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Monsieur Proust: un libro, uno spettacolo, un film

Oggi quando la mia povera memoria ritorna a quelle notti e mi sembra di udire e vedere Monsieur Proust seduto in un angolo del letto nella luce fioca della camera, intento a raccontarmi, mimando l’uno o l’altro col suo sorriso gaio e felice, o in preda alla tristezza, mi dico che è stato, il più bel teatro a cui mi sia stato dato di assistere e capisco anche il piacere che vi trovava lui. Riportandomi dall’esterno la commedia e recitandola per me, era come se avesse voluto trattenere il tempo per i capelli e impedirgli di fuggire con i suoi personaggi.
Céleste Albaret

1973: viene pubblicato Monsieur Proust, libro di memorie di Celeste Albaret, la donna che condivise con il grande scrittore francese gli ultimi nove anni della sua vita.
1981: esce nelle sale cinematografiche Céleste, film che il regista bavarese Percy Adlon ha tratto dal memoir della Albaret.
1990: debutta al Teatro dell’Orologio in Roma lo spettacolo Il caffè del signor Proust. Regia e riduzione del testo sono affidati a Lorenzo Salveti. Il/la protagonista della performance è Gigi Angelillo. E’ subito un gran successo di pubblico e di critica che prosegue ininterrotto da oltre quindici anni.Cosa succede quando una storia viene narrata attraverso media differenti?
Se ammettiamo che le narrative siano strutture semiotiche e comunicazioni indipendenti da qualsiasi medium ne consegue che esse saranno sempre trasponibili. Ogni narrativa è costituita da una storia (forma e sostanza del contenuto) e da un discorso (forma e sostanza dell’espressione). Ogni storia può essere trasmutata in infiniti discorsi.
Questo lavoro intende esplorare la traducibilità di una storia attraverso l’esame delle variabili che entrano in gioco quando essa diviene discorso.
Quali sono le regole della narrazione in generale e quali variabili rientrano nella pertinenza del medium utilizzato?
Una volta stabilito uno schema generale della comunicazione narrativa analizzerò i fattori variabili che in esso appaiono.

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3 INTRODUZIONE Nella storia del cinema, del teatro, della televisione, della danza, della pittura, del fumetto le realizzazioni di traduzioni intersemiotiche sono innumerevoli. Citarle tutte sarebbe impossibile. La traduzione intersemiotica di un testo comporta un’interpretazione di segni verbali per mezzo di un sistema di segni non verbali. Ad esempio, quello che nel cinema il movimento della camera ci dice, indubbiamente non può essere tradotto in parole. La diversità di materia è problema fondamentale per ogni teoria semiotica. Un dato sistema semiotico può dire sia meno sia più di un altro sistema semiotico, ma non si può affermare che entrambi siano in grado di esprimere le stesse cose. Si può altrimenti affermare che la trasmutazione di materia aggiunge significati o rende rilevanti connotazioni che non erano originariamente tali. Per analizzare questo processo che, come Jakobson 1 , posso definire di trasmutazione, ho scelto il memoir di Céleste Albaret. L’edizione del libro, pubblicato nel 1973, è stata curata da George Belmont 2 . Quest’opera ha il pregio di esser stata adattata sia al teatro che al cinema. Dalle memorie di Cèleste, su un’idea di Gigi Angelillo, Lorenzo Salveti ha tratto lo spettacolo: Il caffè del signor Proust, mentre Percy Adlon, regista bavarese meglio noto per il suo Bagdad Cafè, le ha trasmutate nel suo primo film per il cinema. Le fondamenta del mio lavoro sono costituite dal concetto che le narrative siano strutture semiotiche e comunicazioni indipendenti da qualsiasi medium. Se un messaggio narrativo racconta una storia, la 1 R. JAKOBSON, Saggi di linguistica generale, Milano, Feltrinelli, 1966, p.51-62 2 C. ALBARET, Monsieur Proust (1973), testo raccolto da G. Belmont, traduzione e note a cura di A. Donaudy, Milano, SE, 2004

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