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La separazione funzionale della rete d'accesso: il caso Telecom Italia.

Nel 1997 il processo di privatizzazione, e poi di liberalizzazione, ha traghettato nuovi concorrenti nel settore delle telecomunicazioni garantendo un’ equa competizione in un mercato fino ad allora sottoposto a regime monopolistico.
La necessità di risanare il bilancio giustifica in parte una privatizzazione integrale e per molti “frettolosa” capace di trasformare, per la prima volta in Europa, uno dei pochi gioielli di Stato in società per azioni, contemplando una serie di conseguenze inevitabili rispetto ad un cambiamento tanto perentorio.
La “madre di tutte le privatizzazioni”, come ancora oggi la si definisce, ha permesso a Telecom Italia di rilevare sia l’intera struttura di rete che la sezione commerciale, con un investimento pari a 11,2 miliardi di euro. Nonostante OLO (Other Licensed Operators), ovvero gli operatori entranti, abbiano replicato la struttura di rete principale, ragguardevoli limiti economici hanno impedito la realizzazione di 24 milioni di linee d’accesso, così come vincoli giuridici la possibilità di godere di finanziamenti statali.
Gli OLO non hanno altra soluzione che usufruire dell’ultima porzione della struttura di rete di proprietà Telecom Italia che, a questo punto, rimane l’unico concorrente a possedere un impianto completo per l’erogazione del servizio , diventando sia fornitore all’ingrosso che concorrente al dettaglio.
La questione di fondo di una liberalizzazione “zoppa”, il dibattito che in questi anni ha visto contrapporsi un ampio spettro di proposte sul destino dell’ex monopolista (separazione della rete, pareri favorevoli all’acquisto del controllo da parte delle banche al fine di tutelare l’italianità, nazionalizzazione della rete etc.) e i continui abusi lamentati dai concorrenti di Telecom Italia sono temi che hanno caratterizzato la storia recente dell’azienda, e che meritano un ulteriore approfondimento.

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3 INTRODUZIONE Dal Monopolio alla liberalizzazione “...Nei settori recentemente liberalizzati, gli ex monopolisti, abituati per anni alla protezione offerta dal regime della riserva legale, una volta che essa è stata eliminata, tendono a replicarne gli effetti tramite comportamenti escludenti, rifiutando ai concorrenti l' accesso ad un' infrastruttura essenziale o pregiudicandone la permanenza nel mercato mediante l' adozione di strategie predatorie...”(AGCM). Il problema della competitività nell’ambito delle telecomunicazioni è ancora oggi oggetto di discussione, che sembra avviarsi verso una fase conclusiva con la delibera 718/08/CONS in cui l’Autorità per le Garanzie delle Telecomunicazioni (Agcom) ha approvato la proposta definitiva di “Impegni”, più volte emendata, che Telecom Italia intende soddisfare per far decadere le accuse di concorrenza sleale legate ad un patrimonio informativo privilegiato, in qualità di ex monopolista delle telecomunicazioni italiane. La questione di fondo di una liberalizzazione “zoppa”, il dibattito che in questi anni ha visto contrapporsi un ampio spettro di proposte sul destino dell' ex monopolista (separazione della rete, pareri favorevoli all' acquisto del controllo da parte delle banche al fine di tutelare l' italianità, nazionalizzazione della rete, etc.) e i continui abusi lamentati dai concorrenti di Telecom Italia sono i temi che hanno caratterizzato la storia recente di Telecom, e che meritano un ulteriore approfondimento alla luce dei cambiamenti avvenuti a partire dal 18 giugno del 2008, data nella quale l' azienda Telecom Italia ha presentato una serie di impegni all' Agcom. Nel 1997 il processo di privatizzazione, e poi di liberalizzazione, ha comportato l’estromissione del Ministero del Tesoro dall’azionariato Telecom, traghettando nuovi concorrenti nel mercato delle telecomunicazioni di rete fissa. La privatizzazione non ha previsto alcuno scorporo: Telecom Italia ha rilevato sia l’intera struttura di rete presente sul territorio nazionale che la sezione commerciale.

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