La separazione dei coniugi manente vinculo
L'argomento affrontato all'interno della presente trattazione è un istituto tipico del diritto canonico: la separazione dei coniugi con permanenza del vincolo.
Si tratta di una creazione del diritto medievale che nel corso dei secoli ha subìto poche trasformazioni ma che non ha mai cessato di svolgere la sua funzione originaria: impedimento alla frattura della famiglia ed al riconoscimento del divorzio nel diritto canonico e, contemporaneamente, «via di fuga» in quelle situazioni familiari difficili e, talvolta, pericolose.
Il presente lavoro si sviluppa partendo dall'analisi storica dell'istituto fino ad arrivare alla normativa attuale (contenuta nei can. 1151-1155 del codice del 1983), concludendosi con un richiamo all'aspetto processuale.
Il costante parallelismo con l'analogo istituto civilistico (che attraversa tutto il lavoro, costituendone il filo conduttore), è volutamente insistente per consentire al lettore il confronto con la normativa statale ed una più chiara comprensione delle peculiarità proprie della separazione canonica.
Questo inoltre, ben evidenzia la diversa natura e funzione dell'istituto nei due sistemi normativi: strumentale alla riconciliazione nella visione canonica, segmento temporale in attesa della sentenza di divorzio per la legislazione civile.
Questa comparazione, a nostro avviso, è tutt'altro che trascurabile proprio in relazione ai rapporti tra le due legislazioni che, nel tempo, hanno attraversato fasi alterne (conflitti si sono avvicendati a momenti di maggiore o minore collaborazione e dialogo).
Ci siamo soffermati quindi, sulle cause di separazione con una riflessione particolare in ordine alla causa principale: l'adulterio.
In particolare, abbiamo analizzato i termini normativi e le implicazioni che derivano (rectius: che potrebbero derivare) da un'applicazione rigorosa e “poco pastorale”.
La trattazione, infatti, non poteva ignorare il lato meno giuridico della questione ma (considerando l'animus e la ratio di tutta la normativa canonica) non meno importante, quello cioè pastorale e psicologico.
Si tratta, a nostro avviso, di due aspetti da cui non si può prescindere in virtù della natura di tali norme e dei rispettivi destinatari (fedeli/cittadini).
Proprio questa dualità ci ha consentito di analizzare il dato testuale nel tentativo di coordinarlo con l'aspetto precipuamente pastorale, senza tuttavia perdere di vista la dimensione giuridica.
Riteniamo, infatti, che la complessità del contesto sociale non possa essere ignorata dal legislatore canonico.
Una maggiore elasticità normativa (e non solo!), è inevitabile, non potendosi prescindere dalle mutate esigenze e circostanze in cui la norma canonica dev'essere applicata.
La «norma aperta», infine, contenuta nel can. 1153, ha costituito un ulteriore spunto di riflessione soprattutto in relazione alla sua affinità con il disposto dell'art. 151 c.c.
La sua formulazione, a nostro modo di vedere, lascia ampia discrezionalità sia al giudice sia alle parti, nell'individuazione delle (nuove ed ulteriori) cause di separazione.
Riteniamo infine che, in tema di separazione si debba operare su due fronti: da un lato mantenere, dall'altro abbandonare.
Mantenere le funzioni originarie dell'istituto; abbandonare lo spirito obsoleto con cui si guarda per dargli nuovo slancio e nuovo vigore.
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Informazioni tesi
Autore: | Miryam Simonetta |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Palermo |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Salvatore Bordonali |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 303 |
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FAQ
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