Scenografie e scenografi della televisione italiana
Nel mio lavoro di ricerca ho esaminato il percorso evolutivo delle scenografie televisive dalla loro nascita fino ai nostri giorni nelle numerose trasmissioni susseguitesi, e ho analizzato l’attività delle personalità più incisive in questo campo come Gaetano Castelli, Alida Cappellini, Giovanni Licheri, Emanuela Trixie Zitowski, Armando Nobili.
Le prime scenografie televisive nascono ovviamente con l’inizio ufficiale delle trasmissioni televisive. Una loro più complessa elaborazione si ha con l’arrivo del colore alla fine degli anni ‘70, il quale richiede una preparazione più accurata.
Un’esemplare dimostrazione del processo di evoluzione della scenografia televisiva nel corso degli anni è sicuramente il Festival di Sanremo, il palcoscenico più conosciuto dal pubblico italiano. Si può considerare come una delle prove più impegnative della scenografia televisiva innanzitutto perché si tratta di uno spazio teatrale: qui infatti non deve esserci distacco tra il pubblico e lo spazio scenico come avviene in teatro, e bisogna tener presente che la visualizzazione non è solo frontale, ma la scena è frugata da tutte le altezze e da tutte le angolazioni possibili dalle numerosissime telecamere; in secondo luogo le difficoltà nascono dal dover accogliere una scenografia di grande importanza lasciando lo spazio necessario per ospitare cantanti e l’imponente orchestra; in più si ha il quasi obbligo di inserire dei fiori nell’impianto scenico.
Ciò nonostante grandi scenografi del calibro di Gaetano Castelli hanno saputo ben districarsi tra queste difficoltà realizzando allestimenti importanti.
Il carattere scenografico italiano oggi può essere definito di elevata qualità ed è molto apprezzato soprattutto all’estero. Tuttavia questa eccellenza italiana è messa in crisi da spazi sempre più grandi, materiali sempre più sofisticati, conduttori sempre più invadenti, budget in costante ribasso e anche dall’affermazione dei format.
Spesso lo scenografo deve fare i conti con autori o registi che, totalmente a digiuno di progettazione, impongono modifiche, o anche scelte stilistiche che cozzano totalmente con l’impianto proposto. I cosiddetti “tempi televisivi” poi, non aiutano di certo la realizzazione scenografica: molti problemi progettuali spesso sono causati da un tempo a disposizione troppo breve. Impianti complicati vengono richiesti nel giro di una settimana e mettere d’accordo le scelte stilistiche con le esigenze autorali non è assolutamente facile. In più il budget a disposizione sempre più basso e le richieste sempre più esagerate, obbligano il progettista a scendere a fastidiosi compromessi.
Troppo spesso quindi a causa di tutto ciò, si continuano a vedere ancora scenografie tutte uguali e uguali a se stesse di anni e anni fa, completamente dissociate dai contenuti della trasmissione, sgraziate nelle forme e nei colori.
Negli ultimi anni nell’ambito della produzione italiana, si può rilevare un crescente uso di scene digitali in molti programmi per bambini, giornalistici, o informativi. Di rado è il personale interno a creare le scene, solitamente prodotte da ditte esterne con il conseguente lievitare dei costi e limitazione del proliferare di questi nuovi mezzi.
Gli sviluppi delle tecnologie informatiche, in particolare della realtà virtuale, hanno indicato nuove prospettive per la televisione. Una delle applicazioni più interessanti è il virtual set, ovvero la realizzazione di scenari virtuali che prendono il posto delle scenografie. Si tratta dunque di ambienti digitali creati al computer in grafica tridimensionale, oppure attraverso fotografie ritoccate.
L’effetto rimandato dal video è quello di uno scenario vero e proprio nel quale i conduttori agiscono e si muovono. In realtà, il loro set è uno studio vuoto in cui pavimento e perimetro hanno una colorazione uniforme di blu o verde. La scelta del colore non è casuale in quanto il virtual set sfrutta una tecnica televisiva, nota già da molti anni con il nome di “chroma key ”.
Il salto di qualità, reso possibile dal virtual set rispetto al suo predecessore, è costituito dal fatto che lo sfondo risulta indipendente rispetto agli attori posti sulla scena.
Lungi dall’essere un metodo tecnologico per risparmiare sulle scenografie, il virtual set è uno strumento produttivo vero e proprio, nonché una nuova forma di linguaggio audiovisivo che attende ancora di essere sfruttata in tutte le sue caratteristiche, moltiplicando le potenzialità creative e i canoni dei format.
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Informazioni tesi
Autore: | Sara Bernetti |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi della Tuscia |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze della comunicazione |
Relatore: | Giuseppe Sicari |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 65 |
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