di stravolgere in un batter d’occhio, nel bene o nel male, equilibri sociali sedimentati nei secoli.
Le formule alchemiche del profitto spingono verso l’espansione incondizionata dell’offerta turistica, in risposta ad una società narcotizzata dal benessere. E la vacanza è benessere. Almeno lo è per il turista. Poco importa se fuori dalle mura dorate della “bolla ambientale”, costruita seguendo standard occidentali nel lembo di terra più esclusivo o cementificata all’interno di un fragile ecosistema, c’è una guerra civile o se i bambini accattonano tra i “golosi” rifiuti prodotti dai “graditi ospiti del villaggio turistico”. L’importante per l’industria dei viaggi è “coccolare” il turista, facendolo sentire anche a migliaia di chilometri di distanza a casa propria.
Ma i paradossi del turismo non sono solo questi. L’ottanta per cento dei flussi turistici riguarda i residenti dei venti paesi più ricchi del mondo, e sono le multinazionali a gestire la quasi totalità di tali flussi. Investono nei “paradisi” turistici costruendo strutture, le gestiscono con personale proprio, confezionano “pacchetti” e controllano i canali distributivi. Insomma, quello che viene a crearsi è un circolo economico virtuoso, o vizioso, dipende dal punto di vista: la spesa turistica proviene dai paesi del Nord del mondo e lì vi ritorna sotto forma di redditi per i “businnesman” del turismo. E le popolazioni autoctone? Quando va bene, possono consolarsi dei danni ambientali e sociali subiti, raccogliendo le briciole.
Posto dinanzi a tali problematiche, e fermamente convinto dell’inutilità di ogni forma di demonizzazione distruttiva del turismo, mi sono più volte chiesto se fosse possibile una strada diversa. Che sviluppasse le potenzialità positive del turismo, accantonando i riflessi negativi. Che superasse la mera proposizione, palesata da più parti, della necessità di un ripensamento dei modelli di sviluppo economico turistico in senso sostenibile. Un modello alternativo di turismo che abbandonasse la dimensione eterea della teoria, per fornire una risposta concreta, attraverso l’implementazione di strategie effettivamente realizzabili. Un nuovo modo di viaggiare che conciliasse l’etica della responsabilità con le necessità economiche di tutti gli attori coinvolti nei processi di produzione legati ai viaggi. Che considerasse il viaggiatore come una “persona” e non come un “pacco” da spostare tra gli emisferi del pianeta. E che rendesse le comunità locali veramente protagoniste dei processi produttivi, libere di decidere delle sorti del proprio territorio, e non mere comprimarie. Insomma mi sono più volte chiesto se fosse possibile un turismo che potremmo definire “democratico”, fatto da tutti per tutti.
La risposta a questi interrogativi l’ho trovata e si chiama Turismo Responsabile.
[...]Il lavoro, ufficialmente patrocinato dall'AITR, l'Associazione Italiana Turismo Responsabile, è diviso in sei capitoli e due appendici tematiche. Il primo capitolo è interamente dedicato all’analisi del turismo di massa nell’era post-moderna, dei suoi risvolti e degli impatti da esso provocati sulla ambiente, sulle culture, sulle società e sulle economie. Nel secondo presenteremo i concetti di “sviluppo sostenibile” e di “turismo sostenibile”, cosa comportano e quali soggetti coinvolgono, ricostruendo il percorso attraverso il quale si è giunti, a livello internazionale, alla definizione teorica di nuovi modelli di crescita economica, in sintonia con le necessità non solo delle generazioni presenti ma anche di quelle future. Con il terzo capitolo, intitolato “Il Turismo Responsabile”, si entra nel vivo del lavoro: che cos’è, come e quando nasce, cosa realmente comporta, chi coinvolge. L’analisi dettagliata del mercato italiano dei viaggi responsabili viene affrontata nel quarto capitolo, attraverso lo studio specifico della domanda e dell’offerta, e ripercorrendo le tappe che hanno condotto e stanno tuttora conducendo alla trasformazione delle associazioni che propongono viaggi responsabili in tour operator specializzati...
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Informazioni tesi
Autore: | Giovanni Ferrara |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Perugia |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia del Turismo |
Relatore: | Miriam Berretta |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 311 |
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