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Terrorismo e strategie di intelligence: un caso di studio sul rapimento di Aldo Moro e il ruolo delle brigate rosse

Il terrorismo internazionale è un conflitto a bassa intensità che cerca di condizionare la politica interna ed estera degli Stati, o addirittura metterne in pericolo l'esistenza. Si tratta di un fenomeno di estrema rilevanza: esso può assumere diverse connotazioni religiose, politiche, sociali, che si differenziano a seconda dei vari contesti in cui si sviluppa; infatti, si propone la destabilizzazione ed il sovvertimento dell’ordine civile costituito, ricorrendo alla violenza di atti lesivi del diritto alla vita, alla libertà, alla sicurezza della gente. Un altro genere di distinzione può essere effettuato sulla base di caratteristiche più funzionali, anche in riferimento all’avvento di internet e delle nuove tecnologie, che ci consentono di distinguere tra un tipo di terrorismo detto “convenzionale”, il terrorismo di tipo cyber e ancora il terrorismo detto “mediatico”, che si traduce nell’utilizzo dei media da parte di questi gruppi con finalità di propaganda, proselitismo e comunicazione.
Al di là delle sue forme più efferate, esso rappresenta pur sempre una modalità di espressione sociale di rimostranze, una non-condivisione di intenti, uno stato di disagio ed emarginazione economico, sociale e culturale non più tollerato. In sintesi, una forma di conflitto sociale o intersocietario.
Un fenomeno che deve essere, di volta in volta, analizzato ed indagato accuratamente al fine di comprenderne cause, forme ed effetti e, conseguentemente, assumere le iniziative adeguate a contrastarlo e sconfiggerlo.
La violenza terroristica ha raggiunto il suo apice nel XX secolo, sviluppandosi sempre di più sia in ambito quantitativo sia in ambito geografico, arrivando al punto di poter affermare che oggi non esiste Paese che non abbia avuto a che fare con il terrorismo. Tale fenomeno si verifica sia nel contesto della resistenza violenta allo Stato sia al servizio degli interessi statali.
Questo lavoro di tesi è, dunque, incentrato sullo studio sia dell’origine del terrorismo, come già accennato precedentemente, sia degli strumenti di prevenzione e contrasto a tale fenomeno.
L’attenzione si è maggiormente focalizzata sulla funzione e le caratteristiche dell’intelligence, infatti seppur con forme e modi differenti a seconda delle diverse epoche storiche, lo scopo ultimo dell'intelligence è stato sempre e soltanto uno: conoscere i segreti altrui e proteggere i propri dall'altrui conoscenza.
Lo spionaggio ha accompagnato la storia dell'uomo fin dalle sue origini, in quanto strumento di conoscenza e di scoperta, nonché di difesa e protezione d'informazioni e conoscenze vitali. Peraltro, l'arte dello spionaggio ha rappresentato uno dei principali strumenti di progresso dell'uomo, almeno da quando la naturale esigenza di socialità (caratteristica del genere umano) è stata temperata e limitata dall'inevitabile necessità di mantenere segrete determinate conoscenze o informazioni a scopo di controllo sociale e di dominio, o comunque per scopi più generici di tipo politico, economico e sociale.
A tal proposito, occorre spostare l’attenzione sull’Italia la quale ha vissuto un periodo di puro terrore tra la fine degli anni sessanta e gli inizi degli anni ottanta del XX secolo, definiti anche come i famosi “anni di piombo”. Infatti, in tale periodo si verificò un’estremizzazione della dialettica politica che produsse violenze di piazza, lotta armata e terrorismo. L’organizzazione armata al potere era denominata con il termine “Brigate rosse” le quali sono state il più longevo gruppo terroristico di sinistra del secondo dopoguerra in Europa occidentale.
A tal fine, per approfondire come il fenomeno terroristico si sia evoluto ed amplificato su tutto il territorio italiano negli anni di piombo, e per sottolineare alcuni aspetti rilevanti sul rapimento di Aldo Moro e il ruolo determinante delle Brigate Rosse, è stata condotta un’intervista ad uno dei massimi studiosi italiani di terrorismo, Alessandro Orsini.
Anche grazie agli spunti di approfondimento offerti dall’intervista al prof. Alessandro Orsini, nel mio lavoro di tesi si evidenzia il ruolo e gli strumenti legislativi dell’Intelligence nel periodo storico degli anni di piombo.

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25 1.5 La grande madre di tutti i fenomeni di destabilizzazione: l’eversione Per giungere alle diverse tipologie di terrorismo, bisogna partire nel definire la grande madre di tutti i fenomeni di destabilizzazione la quale prende il nome di Eversione, o chiamata anche sovversione. L’eversione si definisce come un insieme di azioni politicamente motivate, illegali e violente tese ad alterare gli equilibri costituzionali di un paese. È difatti il tentativo di abbattere l’assetto istituzionale al di fuori dei confini stabiliti dalla Costituzione. Nell’ambito di istituzioni internazionali, il concetto di eversione viene definito in modo ancor più specifico. Ad esempio, in ambito NATO l’eversione è definita come una “action designed to weaken the military, economic or political strength of a nation by undermining the morale, loyalty or reliability of its citizens” (un’azione progettata per indebolire la forza politica, economica o militare di una nazione attraverso l’indebolimento del morale, dell’attaccamento e della credibilità dei suoi cittadini). Ancora più specifica, per alcuni aspetti, la definizione assunta dal DoD (Department of Defence) USA in cui l’eversione è descritta come “actions designed to undermine the military, economic, psychological, or political strength or morale of a governing authority” (azioni progettate per indebolire il Governo in ambito militare, economico, psicologico, o nella forza politica e nel morale). 27 Si definisce grande madre perché è all’interno di essa che si collocano delle sottocategorie, ossia strumenti per abbattere l’impalcatura istituzionale, i quali sono: la violenza politica, la guerriglia e il terrorismo. È molto importante inquadrare e definire correttamente un problema in quanto ci consente di capire i fenomeni con i quali ci possiamo confrontare e ci consente di adottare le contromisure adeguate. La violenza politica è “un insieme di azioni – di grande impatto fisico e/o psicologico e che infliggono gravi danni – perpetrate da individui singoli, gruppi di persone o Stati al fine di raggiungere degli obiettivi politici in un territorio (tipicamente uno Stato) governato da un sistema politico che si ritiene avversario, 27 M. Carbonelli, Violenza politica, terrorismo ed eversione: è necessario un inquadramento sistemico, 2018.

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