Suzanne Santoro. Per una espressione nuova.
Il presente lavoro mi ha dato l’opportunità di conoscere Suzanne Santoro, personaggio femminile emblematico di questo secolo, che attraverso la proiezione delle sue idee ha considerato problemi e modi di pensare riguardanti la società nel suo complesso. Con i suoi lavori ha contribuito a sviluppare il processo sull’emancipazione della donna in Italia a partire dagli anni Settanta.
Ho conosciuto personalmente l’artista, perché più volte ospite in casa sua, riscontrando nei miei confronti la massima disponibilità.
Piano piano mi ha introdotto nel suo mondo, facilitandomi nella comprensione di quel periodo storico, “gli anni ‘70”, anni in cui donne rivoluzionarie, come lei, hanno saputo imporre con forza le loro idee, abbattendo quella visione maschilista fino allora radicata nel mondo.
Utilissimo per me è stato accedere all’archivio personale e reperire informazioni preziose sulla sua vita privata e artistica.
E’ stata una delle donne in Italia che ha reso le tematiche dichiaratamente femministe fulcro della propria poetica, portando avanti parallelamente una ricerca sulla tradizione iconografica della femminilità nelle arti, focalizzata principalmente sulla statuaria antica.
Questa tesi esamina l’opera di Suzanne Santoro incentrandosi principalmente sul libro, Per una nuova espressione. Towards New Expression, edito nel 1974 da Rivolta Femminile, dove esplora la statuaria antica, nelle cui forme l’artista riconosce strutture rappresentanti gli organi femminili.
L'opera della Santoro se da un lato riscuote consensi e favori, dall'altro suscita reazioni contrarie, scatenando nei suoi confronti innumerevoli critiche, derivanti da una lettura troppo frivola e banale.
L'accusa di pornografia che le viene attribuita è da ritenersi falsa, così come il tentativo di conferire alla clitoride una funzione paritetica al fallo. Queste interpretazioni sono distanti dalle reali intenzioni della Santoro, che sviluppa una rigorosa e poetica ricerca, volta a rintracciare l’immagine del sesso femminile attraverso la repressione iconografica fatta nella storia.
Sono anni difficili nei quali si è sentita esclusa ed emarginata da un mondo che non la comprendeva.
Per capire le sue scelte è corretto addentrasi nel movimento femminista degli anni Settanta, emerso prepotentemente in quel periodo, ed approfondire le teorie della differenza sessuale tra uomo e donna, portate avanti da alcune personaggi come Lucy Irigaray, filosofa, psicoanalista e linguista belga, e Carla Lonzi, scrittrice e critica d'arte italiana.
Il femminismo ha travolto tutti i campi disciplinari, come la filosofia, la psicanalisi e l’arte, sollevando il problema di un’oggettiva emarginazione delle donne.
Il concetto che lega i lavori delle artiste degli anni Settanta ruota attorno alla consapevolezza che gli individui, sopratutto donne, vivono in una condizione di estrema fragilità, in un contesto precario e in continua mutazione. Attraverso i propri lavori, con la creazione di un nuovo linguaggio slegato dagli stereotipi imposti dalla società, queste donne sono riuscite a filtrare e a creare un profondo spiraglio riflessivo tra l’opera d’arte e il suo lettore.
Fondamentale la partecipazione di Suzanne Santoro alla Cooperativa del Beato Angelico, primo spazio stabile in Italia per l’arte al femminile fondato nel 1976 dall’unione di undici donne, Carla Accardi, Eva Menzio, Nilde Carabba, Franca Chiabra, Anna Maria Colucci, Regina Della Noce, Nedda Guidi, Teresa Montemaggiori, Stephanie Oursler e Silvia Truppi (fondamentale anche la partecipazione non dichiarata di Anne Marie Sauzeau Boetti).
L’esperienza ha segnato radicalmente la sua carriera artistica, lasciando un’impronta profonda nella storia, dimostrando la capacità di coesione tra le componenti del gruppo mosse da ideali comuni.
La parte finale della mia tesi si concentra sull’analisi delle opere di Santoro che si sono susseguite negli anni confermando l’immagine di un’artista sempre in tensione verso nuove forme di espressione e di ricerca. In maniera del tutto personale, lei cerca, attraverso la propria sensibilità poetica, un linguaggio nuovo, un linguaggio che non si limita all’uso di un vocabolario precostituito, ma si apre attraverso l’uso del corpo in una dimensione “altra”, nella quale l’intimità non costituisce più una roccaforte privata e inaccessibile ma viene “donata” al proprio pubblico.
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Informazioni tesi
Autore: | Francesca Vitagliano |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Scienze Umanistiche |
Corso: | Storia e Conservazione dei Beni Culturali |
Relatore: | Carla Subrizi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 114 |
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