Il giornalismo partecipativo come bene comune: modelli e figure professionali
Partendo dalla descrizione della società digitale, delle pratiche dei beni comuni e delle possibilità di una cultura libera dai vincoli proprietari all’interno della Rete, tenterò di tracciare una linea continua con il ruolo fondamentale che l’utenza ha nella costruzione di senso, nella condivisione della cultura e nell’informazione giornalistica in mutamento.
Il giornalismo, che è costretto a ridefinire la propria funzione, sotto la spinta dei cittadini che pretendono partecipazione, è una delle professioni più coinvolte nel cambiamento tecnologico, culturale e sociale che la digitalizzazione porta con sé.
Fonti, giornalisti e pubblico diventano parte integrante dello stesso ecosistema, ugualmente rappresentati a ricevere e pubblicare informazioni, perché l’evoluzione del contesto e delle abilità dei destinatari è molto più rapida e meno controllabile che in passato.
In più esaminare le nuove figure professionali che nascono e si sviluppano all’interno del circuito dell’informazione e come le grandi testate e i grandi network provano a reagire e o a collaborare con esse.
Quali costi, in termini economici e sociali, dovranno sostenere i grandi network e quali gli oneri che le nuove esperienze partecipative affrontano per continuare ad emergere nel circuito mediale?
Infine, analizzando due esperienze concrete (Napoli Monitor e Benevento Città Racconta) di citizen journalism, spiegare come queste realtà lavorano effettivamente sul campo.
Ciò che è certo è che le dinamiche economiche e sociali che verranno descritte, ma anche la stessa vita democratica, sono già mutate dall’emergere di un nuovo spazio pubblico in cui i media mainstream e l’informazione orizzontale sono in competizione.
Manuel Castells sulla sfida in atto è chiaro: “lo spazio pubblico viene definito soprattutto nello spazio della comunicazione; ma si caratterizza quale ambito sempre più contrastato, in quanto esprime una nuova fase storica che vede il fiorire di un nuovo modello di società attraverso conflitti, battaglie, dolore e spesso violenza (come tutti quelli che l’hanno preceduto) ”.
Dunque nuove istituzioni vedranno, col tempo, un pieno sviluppo, e creeranno un nuovo modello di spazio pubblico, a noi tuttora ignoto. Sicuramente si può rilevare il tentativo, da parte dei detentori del potere, di riaffermare il proprio dominio sull’universo della comunicazione, a seguito del riconoscimento della sempre minore capacità, da parte delle istituzioni, di recepire progetti e istanze dei cittadini di tutto il mondo.
Un tentativo di fissare nuove forme di dominio che si avvale principalmente dei mass media. D’altro canto, le élite dominanti si vedono sfidate da movimenti sociali, progetti di autonomia individuale e politiche insurrezionali che trovano un ambiente di gran lunga più favorevole nel già citato emergente universo della mass self-communication.
In siffatte circostanze, ciò cui si assiste è una nuova fase di costruzione del potere nello spazio di comunicazione, a seguito della comprensione, da parte dei detentori del potere, dell’esigenza di raccogliere la sfida lanciata dai network di comunicazione orizzontale.
Ancora Castells su questo punto può aiutarci a comprendere il cambiamento sostanziale, che c’è stato e ci sarà, delle dinamiche di diffusione, gestione e produzione dell’informazione e della comunicazione: “come in fasi storiche precedenti, lo spazio pubblico emergente, fondato sulla comunicazione, non è predeterminato, nella sua forma, da alcun tipo di vincolo storico o necessità tecnologica. Al contrario, rispecchierà l’esito di un nuovo episodio nella più antica battaglia dell’umanità: quella per la nostra libertà di pensiero ”.
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Informazioni tesi
Autore: | Fabio Marcarelli |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Sociologia |
Corso: | Comunicazione pubblica, sociale e politica |
Relatore: | Enrico Rebeggiani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 94 |
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