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Il documentario: la costruzione sociale di un genere cinematografico

Il saggio è un tentativo di definire il genere documentario in opposizione alla fiction. Le basi di questa definizione vengono analizzate nelle caratteristiche ontologiche (formali, relative al mezzo filmico stesso) e sociali (relative alla relazione tra Realizzatore e Spettatore) sottolineando come quest'ultime siano fondamentali nella definizione del genere.

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4 1. Introduzione “I confini tra documentario e fiction sono più labili di quanto non faccia comodo ammettere […]; è ampiamente riscontrato come l’aspirazione limite del film di fiction sia quella di darsi al suo spettatore come realtà” 1 . È a partire da queste asserzioni che è possibile intraprendere un discorso sul documentario. L’idea di base dalla quale parto, condivisa da buona parte della critica cinematografica, è che non sia possibile sostenere un’autonomia del documentario come genere solo in base a caratteristiche ontologiche, inscritte, per così dire, nel mezzo filmico ma sia indispensabile fare riferimento a caratteristiche “sociali”, fondate su un particolare rapporto sociale tra il Realizzatore (qui inteso in senso lato con colui che produce materialmente la pellicola, quindi anche il regista) e lo Spettatore. In altri termini la distinzione relativa al genere tra film documentario e film di fiction, se esiste, non è così facile come un’osservazione superficiale potrebbe far pensare. Cercherò, dunque, di sottolineare gli aspetti fondamentali di questa relazione sociale tra Realizzatore e Produttore per cercare di comprendere dove nasca la definizione di documentario e che peso abbiano le caratteristiche cinematografiche e quelle sociali, analizzandole una a una. In altri termini, l’obiettivo generale è quello di sottolineare gli aspetti salienti – il processo – della costruzione sociale del genere documentario. Per fare questo mi concentrerò su alcuni aspetti del documentario che riterrò importanti a partire dalla sua storia – senza l’analisi della genesi e dell’evoluzione di un genere è impossibile comprenderne tutte le implicazioni – e del dibattito critico nato attorno ad esso. Inoltre mi servirò di contributi della storia e critica del cinema e della semiologia del cinema per giungere a considerazioni di stampo sociologico. Inoltre il saggio sarà corredato da un’analisi dei dati sul box office per sottolineare il successo commerciale che ha avuto il genere documentario all’interno del mercato statunitense e come questo successo sia collegato con il rinnovato dibattito critico che si sta svolgendo in Europa sul futuro del documentario ora che sta uscendo dal ghetto televisivo, nel quale era stato relegato verso gli anni ’70, per riconquistare le sale cinematografiche. In questi nuovi fermenti culturali, l’Italia, assieme agli altri paesi dell’area mediterranea, si trova ancora una volta in una posizione di retroguardia con una scarsissima produzione e una ancora minore distribuzione nelle sale e nei circuiti 1 R. Nepoti, Storia del documentario, Patron, Bologna, 1988, pp. 11-12

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