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La risoluzione Uniting for Peace e il suo impatto sulla prassi delle Nazioni Unite

In questo elaborato si tratta una tematica fondamentale per la credibilità del sistema delle Nazioni Unite: la sua capacità di azione. L’ONU rappresenta il fulcro del tentativo di mantenere e ristabilire la pace e la sicurezza internazionale dopo l’immane tragedia della Seconda Guerra Mondiale, ma fin da subito essa è stata caratterizzata dai giochi di potere tra i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, in virtù del loro privilegio non concesso ad alcun altro Stato: il potere di veto.
La risoluzione n. 377 (V), denominata “Uniting for Peace”, nasce proprio dal tentativo del blocco occidentale di evitare il problema del veto sovietico attraverso un ribilanciamento dei poteri a vantaggio dell’Assemblea Generale, allo scopo di permettere alle Nazioni Unite di potere adempiere alle proprie funzioni, anche aggirando il Consiglio di Sicurezza nel caso esso si trovi ad essere paralizzato. Una logica molto simile, come si vedrà in seguito, caratterizza anche l’istituto della Responsibility to Protect, così come fu originariamente ideato dalla International Commission on Intervention and State Sovereignty.
La risoluzione Uniting for Peace ha permesso all’Assemblea Generale di intervenire laddove il Consiglio di Sicurezza fosse stato impossibilitato a farlo per via della paralisi che lo ha caratterizzato per buona parte della sua esistenza, fino al collasso del blocco orientale. Gli interventi più importanti permessi da tale atto sono stati certamente le risoluzioni inerenti alla guerra di Corea e, soprattutto, l’istituzione della prima missione di peacekeeping della storia, la United Nations Emergency Force.
Attraverso gli studi compiuti nello sviluppo che segue, sarà possibile comprendere se esista una prassi consolidata che garantisca la piena e legittima applicazione della risoluzione Uniting for Peace e dell’istituto della Responsibility to Protect, quali siano considerabili, ad oggi, i poteri dell’Assemblea Generale e, infine, se tutto ciò rappresenti un tentativo fallito o concretizzatosi di superamento del più grave difetto che affligge le Nazioni Unite: la paralisi del suo sistema di sicurezza collettiva.
Lo scopo di questo elaborato è, attraverso l’analisi di autorevoli manuali e articoli, nonché di documenti ufficiali, quello di domandarsi perché si sia giunti a tale risoluzione, che uso ne sia stato fatto e, dopo 66 anni dalla sua adozione, come possa essere evidenziato l’impatto che essa ha avuto sulla prassi delle Nazioni Unite.

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