Stato e discorso securitario

4 Stato e discorso securitario Introduzione Chi è pronto a dare via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza. Benjamin Franklin, 1755 Il mondo in cui viviamo è sicuro? Lo è più o meno di ieri? Quali sono le minacce alla nostra incolumità che dovremmo temere? È a partire da questi quesiti che si sviluppa questo elaborato: quesiti che risaltano con prepotenza nel dibattito pubblico contemporaneo. Sicurezza è un termine che non manca mai nei titoli di giornale, nelle agende dei politici e soprattutto nei discorsi che questi usano per giustificare i loro provvedimenti. È in particolare su quest ultimo punto, sul discorso, che si ritiene importante concentrarsi per comprendere la natura di questa preoccupazione post-moderna. Il discorso come costruttore della realtà sociale e nostra interpretazione di essa, in cui i termini mutano il loro significato da dizionario e non possono essere compresi al di fuori del discorso stesso da cui vengono usati. Da qui, mantenendo fede ai precetti basilari della sociolinguistica, si porrà attenzione al contesto in cui i discorsi vengono prodotti e recepiti. Il contesto è la matrice fondamentale attraverso cui poter interpretare i fenomeni discorsivi. In questo caso, si cercheranno non tanto collegamenti deterministici tra certi eventi e la loro interpretazione, come fa una certa mal interpretata teoria marxiana che disegna un percorso unidirezionale dalla struttura alla sovrastruttura. Bensì si andrà verso le condizioni esterne di possibilità del discorso (Foucault 1971), cioè si andrà ad analizzare quel terreno composto da fatti diversi e potenzialmente scollegati che in un determinato momento storico fanno germogliare certi tipi di discorsi. Del dono umano della parola viene quindi messo in luce il suo duplice aspetto di costruttore e interprete della realtà, in un processo circolare e continuo.