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La Chiesa Anglicana e il sacerdozio femminile

Negli ultimi trenta anni si è consumata una silenziosa rivoluzione, che ha portato le donne di molti paesi nel mondo a raggiungere una posizione di parità.
Il notevole ritardo con cui si è pervenuti a riconoscere alle donne i propri diritti in ambito religioso è dovuto soprattutto alle forti resistenze inerenti la ripulsione per ogni tipo di cambiamento delle tradizionali strutture ecclesiastiche.
Fortunatamente, c’è stata la rimozione di questo ritardo culturale irragionevole che perpetrava un’ingiustizia nei confronti delle donne.
Il sacerdozio femminile ha richiesto una trasformazione del modo di percepire, di sentire, di pensare e ha implicato di conseguenza la trasformazione delle stesse strutture della Chiesa anglicana.
Il sacerdozio femminile non è una materia legale o razionale.
Il processo di trasformazione ha richiesto una vera e propria conversione, una sfida da accettare e ha comportato la scoperta di un nuovo di lavorare all’interno della comunità ecclesiastica, sempre nell’interesse del Regno Unito.
Questa sfida, insieme con l’opportunità data dal nuovo modo di intendere il ministero sacerdotale, ha rivalutato il cuore della tradizione religiosa femminile e soprattutto il posto della donna nella storia biblica.
Il cambiamento significativo è stato proprio nell’uso del linguaggio finalmente comprensivo di termini sia maschili sia femminili, e dei simboli.
La rivalutazione dei simboli femminili non deve essere vista solo nell’ottica di un miglioramento dei rapporti all’interno della Chiesa anglicana, ma nell’interesse delle donne di tutto il mondo e di ogni condizione sociale e civile.
È, ormai, inevitabile che la Chiesa debba giocare un ruolo sempre più pubblico. Spesso pensiamo che la Chiesa deve parlare alla società, anche se poi la verità è che la Chiesa deve parlare per la società, deve essere sua interprete sottolineando il movimento dinamico della società e comunicando con un linguaggio simbolico onnicomprensivo di ogni aspetto della vita umana e nel quale ogni essere umano possa ritrovarsi.
Tutta la Comunità Anglicana ha voluto dare alle donne una possibilità per far sentire la loro voce e di cantare la canzone della loro liberazione.
In questo cammino le donne sono state supportate da una legislazione scrupolosa e attenta alle nuove esigenze che andavano emergendo. Anche se si deve ammettere che i cambiamenti legislativi non possono da soli alterare le attitudini di un popolo, la mentalità di un popolo. Spesso, infatti, si verifica una discrepanza tra il contenuto di una legge e il contesto sociale nel quale la stessa va ad operare.
Le maggiori difficoltà, in ordine all’ordinazione sacerdotale delle donne, sono arrivate da una cultura troppo scettica e conservatrice e la decisione storica dell’11 novembre 1992 del Sinodo generale della Chiesa anglicana d’Inghilterra ha contribuito al suo superamento ridisegnando i rapporti tra uomini e donne, non solo in ambito religioso.
La Chiesa anglicana inglese nel prossimo futuro dovrà, comunque, affrontare un’ulteriore sfida che la porterà ad eguagliare le altre Chiese della Comunità Anglicana.
La sfida è nel riconoscimento pieno alle donne in relazione alla possibilità di accedere anche al ministero episcopale, un ruolo simbolo di una completa comunione tra la Chiesa anglicana inglese e la Chiesa universale.
L’esperienza del ministero femminile rappresenta un prezioso arricchimento per le Chiese che lo hanno accolto: si può dire che ha lasciato una sua impronta particolare sull’interpretazione della Bibbia, sulla riflessione teologica e sulla vita concreta delle Chiese.
Il pastorato può in tal modo diventare una testimonianza specifica che viene resa dalle Chiese episcopali in questo momento storico, in una parte del mondo, per una diversa concezione del ministero cristiano, per svolgere fino in fondo il loro ruolo profetico.
L’ordine sociale costruito a misura dell’uomo e codificato attraverso i secoli nel pensiero e nella prassi delle Chiese non è mai riuscito a soffocare le spinte egualitarie del messaggio evangelico.
Le donne pastore dovranno dare un contributo importante alla Chiesa tutta. Attraverso la loro interpretazione delle Scritture e la loro riflessione teologica dove rimane centrale l’annuncio della Parola di Dio; aspetti nuovi del Vangelo saranno messi in risalto e altri aspetti più conosciuti riceveranno un’interpretazione nuova, sempre all’insegna dell’esperienza variegata delle donne.
In questo modo la percezione femminile della realtà, in tutta la sua ricchezza, otterrà il suo spazio pubblico e riconosciuto al centro del cristianesimo.
Alla fine del secondo millennio le Chiese si trovano dunque davanti ad uno spartiacque.

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1 CAPITOLO PRIMO PROFILI ORGANIZZATIVI E RIFLESSIONI STORICO- TEOLOGICHE SUL SACERDOZIO NELLA CHIESA ANGLICANA D’INGHILTERRA 1.1 ORGANIZZAZIONE E AMMINISTRAZIONE NELLA CHIESA D’INGHILTERRA La Chiesa anglicana, corporation dello Stato inglese, possiede un’organizzazione molto profonda, centralizzata e democratica 1 . È un’organizzazione democratica fondata sull’ufficio del vescovo la cui nomina spetta formalmente al sovrano –in realtà al primo ministro - ma deve altresì essere accettata dal decano e dal capitolo della diocesi, come pure dall’arcivescovo della Provincia: di York o di Canterbury. Pertanto la struttura del clero inglese si presenta articolata in tre principali ordini ecclesiastici: i vescovi, i pastori e i diaconi. Gli ecclesiastici e i pastori sono nominati dai “protettori”, ma i parrocchiani possono opporsi a tale nomina. I principali protettori sono: la corona, i suoi ministri, gli arcivescovi e i vescovi, i capitoli, alcune università e collegi, che controllano le nomine senza consultare i parrocchiani. A partire dal 1931 i laici possono far sentire la loro voce nella designazione degli ecclesiastici, e i vescovi possono respingere le nomine che non sono di loro gradimento. Quindi il laicato femminile e maschile ha una parte sempre più importante nell’organizzazione e nell’amministrazione della Chiesa anglicana. La struttura della Chiesa anglicana si è ispirata sempre più alla struttura politica dell’Inghilterra. A conferma di ciò, nel 1919 si creò l’Assemblea della Chiesa (Church Assembley), quasi sull’esempio del parlamento di Westminster, poiché comporta una Camera dei lords, detta Camera alta, in cui siedono i vescovi nominati a vita, e una Camera bassa, o Camera del clero, composta in numero per lo meno uguale di membri eletti e di membri ex-officio. Ma – e qui cessa il paragone con Westminster - venne costituita anche una terza Camera quella dei laici di entrambi i sessi, in ciascuna parrocchia con suffragio indiretto. La presenza dei laici può essere spiegata riferendosi alla concezione del “sacerdozio universale” tipica di tutte le Chiese 1 Cfr. A. TOLEDANO, L’Anglicanesimo di Andrea Toledano, Catania, Ed.Paoline, 1957, p.121.

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Parole chiave

anglicanesimo
diritto ecclesiastico comparato
sacerdotesse
sacerdozio femminile
condizione femminile
diritto ecclesiastico
chiesa anglicana
sacerdozio

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