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Il concetto di parlamentarismo nella teoria dello Stato kelseniana: la difesa della democrazia negli scritti politici 1920-1933

Questa tesi analizza le teorie politiche del più grande giurista del Novecento: Hans Kelsen. Ho voluto analizzare le opere di quello che viene definito il 'primo' Kelsen, il Kelsen del periodo europeo, che insegnerà a Vienna fino al 1930, in seguito a Colonia fino al 1933, e poi partirà per gli Stati Uniti a causa dell'avvento del totalitarismo nazista in Germania. E' interessante notare come tutte le democrazie occidentali di oggi siano fondate sui principi 'liberaldemocratici' del pensiero politico di Kelsen. Le sue idee democratiche sono da lui stesso definite 'liberali di sinistra'; infatti l'autore ha una visione realista della politica, ma non vede alternative al sistema parlamentare liberaldemocratico. Kelsen fu più volte attaccato ideologicamente con polemiche provenienti dalla destra weimariana (Schmitt, Smend) e dalla sinistra marxista dei cosiddetti 'austromarxisti' (Bauer, Adler, Renner); le critiche che venivano mosse erano sulla sua idea 'formalistica' e 'proceduralistica' della democrazia, dunque un'ideologia borghese della vita politica tra le due guerre; da destra si alzavano istanze per una 'democrazia plebiscitaria', da sinistra per una 'democrazia sociale'; tutte e due erano voci altamente critiche del ruolo del Parlamento, definito da Kelsen 'camera di compensazione dei conflitti sociali'; la sua dunque è una dottrina politica liberaldemocratica controcorrente nel periodo del primo dopoguerra attraversato da movimenti irrazionali ed autocratici, che dunque difende il ruolo del dialogo e della tolleranza, e dunque la centralità del Parlamento nella moderna società di massa.

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60 Capitolo II La difesa della democrazia liberale in Kelsen attraverso il parlamentarismo della Repubblica di Weimar 2.1 La polemica contro la democrazia parlamentare nella dottrina politica tra le due guerre ed il crollo della Repubblica di Weimar Nel periodo giugno-settembre 1917, Lenin accentuò la sua polemica contro la ‘democrazia borghese’ e contro la ‘repubblica democratica’, inneggiando alla ‘democrazia rivoluzionaria’, profondamente diversa dalla ‘democrazia riformista’: la democrazia rivoluzionaria non poteva accordarsi con i capitalisti. 1 La ‘democrazia piccolo borghese’, che si accontentava della spartizione del potere tra liberali e socialisti, era completamente differente dalla ‘democrazia proletaria’ contraria alla politica di conciliazione. 2 La messa a punto sulla ‘democrazia marxista’ venne fatta da Lenin nel testo Stato e rivoluzione, scritto nell’agosto-settembre 1917, e pubblicato all’inizio del 1918, per smascherare i ‘socialisti opportunisti’, i ‘socialsciovinisti’, i socialdemocratici. 3 Nell’agosto del 1918 uscì l’opuscolo del ‘rinnegato’ Kautsky, La dittatura del proletariato: secondo le osservazioni critiche contenute in questo testo bisognava distinguere tra ‘classe’ e ‘partiti’. Infatti la classe comanda, ma i partiti governano; e come nell’ambito del mondo borghese i liberali ed i conservatori rappresentavano come partito gli interessi della stessa classe, era da pensare che nell’ambito del mondo proletario i partiti socialisti avrebbero rappresentato gli interessi dell’intera classe operaia. 4 La risposta di Lenin fu che egli parlava come un liberale, e non come un marxista. E così questi socialisti hanno sottoposto il pensiero di Marx ad un ‘trattamento’, in modo da renderlo accettabile alla borghesia; i pubblicisti ‘piccolo- borghesi’ pensano al sistema politico parlamentare per operare la conciliazione, sostenendo che il suffragio universale esprime realmente la volontà della maggioranza ed assicura la realizzazione della democrazia; invece per Lenin il suffragio universale è uno strumento di dominio della borghesia; bisogna abbattere la macchina dello Stato 1 Cfr. V.I. Lenin, Opere, vol. XXV, Editori riuniti, Roma, 1967, pp. 11-20 2 Op.cit., p. 122 3 V. V.I. Lenin, Stato e rivoluzione, Newton Compton, Roma, 1974 4 V. K. Kautsky, Die Proletarische Revolution und ihr Programm, J.H.W. Dietz Nachf., Berlin und Stuttgart, 1922

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