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Il 1848 sulle pagine del ''22 marzo''

“Il 22 marzo” fu un quotidiano edito in Milano come organo ufficiale del Governo Provvisorio, instauratosi nella città dopo le Cinque Giornate del 1848. Il giornale è pubblicato dal 26 marzo 1848 al 3 agosto dello stesso anno, quando il ritorno dell’esercito austriaco nel capoluogo lombardo ne segna bruscamente la fine. Alla vigilia delle Cinque Giornate, dopo trent’anni di ferreo regime restaurato, le autorità austriache stavano allargando le maglie della censura, lasciando che il giornalismo italiano tutto si alimentasse dello spirito nazionale unitario ed indipendentista; crescendo per quantità, qualità ed influenza. Dopo la sconfitta nella Prima Guerra d’Indipendenza, la stretta del potere asburgico sulla libertà di stampa e d’espressione a Milano aumenterà anche rispetto al periodo 1815-1848, ma, in quel breve frangente di libertà, il “22 marzo” ed altre voci trovano le proprie radici e motivazioni, reggendosi sulle basi di un movimento giornalistico in ascesa, quello milanese, di un dibattito politico più vivo che mai, quello italiano in generale, oltre che motivandosi con l’ardore rivoluzionario e patriottico. È un foglio molto influenzato dalla storia recente della sua città e simultaneamente molto europeo. Inoltre, racchiude più o meno evidentemente i caratteri ed i toni tipici dell’informazione di quel tempo, applicati alla strana esperienza di un foglio che è al contempo rivoluzionario e governativo, moderato e battagliero, popolare ed aristocratico. Il merito per aver fatto un giornale che, almeno per il primo mese, possa dirsi davvero libero ed equilibrato, va in buona parte al primo direttore: Carlo Tenca (1816 – 1883), letterato e politico milanese dalle posizioni liberali e repubblicane. L’intenzione iniziale dei redattori del quotidiano è divulgare idee, informazioni, commenti e fatti di cronaca «con ispirito conciliativo e conservando più che sia possibile la neutralità». La frase è esplicativa della inusuale compresenza, tra i giornalisti, di figure dalle inclinazioni politiche diametralmente opposte. La proclamazione del plebiscito sull’annessione immediata al Piemonte vede il “22 marzo” calarsi in una nuova veste, profondamente filosabauda. Tenca lascia la redazione e il quotidiano guidato dal nuovo direttore Giuseppe Torelli (1815 – 1866), piemontese, si pone al comando del partito fusionista, con accesi toni antirepubblicani. Torelli è seguace politico di Cavour e dei Savoia e riuscirà a trasformare il quotidiano che Tenca voleva repubblicano nella più importante voce monarchica nella Milano liberata.

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2 Introduzione “Il 22 marzo” fu un quotidiano edito in Milano come organo ufficiale del Governo Provvisorio, instauratosi nella città dopo le Cinque Giornate del 1848. Il giornale è pubblicato dal 26 marzo 1848 al 3 agosto dello stesso anno, quando il ritorno dell’esercito austriaco nel capoluogo lombardo ne segna bruscamente la fine. Alla vigilia delle Cinque Giornate, dopo trent’anni di ferreo regime restaurato, le autorità austriache stavano allargando le maglie della censura, lasciando che il giornalismo italiano tutto si alimentasse dello spirito nazionale unitario ed indipendentista; crescendo per quantità, qualità ed influenza. Dopo la sconfitta nella Prima Guerra d’Indipendenza, la stretta del potere asburgico sulla libertà di stampa e d’espressione a Milano aumenterà anche rispetto al periodo 1815-1848, ma, in quel breve frangente di libertà, il “22 marzo” ed altre voci trovano le proprie radici e motivazioni, reggendosi sulle basi di un movimento giornalistico in ascesa, quello milanese, di un dibattito politico più vivo che mai, quello italiano in generale, oltre che motivandosi con l’ardore rivoluzionario e patriottico. È un foglio molto influenzato dalla storia recente della sua città e simultaneamente molto europeo. Inoltre, racchiude più o meno evidentemente i caratteri ed i toni tipici dell’informazione di quel tempo, applicati alla strana esperienza di un foglio che è al contempo rivoluzionario e governativo, moderato e battagliero, popolare ed aristocratico. Il merito per aver fatto un giornale che, almeno per il primo mese, possa dirsi davvero libero ed equilibrato, va in buona parte al primo direttore: Carlo Tenca (1816 – 1883), letterato e politico milanese dalle posizioni liberali e repubblicane. L’intenzione iniziale dei redattori del quotidiano è divulgare idee, informazioni, commenti e fatti di cronaca «con ispirito conciliativo e conservando più che sia possibile la neutralità». La frase è esplicativa della inusuale compresenza, tra i giornalisti, di figure dalle inclinazioni politiche diametralmente opposte. La proclamazione del plebiscito sull’annessione immediata al Piemonte vede il “22 marzo” calarsi in una nuova veste, profondamente filosabauda. Tenca lascia la redazione e il quotidiano guidato dal nuovo direttore Giuseppe Torelli (1815 – 1866), piemontese, si pone al comando del partito fusionista, con accesi toni antirepubblicani. Torelli è seguace politico di Cavour e dei Savoia e riuscirà a trasformare il quotidiano che Tenca voleva repubblicano nella più importante voce monarchica nella Milano liberata.

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