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La tutela giuridica delle minoranze nella Venezia Giulia, fra Italia, Croazia e Slovenia

L’elaborato si snoda lungo sei capitoli. Il primo è una doverosa premessa storica; esso mira a far capire perché nella regione esistono due minoranze autoctone, e per fare ciò racconta, anche se per sommi capi, le vicende che hanno portato all'esodo di oltre 300.000 italiani.
I capitoli centrali sono focalizzati sulla tutela giuridica propriamente detta, in una visione il più possibile comparatistica. Si analizzeranno principalmente i documenti, gli atti, e i trattati internazionali e comunitari, che hanno prodotto la situazione in essere, e di seguito, i vari atti interni sia italiani che delle due nazioni eredi della Jugoslavia, per quanto concerne la tutela della minoranza italiana e la successione territoriale nella Venezia Giulia.
Infine è doveroso accennare ai rapporti tra i “rimasti” e l’Italia, la Nazione Madre; rapporti che sono iniziati e proseguiti nell’indifferenza totale dei mezzi di comunicazione verso l’unica minoranza autoctona italiana organizzata. Parlando di rapporti non abbiamo voluto ignorare quelli difficili e tumultuosi che sono intercorsi fra le due facce della medaglia istriana: i rimasti e gli esuli; gemelli siamesi divisi con la forza sessanta anni fa e allevati spesso nell’odio reciproco, solo negli ultimi anni sembrano aver ritrovato la voglia di dialogare.
In Italia ha prevalso senza dubbio il modello di tutela attraverso il riconoscimento dell’autonomia differenziata. L’autonomia speciale ha consentito ha consentito, una tutela soddisfacente, anche se non simmetrica, per le minoranze stanziate sui confini, le quali, si sono viste riconoscere fin da subito un particolare status.
L’art. 6, per quanto ci riguarda, si è prestato a lungo, ad una lettura in base alla quale, il principio di tutela ha finito con il costituire il risultato del conflitto tra nazionalismi esterni ed interno. Una tutela omogenea, per gli stessi appartenenti al gruppo linguistico, è stata possibile giuridicamente solo con la legge n. 482 del 1999, e più specificatamente per quanto riguarda la tesi in commento, la legge n. 38 del 2001.
Nelle Costituzioni degli stati europei centro-orientali invece, spesso l’affermazione del carattere unitario dello Stato, ed il principio di non discriminazione personale, non è andato di pari passi con un rinvio più concreto alla legislazione.
Le Costituzioni di Slovenia e Croazia, prevedono numerosi strumenti di garanzia per le proprie minoranze, in particolare in Slovenia, le due minoranze “superprotette”, ungherese e italiana godono della coufficialità della loro madre lingue nei rispettivi territori di insediamento, la cui tutela prescinde dall’entità numerica, e questo rende sicuramente la Costituzione slovena tra le più avanzate in fatto di minoranze. Più sfumato è il riferimento croato all’art. 12, di una Costituzione che ad un lettore italiano soprattutto, stupisce per il notevole ricorso a retoriche di stampo nazionalistico, assenti nella nostra Costituzione. E’ evidente che da una Costituzione siffatta, l’orientamento non possa che essere univoco, nonostante varie aperture, soprattutto da quegli organi di garanzia, come la Corte Costituzionale, che tuttavia non fanno altro che difendere lo spirito della Costituzione esistente.
La legge sulle minoranze nazionali del 2002 rappresenta un indubbio passo avanti, avendo essa rango costituzionale, quindi negando precedenti orientamenti della corte e del governo in materia di diritti e autonomie locali. Questa nuova legge, potrebbe rappresentare un volano riformatore nel modo di concepire le minoranze, e soprattutto potrebbe spianare la strada allo stato croato verso l’Europa.
Ciò nonostante, di fronte ad un quadro giuridico che ci permette di indulgere all’ottimismo, dobbiamo fare i conti con l’atteggiamento diffidente delle forze politiche, locali e nazionali, che si traduce nella sospensione di normative e in argomentazioni non esattamente nitide e coerenti.
L’adesione alla Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, e soprattutto l’ingresso nell’Unione Europea della Slovenia, e quello prossimo auspicato della Croazia, permetterà senz’altro un maggiore incoraggiamento alle comunità minoritarie per chiedere l’esecuzione dei diritti previsti sulla carta.
Sicuramente in passato vi è stata riluttanza a sollevare la questione delle minoranze interne, così come quella italiana all’estero con tutti i suoi precedenti storici. Per molti decenni la coscienza nazionale italiana ha rimosso entrambe le questioni, che sono riesplose, non a caso, contestualmente negli ultimi anni, lasciando molti sia cittadini, che ricercatori, spiazzati da argomenti nuovi e vecchi allo stesso tempo.
Questo lavoro spera di avere contribuito, nel suo piccolo, a fare luce su questi argomenti, poco trattati dalla ricerca, e misconosciuti dall’opinione pubblica; in un modo tale da far prevalere su ogni sentimento, semplicemente, la giustizia.

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Quando si parla di minoranze, generalmente si ha poca dimestichezza con tutto quel complesso di norme che tendono a tutelarle. Eppure l’esistenza delle minoranze nazionali, etniche, linguistiche, religiose presenta in molti stati una realtà dalla quale non si può prescindere, ne si possono deliberatamente ignorare. Questa tesi di laurea nasce dalla volontà del laureando di approfondire una tematica di ricerca finora poco trattata in ambito accademico. Una tematica localizzata in un territorio delimitato, che però ha sicuramente un riscontro nazionale ed internazionale di alto rilievo, troppo spesso dimenticato. Raramente degli studiosi che non provenissero da esperienze locali, del nord-est italiano, e purtroppo ancor meno studenti di altre zone d’Italia, si sono cimentati in questo interessante ed appassionato dibattito che per molti decenni, in passato, ha tenuto banco nell’opinione pubblica italiana ed in alcuni momenti mondiale. In questa tesi viene raccontata la storia delle comunità nazionali autoctone della Venezia Giulia e di Fiume negli anni che vanno dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi, con una breve appendice per dovere di completezza espositiva, della situazione giuridica inerente la piccola comunità croata residente in Molise, e si cercherà di far luce sui motivi che hanno prodotto la situazione attuale in termini storici e di comparazione giuridica. L’elaborato si snoda lungo sei capitoli. Il primo è una doverosa premessa storica; esso mira a far capire perché nella regione esistono due minoranze autoctone, e per fare ciò racconta, anche se per sommi capi, le vicende che hanno portato all'esodo di oltre 300.000 italiani. I capitoli centrali sono focalizzati sulla tutela giuridica propriamente detta, in una visione il più possibile comparatistica. Si analizzeranno principalmente i documenti, gli atti, e i trattati internazionali e comunitari, che hanno prodotto la situazione in essere, e di seguito, i vari atti interni sia italiani che delle due nazioni eredi della Jugoslavia, per quanto concerne la tutela della minoranza italiana e la successione territoriale nella Venezia Giulia. Sottoporremo tutto questo ad una attenta disanima, e cercheremo di cogliere il senso, anche storico, delle vicende intricate, come la soluzione della questione di Trieste nel

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