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Mutamento politico in Sudamerica: l'avanzata dei partiti di sinistra

Tesi sulla cosiddetta "svolta a sinistra" del Sudamerica, che ha portato 7 Stati dell'area (Argentina, Brasile, Bolivia, Cile, Venezuela, Uruguay e da ultimo Perù) ad essere amministrati da partiti e coalizioni di sinistra e centro-sinistra.
Dopo aver illustrato le caratteristiche della transizione alla democrazia dei Paesi considerati, vengono individuati le cause fondamentali del mutamento politico del Sudamerica, fra cui il fallimento del Washington consensus e la revisione ideologica compiuta dai partiti di sinistra, che ha permesso loro di abbracciare una fetta più ampia dell'elettorato dei rispettivi Paesi.
Si distingue, con tanto di definizioni, fra sinistra riformista (quella di Lula, Kirchner, Lagos e Vazquez) e sinistra populista (di Chàvez e forse Morales).
Per Argentina, Brasile, Cile ed Uruguay viene analizzata la storia delle rispettive sinistre e l'operato dei governi sotto il profilo dell'economia, della politica sociale e dell'atteggiamento tenuto verso i responsabili dei crimini compiuti durante il precedente periodo dittatoriale.
Vengono descritti gli aspetti politici e sociali della "rivoluzione bolivariana" di Chàvez e i diversi usi - sul piano interno e su quello internazionale - che il presidente venezuelano fa del petrolio.
Sono analizzati l'indigenismo, ideologia di riferimento di Morales, e i primi atti del suo governo, compresa la discussa nazionalizzazione degli idrocarburi.
Si passa poi a considerare i governi delle sinistre nel loro complesso e all'analisi dell'evoluzione economico-politico-sociale dei Paesi del Sudamerica da loro governati. Si spiega la situazione internazionale, con il ridimensionamento dell'influenza degli Usa e il crescente interesse della Cina per l'area.
Vengono ipotizzati scenari favorevoli ad una efficace cooperazione regionale, e descritti i possibili ostacoli. Sono specificati i diversi interessi dei vari Stati in politica estera. Poi si descrivono due modelli di sinistra agli antipodi, quello del Cile e quello del Venezuela, e le pecche di entrambi (specialmente del modello di Chàvez).
Viene infine spiegato cosa rende il 2006 un anno cruciale e perchè l'opportunità che hanno i governi di sinistra nei vari Paesi è per molti versi storica.
Tesi aggiornata al 5 giugno 2006.

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3 INTRODUZIONE Nel 2006 il Sudamerica si presenta agli occhi del Mondo come un’area politicamente molto vivace e attraversata da profondi cambiamenti rispetto a solamente 10 anni fa: la cosiddetta “svolta a sinistra”, che ha portato al potere in vari Paesi partiti o coalizioni di centro-sinistra, prosegue con la vittoria di Michelle Bachelet in Cile e di Alan Garcìa in Perù 1 . C’è tanta “sinistra” oggi in Sudamerica, e su di essa gravano le aspettative di milioni di persone, frustrate dall’esperienza neoliberale degli anni ’90. C’è tanta sinistra e ci sono tante sinistre, diverse fra loro per origini e modo di operare. C’è la sinistra di Argentina e Brasile, Paesi nei quali il socialismo non ha mai avuto grande seguito elettorale, e che sono guidati da due Presidenti, Kirchner e Lula, capaci di governare saggiamente e finora ottemperanti alle indicazioni dei grandi istituti internazionali (FMI), anche a costo di sacrifici e cali di popolarità interna. C’è la coalizione di centro-sinistra del Cile, che dopo aver rimosso alcune pregiudiziali ideologiche risalenti all’epoca di Allende, amministra oggi uno Stato che ha realizzato, anche grazie al contributo dei socialisti di Lagos, un’apertura ai mercati internazionali che non ha eguali nell’area, e che continua a seguire il modello neoliberale bistrattato dal resto del continente, seppur parzialmente corretto in chiave “sociale”. C’è la sinistra dell’Uruguay, presenza storica nel panorama politico del Paese, finalmente in grado di capitalizzare al momento delle elezioni il consenso conquistato sul campo in anni di battaglie politiche. C’è poi la sinistra di Chàvez in Venezuela, identificabile come populista; il colonnello ha avviato la “rivoluzione bolivariana” a favore delle classi povere cercando e trovando lo 1 Il caso del Perù non è trattato in questa tesi perché la vittoria del candidato di sinistra è arrivata oltre la data limite prevista per la consegna della tesi stessa. Alan Garcìa, candidato presidente del Partido Aprista Peruano e già presidente del Paese fra il 1985 e il 1990, si è imposto nel secondo turno delle elezioni presidenziali del 4/6/2006 sul candidato nazionalista Ollanta Humala, raccogliendo il 52,625% dei voti validi. Da www.politicalresources.com.

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