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Down these mean streets a man must go - Percorso attraverso i luoghi e le epoche nella New York di Martin Scorsese

Questo lavoro prende in esame i luoghi e le epoche della New York di Martin Scorsese, per delineare una mappa immaginaria della città cinematografica: tracciare una topografia dello spazio cinematografico significa esplorare una dimensione altra rispetto a quella della realtà fisica, e allo stesso tempo analizzare in che modo lo spazio immaginario è costruito a partire da quello reale.
Il primo capitolo, ‘New York città cinematografica’, si sofferma prevalentemente sulla natura del rapporto tra questa città e il cinema, tracciando un itinerario nella metropoli attraverso alcuni film – di registi americani e non – che hanno rappresentato, in modo talvolta inconsueto, New York.
Il secondo e il terzo capitolo articolano invece il percorso vero e proprio nella New York di Martin Scorsese, mettendo in luce le modalità della rappresentazione della città. I film analizzati sono, nell’ordine, i seguenti: Gangs of New York, The Age of Innocence, Mean Streets, After Hours, Raging Bull, GoodFellas, Bringing Out the Dead, Taxi Driver.
Il percorso è strutturato secondo una macro-suddivisione cronologica: il punto di partenza è la New York ottocentesca di Gangs of New York e The Age of Innocence, analizzati nel capitolo secondo: il confronto farà emergere la prima complessa mappa della città, sulla quale si stratificheranno tutte le altre - reali o immaginarie. Il capitolo si sofferma tra l’altro sulle modalità della ricostruzione storica di un mondo scomparso quasi del tutto, e sulla particolare attenzione di Scorsese alle tematiche legate alla divisione sociale e territoriale di New York nel XIX secolo.
Il terzo capitolo è un ‘Viaggio nella New York del XX secolo’. Questa parte, relativa alla rappresentazione della città moderna, è organizzata secondo una micro-suddivisione geografica, come fosse un vero tour della metropoli. Si traccerà una mappa divisa in zone diverse: Little Italy, Bronx, Brooklyn e Queens, SoHo, Hell’s Kitchen e il distretto di Times Square.

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6 Introduzione Si dovrebbe scrivere così: scrivere il sospetto, l’immaginario di una storia che aleggia sulla città, captare i rumori, i suoni, le musiche che cullano gli abitanti, indovinare cosa li trattiene in quel luogo piuttosto che in un altro, descrivere le combinazioni sotterranee, le interferenze insospettate, i bassifondi dietro ai cimiteri, fare il ritratto del sogno, perché ogni città ha il suo sogno particolare, qualcosa che le è proprio, che la definisce prima di nominarla, che la manifesta, la fa sentire e la proietta nell’universo intimo di ciascuno… (Tahar Ben Jelloun) 1 Nel 1972, all’età di trent’anni, Martin Scorsese aveva già girato tre cortometraggi, un documentario e due film, uno dei quali era una pellicola di exploitation realizzata per Roger Corman: Boxcar Bertha (America 1929: sterminateli senza pietà; 1972). John Cassavetes assistette ad una proiezione di quest’ultimo, e rimproverò a Scorsese di aver sprecato un intero anno della sua vita per realizzare un film che egli definiva senza mezzi termini ‘a piece of shit’. Cassavetes aveva intuito il grande talento del giovane regista, e lo esortò a trovare la propria strada realizzando un progetto personale cui tenesse davvero: fu così che Scorsese prese a rielaborare Season of the Witch, una sceneggiatura che aveva iniziato a scrivere qualche anno prima, basata su persone ed eventi della sua giovinezza a Little Italy. Il regista eliminò buona parte dei riferimenti religiosi che appesantivano la storia e trasformò il titolo in Mean Streets, ispirandosi alla frase “But down these mean 1 Tahar Ben Jelloun, L’Albergo dei Poveri, Einaudi, Torino, 2001, pag.14.

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Informazioni tesi

  Autore: Valeria Borsotti
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2002-03
  Università: Università degli Studi di Bergamo
  Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
  Corso: Lingue e Letterature Straniere
  Relatore: Stefano Ghislotti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 130

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