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Trent'anni dopo Basaglia. Disagio psichico e volontariato sociale

La scelta di affrontare la spinosa questione della malattia mentale, in relazione agli sviluppi della legge 180/78, è scaturita dalla mia personale esperienza presso un’associazione di volontariato impegnata nel recupero psico-sociale di disabili psichici.
I problemi dell’applicazione della legge 180 sono ben noti alla maggior parte della popolazione. La cronaca offre quasi quotidianamente spunti di riflessione in merito alle disfunzioni del sistema sanitario in materia di prevenzione, cura e riabilitazione della malattia mentale: non solamente casi di suicidi e omicidi da parte di interdetti mentali, ma anche comportamenti per nulla violenti, ma pur sempre devianti, scatenano sempre più spesso l’ira o quantomeno la curiosità dell’opinione pubblica.
L’idea di proporre un’esperienza personale nasce dalla convinzione, alla luce dei miglioramenti riscontrati in tutti i pazienti che in questi anni hanno frequentato l’associazione in questione, delle potenzialità dei malati psichici i quali, se messi nelle giuste condizioni, possono davvero trovare giovamento nella loro vita non solo come malati psichici ma anche come essere sociali.
Questo lavoro è dunque il frutto di un lavoro volontario che ha permesso a chi scrive di osservare una realtà difficile, quale è la disabilità mentale, da una prospettiva sicuramente privilegiata.

Le politiche sociali prima e dopo la Legge 328/2000, le politiche d'intervento attarverso i Piani Di Zona e la nascita del volontariato sociale.
Breve excursus sul concetto di Malattia Mentale e le proposte del dottor Basaglia.
Infine, presentazione della propria esperienza personale all'interno di un'associazione di volontariato impegnata nel recupero psico-sociale di soggetti affetti da disagio psichico.

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3 Introduzione La scelta di affrontare la spinosa questione della malattia mentale, in relazione agli sviluppi della legge 180/78, è scaturita dalla mia personale esperienza presso un’associazione di volontariato impegnata nel recupero psico-sociale di disabili psichici. I problemi dell’applicazione della legge 180 sono ben noti alla maggior parte della popolazione. La cronaca offre quasi quotidianamente spunti di riflessione in merito alle disfunzioni del sistema sanitario in materia di prevenzione, cura e riabilitazione della malattia mentale: non solamente casi di suicidi e omicidi da parte di interdetti mentali, ma anche comportamenti per nulla violenti, ma pur sempre devianti, scatenano sempre più spesso l’ira o quantomeno la curiosità dell’opinione pubblica. I comportamenti devianti, in particolar modo quelli riconducibili a cause di origini mentali, non passano certo inosservati, soprattutto nelle piccole comunità. L’idea di proporre un’esperienza personale nasce dalla convinzione, alla luce dei miglioramenti riscontrati in tutti i pazienti che in questi anni hanno frequentato l’associazione in questione, delle potenzialità dei malati psichici i quali, se messi nelle giuste condizioni, possono davvero trovare giovamento nella loro vita non solo come malati psichici ma anche come essere sociali. Senza la riforma apportata dalla legge 180, probabilmente tutti gli utenti accolti dalle strutture di volontariato sarebbero ora chiusi in un manicomio e i progressi conquistati nel corso della loro vita non sarebbero mai avvenuti. Questo lavoro è dunque il frutto di un lavoro volontario che ha permesso a chi scrive di osservare una realtà difficile, quale è la disabilità mentale, da una prospettiva sicuramente privilegiata. Nel primo capitolo si analizza il ruolo del volontariato nell’ambito delle politiche sociali italiane dall’Ottocento ad oggi. Si ripercorrono brevemente i vari passaggi che hanno portato l’Italia liberale, nella quale le politiche sociali si limitavano all’attività filantropica di uomini facoltosi, a diventare un moderno Stato civile. Si è analizzato il ruolo fondamentale che le Opere Pie e le Società di Mutuo Soccorso hanno avuto in questo processo nonché la rivoluzione socio-politica apportata dall’assicurazione

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