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La povertà, che cos'è e come si misura

Il lavoro di tesi che presento si propone di studiare la povertà esclusivamente da un punto di vista teorico, analizzando le problematiche fondamentali:
• Definire le povertà, la povertà é un fenomeno complesso e pertanto viene definita in diversi modi. L’ approccio unidimensionale intende la povertà come mancanza di benessere economico, ossia come la caduta di un indicatore monetario al disotto di una la linea di povertà; l’approccio multidimensionale estende il numero di dimensioni definendo e misurando la povertà su una molteplicità di variabili (l’impossibilita di soddisfare i propri bisogni primari, la mancanza di risorse economiche, la mancanza di istruzione e di abilità lavorative, una salute precaria, la malnutrizione, ecc...).
• Stabilire un indicatore del benessere, la povertà è un fenomeno multidimensionale, dunque è possibile utilizzare molteplici indicatori del benessere (consumi, il reddito, la mortalità infantile, la speranza di vita,ecc..), tuttavia la scelta si limitata fra reddito o spesa.
• Scegliere l’unità d’analisi, cioè scegliere se considerare la povertà come un fenomeno che agisce a livello individuale o a livello familiare.
• Individuare una soglia di povertà, vale a dire in che modo dividere la popolazione di riferimento in poveri o non poveri, una soglia di povertà è una linea fissata convenzionalmente che rappresenta la quota di reddito necessaria a raggiungere un livello minimo di qualità della vita considerata accettabile e che pertanto divide i poveri dai non poveri. Le alternative sono due: soglie di povertà assolute e soglie di povertà relative.
• I diversi indici di povertà, dai diversi approcci al concetto di povertà emergono altrettante famiglie di indici di misurazione. In primo luogo gli indici legati al reddito (Head count index, Poverty gap index, Squared Poverty Gap Index) seguiti dai cosiddetti indicatori non monetari e dalle misure multi dimensionali formulate dall’UNDP (IPU-1, IPU-2).
• Targeting poverty, è possibile definire un target come il preciso livello di un indicatore, per una determinata categoria di persone, che un paese o una qualsiasi comunità si prefigge di raggiungere attraverso una politica pubblica in un determinato periodo di tempo, dei target chiari e precisi giocano un ruolo importante nell’attività di policy making.

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INTRODUZIONE Negli ultimi cinquant’anni la percentuale di popolazione povera nel mondo è notevolmente diminuita passando dal 55% circa del 1950 al 23,2% del 1999. La gran parte dei progressi sono avvenuti prima degli anni novanta, ma anche nel decennio scorso la popolazione povera è diminuita a ritmi spediti. Il dato del 1990 era, infatti, superiore di quasi 6,5 punti percentuali a quello del 1999. A causa della crescita della popolazione mondiale, il numero assoluto dei poveri mostra, però, un andamento assai meno favorevole nel corso degli ultimi cinquant’anni, ma fra il 1990 e il 1999 si sarebbe verificata una diminuzione di circa 120 milioni di unità. Per effetto di queste tendenze si ritiene che nel 1999 fossero meno di 1 miliardo e 200 milioni le persone che disponevano di meno di un dollaro al giorno, (UNDP, 2003). Una lettura più approfondita dei dati su scala regionale rileva, però, realtà e tendenze disomogenee. Tra le grandi regioni del globo, nel 1999 era l’Asia Meridionale quella nella quale viveva il maggior numero di poveri: 448 milioni. Seguono l’Africa Sub-Sahariana, l’Asia Orientale nel suo complesso, cioè con la Cina, e l’America Latina. Secondo i criteri di misurazione della Banca Mondiale i poveri sono praticamente assenti nei paesi avanzati, anche se una concezione relativa della povertà permetterebbe di individuare un consistente numero dei poveri anche nei paesi avanzati. In termini dinamici, cioè in riferimento agli interi anni novanta, il primo aspetto da sottolineare è la straordinaria riduzione del numero dei poveri in Cina passati dai 375 milioni del 1990 ai 212 del 2001, quindi con un calo di oltre 150 milioni. Riduzioni notevoli si sono avute anche in un altro grande paese asiatico: l’India, dove i poveri sono passati dal 40 % della popolazione nel 1990 al 28,6 % del 2001, (Banca Mondiale, 2005). In entrambi i paesi la causa fondamentale di tale riduzione è stata una 4

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