Statistiche della criminalità tra metodologie passate e presenti
Nel XIX secolo si sviluppò nell’Europa centro-settentrionale una corrente di studi, del fenomeno criminologico, denominata statistica sociale, cioè veniva analizzato il problema della criminalità in maniera sistematica attraverso strumenti statistici così da ottenere una descrizione quantitativa dei vari aspetti della società. L’obiettivo era quello di dimostrare che i comportamenti umani sono influenzati da fattori sociali, quali l’età, la regione geografica, la religione, la ricchezza, il clima, ecc., che determinano il fenomeno e la distribuzione della criminalità in una determinata nazione: il reato è un prodotto sociale. I due maggiori esponenti della statistica morale sono Adolphe Quetelet (1796-1874) e Michel Guerry (1802-1866).
Entrambi questi due studiosi si servirono di dati ufficiali per estrapolare, attraverso calcoli statistici, le leggi che “governano” il mondo sociale. Quetelet si accorse, studiando i Compte français de la justice, cioè le relazioni sul crimine create dal Ministero di Giustizia francese, che il numero dei crimini registrati variavano, di trimestre in trimestre, con un tasso costante. La sua conclusione fu che si poteva prevedere con sicurezza il numero dei crimini che sarebbero avvenuti in un anno conoscendo quello dell’anno precedente. Egli attribuiva questa stupefacente regolarità al fatto che l’uomo sembra agire sotto l’influenza di cause determinate ed esterne al suo arbitrio, definì tutto questo come “tendenza al crimine”, cioè la maggiore o la minore probabilità che hanno gli uomini di commettere un delitto in identiche circostanze: «la società contiene in se stessa i germi di tutti i futuri delitti» (Quetelet, 1835).
Guerry non solo arrivò alle stesse conclusioni di Quetelet ma, in un certo senso, lo superò comparando i tassi di criminalità con altri tassi rappresentativi dei fattori sociali, come il livello di istruzione, il numero di immigrati o la densità di popolazione di una determinata zona. Arrivò ad affermare che i crimini contro la proprietà sono più frequenti al nord della Francia mentre quelli contro le persone lo sono al sud; le zone più industrializzate, quindi dove si è creato un centro urbano più complesso dal punto di vista sociale, sono anche le aree con i tassi di criminalità più alta; le varie tipologie di crimine variano con le età, solo i furti sono sempre presenti con valori molto alti. Egli fu all’avanguardia per l’utilizzo di tecniche di analisi e di rappresentazione del fenomeno criminale, famose sono le sue mappe tematiche dove veniva rappresentata la Francia suddivisa nei vari dipartimenti e colorata in tonalità diverse, o meglio ombreggiate di grigio o nero, a seconda del grado di criminalità calcolato.
Ci separano quasi due secoli dagli studi di Quetelet e Guerry, eppure, molte di quelle considerazioni fatte allora sono valide nell’Italia di oggi. L’ultima parte della tesi riguarda l’analisi del fenomeno criminale nelle varie regioni italiane, sia analizzando in maniera descrittiva i valori assoluti registrati, sia comparando i dati con i fattori sociali più importanti. Cercando di ricostruire il percorso effettuato dai due studiosi, l’analisi statistica effettuata focalizza l’attenzione su tre fenomeni: i suicidi, crimini contro la persona e crimini contro la proprietà.
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Informazioni tesi
Autore: | Eleonora Santoni |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Macerata |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace |
Relatore: | Cristina Davino |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 109 |
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