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Tutela delle donne: il Tribunale penale internazionale per il Rwanda e il caso Renzaho

Questa elaborato si occupa di un argomento molto delicato: la violenza sessuale sulle donne.
Il mio obiettivo è quello di analizzare come si è arrivati alle norme di tutela delle donne attualmente in vigore a livello internazionale.
Il percorso non è stato affatto facile e le insidie riscontrate non sono state poche.
Nel capitolo I si affronta la questione a partire dalle origini della violenza sessuale, vale a dire quando nei periodi di guerra la donna era considerata come un vero e proprio bottino.
Vennero create le prime norme per la tutela della donna a partire dai primi Codici che regolavano i conflitti fino alle vere e proprie Convenzioni.
Successivamente vengono definiti i crimini internazionali con le loro caratteristiche e la loro classificazione.
Si passa poi all’analisi di alcune Convenzioni fondamentali che hanno portato alla creazione vera e propria di norme che tutelano l’integrità fisica e mentale della donna e le libertà fondamentali.
A questo punto diventa necessario spiegare cosa si intende con crimine di violenza sessuale e per farlo mi sono servita di alcune sentenze molto importanti che hanno permesso di definire tale crimine.
Dopo aver analizzato questo punti molto importanti, descrivo quello che è il quadro generale della giurisprudenza a partire dai Tribunali Militari Internazionali di Norimberga e di Tokio, fino ad arrivare ai Tribunali ad hoc della ex- Jugoslavia e del Rwanda.
Nel capitolo II si concentra il fulcro di questa tesi.
Infatti, l’obiettivo è quello di dimostrare che lo stupro è un crimine di guerra, un crimine contro l’umanità e che può essere uno strumento per mettere in atto un genocidio.
Nel capitolo III analizzo una sentenza che dimostra come lo stupro possa rientrare in tali categorie di crimini.
La sentenza in questione è The Prosecutor v. T. Renzaho, emessa dal Tribunale Penale Internazionale per il Rwanda.
Prima di arrivare a questo giudizio mi soffermerò brevemente su quella che fu la storia del Rwanda e del genocidio del 1994 che ha portato con sè un’ampia scia di violenze.

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CAPITOLO I 1.1 La violenza sessuale come consuetudine di guerra A partire dalla tarda epoca medievale agli albori dell‟età moderna, nacque l‟esigenza di individuare determinate categorie di comportamenti illeciti che si riscontravano durante le guerre e di punire i fatti più gravi. Questa necessità ha origine da numerosi fatti quali le deportazioni, gli stupri, le torture, la pulizia etnica, le uccisioni di civili, di prigionieri di guerra o di feriti, di fronte alle quali si trova la Comunità internazionale. Per poter punire questi gravi fatti, è stata elaborata un‟ampia definizione, che consente di determinare e di individuare alcuni comportamenti come crimini internazionali, creando progressivamente, norme giuridiche per punire i responsabili di tali atti. Questo compito è affidato alla giustizia penale internazionale, che è caratterizzata dall‟insieme di regole e istituzioni che hanno il compito di organizzare e disciplinare la punizione degli individui che si rendono responsabili di gravi violazioni del diritto internazionale. Questi individui possono essere responsabili di crimini di guerra, crimini contro l‟umanità, genocidio o crimini contro la pace. Esistono tre piani normativi che compongono il complesso della giustizia penale internazionale: 1) disposizioni, sia interne che internazionali, che forniscono una definizione dei crimini internazionali e che, di conseguenza, prevedono la punizione dei responsabili; 2) regole relative alla competenza dei giudici nazionali di ogni Stato a giudicare i crimini internazionali; 3) norme organizzative concernenti l‟istituzione e il funzionamento dei Tribunali 1 internazionali. Le numerosissime guerre che hanno caratterizzato la storia, hanno fatto si che di fronte alle gravissime violazioni subite dai civili, si arrivasse alla creazione di norme che tutelassero proprio le vittime di guerra. 1 S. Zappalà, La giustizia penale internazionale, Bologna, 2005, p. 7. 6

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