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La Comunicazione Interculturale: le difficoltà dell’interprete di trattativa tra prossemica e cinesica

L’argomento principale della tesi è la comunicazione interculturale e più nello specifico il ruolo dell’interprete di trattativa che mette a confronto due individui di lingua e cultura diversa. Per CI si intende far combaciare la propria cultura con un’altra, cercando di rispettare le norme comportamentali di quel paese e non lasciandosi influenzare da stereotipi e pregiudizi. Inoltre, bisogna possedere la competenza comunicativa, cioè sapere quando parlare, quando tacere, a chi rivolgersi e in quale modo. Questo concetto è stato definito da Dell Hymes, un antropologo statunitense, nel 1966. Questo tipo di competenza può essere applicata anche con persone di diversa cultura. Nell’immaginario comune ciò che si pensi ostacoli la comunicazione tra persone di paesi diversi è solo la lingua, senza considerare l’importanza della comunicazione non verbale, specialmente nelle relazioni faccia a faccia come nel caso dell’interprete di trattativa che dovendo mettere in relazione due individui di lingua e cultura diverse deve avere delle conoscenze tali da permettere agli interlocutori di non incappare in “incidenti interculturali”. L’interpretazione di trattativa è la più antica forma di interpretazione e si svolge in contesti dialogici, cioè dove c’è la presenza di due interlocutori e dell’interprete che media tra i due. Il primo aspetto che si coglie di una lingua è quello fonologico. Il suono emesso dal parlante fa intuire non solo il registro linguistico e quindi se si tratta di una conversazione formale, informale, di un comando, ma anche qualche aspetto del suo carattere. Questa attività presenta molte difficoltà dal punto di vista della comunicazione non-verbale. Il primo di questi problemi potrebbe essere la vicinanza fisica e quindi i gesti e la postura da utilizzare. L’elemento fondamentale della trattativa è il dialogo, qui il ruolo dell’interprete è fondamentale. Molte volte il ruolo è reso più facile se ci si trova a dover mediare in un dialogo simmetrico, cioè dove entrambi gli interlocutori hanno lo stesso status sociale e quindi sono a conoscenza della microlingua dell’argomento motivo dell’incontro. Mentre il dialogo asimmetrico pone l’interprete di fronte a due persone di diverso status sociale e qui anche alcuni simboli, come vestiario o oggetti possono causare delle incomprensioni. Da un punto di vista cinesico, cioè la cinesica è la scienza che studia il linguaggio del corpo e il termine è stato coniato dall’antropologo Birdwhistell. Attraverso la nostra mimica facciale, ad esempio, esprimiamo il nostro assenso o dissenso. Ma nelle culture del nord Europa ci si aspetta che queste espressioni siano controllate e ancor di più per i buddhisti le proprie emozioni vanno celate completamente. È in casi come questi che è importante che l’interprete sia dotato di competenza comunicativa interculturale e anche di una certa sensibilità interculturale. Anche il nostro corpo comunica attraverso il cosiddetto body language. La prossemica studia il comportamento e lo spazio e le distanze all’interno di un’interazione tra due o più individui. Il termine pare sia stato coniato dall’antropologo Edward T. Hall nel 1963. Hall a suddiviso così le varie distanze: Distanza intima: da 0 a 45 cm; Distanza personale: da 45 a 120 cm, per l'interazione tra amici; Distanza sociale da 1 a 3 m, per la comunicazione tra conoscenti o il rapporto insegnante-allievo; Distanza pubblica dai 3 m, per le pubbliche relazioni. L’interprete deve avere la capacità non solo di trasferire il messaggio in modo corretto e quasi con lo stesso tono di voce dall’interlocutore A all’interlocutore B ma, deve essere anche in grado di cogliere il meta-messaggio, cioè quella parte implicita del discorso che riguarda il modo in cui il messaggio deve essere interpretato. È attraverso il meta-messaggio che capiamo il tono dell’interlocutore, il tipo di dialogo che si vuole instaurare, se in alcuni casi si tratta di una battuta umoristica, se invece si tratta di un discorso serio e così via. I problemi interculturali che potrebbero insorgere devono essere gestiti dall’interprete, che, appunto, deve essere non solo un conoscitore della lingua (sintassi e lessico) ma anche della cultura dei suoi interlocutori o meglio del suo interlocutore perché, in generale, l’interprete proviene dallo stesso paese di uno dei due interlocutori. Il fattore interculturale è uno dei fattori molto spesso dimenticati durante le interazioni in cui sono presenti due o più interlocutori di lingua e cultura diverse. Come abbiamo visto durante il corso della trattazione, vi sono vari aspetti, uno puramente comunicativo e di differenze linguistiche e semantiche e un aspetto teorico. Inoltre, va considerato l’aspetto relativo alla fisicità e cioè i fattori come prossemica e cinesica durante l’interpretazione di trattativa.

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1 Introduzione “La tendenza a giudicare gli altri è la più grande barriera alla comunicazione e alla comprensione”. (Carl Rogers) Ho sempre provato a capire se per comunicare bastasse la semplice interazione tra due individui, e se si trattasse di individui di paesi, nazionalità e lingue diversi se bastasse solo conoscere la lingua. Nel corso dei miei studi, grazie ad alcuni esempi emersi durante le lezioni, mi ha affascinato molto conoscere il modo di comunicare, non solo attraverso la lingua ma anche attraverso le varie sfumature tipiche di ogni cultura. Conoscere l’idioma non implica automaticamente conoscere la civiltà, la cultura e le caratteristiche del paese in cui lo si parla. Ci sono tanti particolari nascosti tra i gesti, gli aspetti sociolinguistici, le abitudini quotidiane, che potrebbero causare a chi non li conosce degli incidenti sociali, ancor di più per un interprete. Come vedremo nel corso di questa trattazione, si farà riferimento all’interprete di trattiva che possiamo

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