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Così lontani, così vicini. La post-televisione nell'era dei social media: teorie, scenari, pubblici

L'obiettivo di questo lavoro di ricerca è stato quello di provare a dare un senso a uno scenario che va sempre più verso la convergenza mediale, fotografando lo stato dell’arte in cui versa la televisione nell’epoca digitale e l'emergere di nuove pratiche e forme di visione che scaturiscono dall’avvento dei Social Media e dalla cosiddetta Social TV. Difatti, uno dei cambiamenti più rilevanti sembra aver toccato i processi di costruzione del flusso televisivo: un risolutivo riequilibrio nei rapporti di potere tra reti e pubblici e una radicale trasformazione delle pratiche di visione della tv che, da tendenzialmente omogenee, diventano sempre più individuali e frammentate. La ricca diffusione dei nuovi canali digitali, il consolidamento della televisione satellitare, ma anche l’esplosione dei contenuti on demand, hanno esortato il mercato dei player, ad esercitare soluzioni ibride di arricchimento e integrazione dell’offerta televisiva, facendo appello alle potenzialità date dal Web. Le reti televisive – presa consapevolezza della rideterminazione del medium – accostano e integrano all’offerta e alle strategie di palinsesto tipiche della tv generalista nuovi modelli e strategie di business.

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  Introduzione Dove guardavamo, dove stiamo guardando «La chiave per il futuro della televisione è smettere di pensare ad essa in termini di televisione. Sarà un grande vantaggio per la tv se la si penserà in termini di bit» (Negroponte 1995: 43). Così Nicholas Negroponte – noto per i suoi toni “estremisti” – già a metà degli anni Novanta anticipava quello che da lì a poco sarebbe stato lo scenario in cui s’inserisce oggi il mezzo televisivo. Da oltre un decennio in tutto il mondo, è comune denominatore studiare la televisione, con l’ambizione di voler identificare le avvisaglie del suo processo di cambiamento (Spigel, Olsoon 2004; Turner, Tay 2009; Scaglioni 2011). Professionisti, studiosi e critici s’interrogano se la televisione stia finalmente uscendo da un’epoca – che l’ha vista primeggiare per oltre mezzo secolo nell’industria mediale – pronta ad allacciare legami e stringere connessioni con altre forme, linguaggi e pratiche sociali. Dopo tutto: «se il termine televisione si attribuisce a tecnologie, logiche industriali, politiche governative e a pratiche di visione che erano legate al medium nella sua dimensione classica di servizio pubblico – caratterizzata dalla presenza di pochi network – sembra che stiamo entrando in una nuova fase della televisione, la fase che viene dopo la televisione» (Spigel – Olsoon 2004: 2 corsivo nostro). Parlare di una “televisione dopo la televisione” mi pare però riduttivo, poiché l’accezione dell’espressione stessa, sottintende a una molteplicità di possibili scenari del mezzo televisivo – sia tecnologici sia fruitivi – che tuttavia non rimettono in discussione il “nome della cosa”. Studiare oggi la televisione, suggerisce – per la prima volta nella

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