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La Dottrina Eisenhower Genesi e Sviluppi 1956 - 1958

La tesi tratta della Dottrina Eisenhower, quindi dell'ingresso della superpotenza americana in Medio Oriente in seguito alla crisi di Suez del 1956, che segnò il declino delle vecchie potenze europee nell'area.
Il primo capitolo tratta gli elementi causali, in particolar modo le ragioni che spinsero Eisenhower a elaborare una dottrina per il Medio Oriente alla luce anche degli interessi petroliferi e dello scenario internazionale. Il secondo capitolo analizza l'impatto della Dottrina nei paesi del Medio Oriente, in particolar modo il suo scontro con il nazionalismo arabo di Nasser. Il terzo capitolo infine tratta dell'applicazione pratica della Dottrina con il conseguente intervento armato anglo-americano nella crisi libanese e giordana del 1958, e si chiude con un analisi sulle ragioni del fallimento della suddetta dottrina.

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1 INTRODUZIONE Il concetto di “dottrina” ha acquisito nel tempo molteplici significati, che si sono sviluppati da quello originario, etimologico, del latino doctrina, da doceo “insegno”. Il significato primo del termine è strettamente legato alla religione, e di questa indica l’insieme degli insegnamenti dogmatici e morali e delle norme liturgiche, e infine anche il testo che li raccoglie. Nel linguaggio politico, invece, la voce “assume particolare significato specialmente nel linguaggio diplomatico americano, dove designa l’enunciazione formale, da parte di un capo di stato o di un uomo politico responsabile, della linea politica a cui il suo paese si atterrà riguardo un dato settore delle relazioni internazionali” 1 . Ciò che rende assolutamente peculiare l’esperienza americana è che il concetto di “dottrina” è pensato in modo da agire in maniera duplice. Da un lato, interviene sull’ hic et nunc, sul contingente specifico, in modo da legittimare una situazione che si è venuta a creare. In seguito, serve a determinare una politica di ampio respiro, protratta a tempo indefinito, per tutti i casi che appaiano simili o relazionabili tra loro, intendendo costituire un formale precedente che vincoli ed indirizzi l’azione dei successori nella soluzione dei casi analoghi. Appare singolare che gli Stati Uniti, un paese relativamente giovane a livello istituzionale, prudentemente e nel contempo ostinatamente arroccato nel suo isolamento, che assunse solo nel secondo dopoguerra il ruolo di potenza egemone dell’Occidente, abbiano sempre privilegiato, nel corso della loro giovane storia, nel loro approccio alle questioni internazionali lo strumento delle “dottrine”, cioè di politiche che affrontando il caso specifico ponessero però le basi di una politica di più ampio respiro. Il debutto degli Stati Uniti sulla scena internazionale è sancito dalla Dottrina Monroe, varata nel 1823, secondo la quale gli Stati Uniti, volendo affermare l’indipendenza delle nazioni del Nuovo Mondo, avrebbero considerato il tentativo di ingerenza da parte delle potenze coloniali europee “in qualsiasi porzione di questo emisfero come pericoloso per la nostra pace e per la nostra sicurezza” 2 . Sperando di evitare un vuoto di potere in una regione la cui importanza strategica stava diventando vitale, inoltre, la Casa Bianca decise nel Marzo 1947 di subentrare agli impegni economici e militari della Gran Bretagna in Grecia e Turchia sotto gli auspici della Dottrina Truman, al fine di far fronte alle possibili minacce di sovversione e di aggressione comunista . Durante l’amministrazione repubblicana di Eisenhower, invece, le “dottrine” che vengono enunciate e che verranno ricordate per la loro rilevanza sono due, la Dottrina di Formosa e la Middle East Resolution, meglio nota come Dottrina Eisenhower. La cosiddetta Dottrina di Formosa, elaborata nel Gennaio 1955, autorizzava il presidente ad impiegare le forze armate degli Stati Uniti allo scopo di proteggere l’isola di Formosa e le isole Pescadores da qualsiasi attacco armato, in particolare da parte della Repubblica Popolare Cinese. 1 NORBERTO BOBBIO, NICOLA MATTEUCCI, GIANFRANCO PASQUINO, ‘Dottrina’, in Il Dizionario di Politica, UTET, Torino, 2004, pag. 300. 2 Citazione tratta da DOUGLAS LITTLE, American Orientalism, The United States and the Middle East Since 1945, The University of North Carolina Press, Chapel Hill, London, 2002, pag. 118.

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