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In media stat Europa: televisione e identità europea nell'era della globalizzazione. Prospettive e limiti di una Tv europea.

La definizione di un'ipotesi di progetto per la costruzione di una televisione europea tiene a fondamento strutturale l’esame, in una prospettiva storica, dei processi di sviluppo dell’unificazione europea da un lato, dall’altro l’esperienza televisiva delle realtà statuali europee (Gran Bretagna, Germania, Francia ed Italia in particolare). L’intreccio funzionale e l’evoluzione verso una dimensione sovranazionale di questi due percorsi, che hanno alle spalle lunghi periodi di separatezze, sembra convalidare in modo convincente l’ipotesi progettuale di una televisione europea. A sua volta tale iniziativa può - per una serie ampia di motivi - generare accelerazioni e qualificazione nel processo di unificazione europea: la Tv è fattore di promozione di una coscienza comunitaria allo stesso modo in cui ha favorito in molteplici realtà processi di effettiva unificazione nazionale, superando separatezze e definendo identità comuni progressivamente condivise. La televisione europea quindi come prodotto e motore, allo stesso tempo, di innovazioni diffuse nella cultura e nella mentalità ma anche nelle tecnologie, nelle infrastrutture, nei modelli organizzativi.
Costruzione europea e televisione europea trovano legittimazione non come obiettivi finali - in certo modo autoreferenti - ma, nella fase attuale, come punto di passaggio qualificato verso orizzonti planetari della comunicazione e dei rapporti tra i popoli, verso l’affermarsi della società dell’informazione. Le trasformazioni tecnologiche e dei mercati, il cammino della ricerca, la crescita culturale, sono talmente rapide (seppur a volte contraddittorie e confuse) che il cammino verso la globalità e la parallela ridefinizione del locale si affermano quotidianamente, possono essere rallentati o deviati, ma non fermati né evitati. L’idea stessa di Stato nazionale, che per secoli ha organizzato gli spazi territoriali ed identitari, è oggetto di discussione. La Tv, come elemento fondante della modernità, non può non risentire di questo processo, non può non accompagnarlo promuovendolo.
Il punto successivo e derivato è: quale modello per una televisione europea dotata di senso e ruolo? Come collegarsi al mercato (globale) della comunicazione, come competere con emittenti nazionali senza stravolgerne ruolo e funzioni, come svolgere la missione assegnata senza vivere di sole contribuzioni pubbliche? La risposta non contempla semplificazioni né modelli predefiniti, attiene, al contrario, alla complessità ed all’area della sperimentazione. Ma, poiché la televisione europea si pone quale Tv di nuova concezione e presenza, e non semplice fotocopia ingrandita a livello continentale delle televisioni nazionali, essa necessita di un progetto solido e condiviso. A tal proposito si attribuisce ovviamente un ruolo fondamentale, promotore e garante, delle istituzioni comunitarie (sebbene non si ipotizzi un modello di televisione diretta emanazione del governo comunitario). Del resto fondamentale è stato fin qui tale ruolo espresso sia attraverso il finanziamento di programmi specifici che nel lavoro di armonizzazione delle legislazioni nazionali.
Obiettivo di medio termine è quello di passare dal tempo delle televisioni europee a quello della televisione europea, non sostitutiva, bensì complementare alle televisioni nazionali e capace di avere una sua identità specifica. Il problema non è quello di ampliare l’area commerciale e di scambio o l’audience delle reti nazionali, ma di costruire un’unità organizzativa e produttiva strutturalmente sovranazionale. La scelta delle tecnologie e dei modelli produttivi, i processi di formazione dei quadri e dei giornalisti, la composizione dei primi organismi di gestione e produzione, la costruzione del palinsesto (preferibilmente monotematico e multigenere), la vocazione multirazziale e multiculturale (rapportata all’identità europea necessariamente aperta, inclusiva e differenzialista), saranno riferimenti progettuali fondamentali. Al contempo non sarà secondario il problema relativo alla definizione delle “regole”, dei controlli e delle garanzie, rispetto alle quali l’esperienza diffusa indica la necessità di una definizione previa.

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4 INTRODUZIONE L’Europa e la Tv sono in questi anni testimoni ed attori di un medesimo irreversibile processo: il superamento della dimensione nazionale in favore di quella sovranazionale. Alla base di questa trasformazione vi sono ragioni economiche, politiche e soprattutto tecnologiche. Nel sottolineare l’impatto delle nuove tecnologie sui cambiamenti socio-culturali in corso si vuole però evitare ogni tentazione di determinismo tecnologico, perché ciò di cui si parlerà non è semplicemente “una ‘rivoluzione delle comunicazioni’ che oltrepassa frontiere nazionali e comporta pertanto un nuovo ordine europeo dei media, come molti vorrebbero farci credere. Si tratta piuttosto del processo di cambiamento che l’Europa attraversa e dentro cui industria televisiva e cultura sono, in un certo senso, intrappolate.” 1 I mass media, la televisione in particolare, giocheranno comunque un ruolo nel modellare questo cambiamento e ne saranno a loro volta modellati. Si configurano infatti nuovi spazi audiovisivi ed è interessante capire quali possibilità ci offrono e quali problemi fanno emergere. Ma non si può parlare di televisione e tanto meno di televisione europea come di un’entità astratta ed isolata dal luogo e dal tempo in cui opera. “Per capire ciò che accade alla televisione - ricordano K. Robins e A. Torchi - occorre comprendere le dinamiche della globalizzazione che modellano i territori economici e culturali, e 1 K. Robins e A. Torchi, Geografia dei media, Bologna, Baskerville, 1993, p.7.

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