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L'elettorato di centro-sinistra alla prova delle primarie 2005. Un'analisi del voto

Dopo un capitolo introduttivo nel quale si spiega cosa sono le elezioni primarie, la parte centrale della tesi è costituita da un'analisi del voto delle elezioni primarie de L'Unione svoltesi il 16 ottobre 2005. In quella data per la prima volta in Italia una coalizione politica ha affidato ai suoi elettori, attraverso consultazioni primarie, la scelta del proprio candidato premier alle successive elezioni politiche.
Svolgendo un’analisi approfondita del dato disaggregato (con le caratterizzazioni nei risultati locali da esso messe in evidenza), i dati relativi la partecipazione al voto (particolarmente significativi in un’elezione di questo genere) e i risultati della consultazione, oltre ad essere effetto degli umori contingenti del corpo elettorale, appaiono inevitabilmente come il prodotto dei differenti contesti locali.
L’influenza delle esistenti subculture politiche territoriali, ovvero di particolari sistemi politici caratterizzati da un elevato grado di consenso per determinate forze (storicamente rintracciabili in particolare nelle regioni “rosse” del centro Italia e nella subcultura “bianca” delle aree del nord-est), essendo esse contraddistinte da una forte fedeltà al voto e da un alto grado di partecipazione, è infatti in qualche modo osservabile anche nei risultati del 16 ottobre 2005. Il peso del voto “clientelare”, tradizionalmente appannaggio di alcune forze politiche, è al contrario facilmente riscontrabile nel comportamento elettorale di alcune regioni del Mezzogiorno d’Italia.
Queste differenti forme di radicamento territoriale si sono riprodotte nel corso del tempo, sopravvivendo alle crisi istituzionali che hanno attraversato la storia d’Italia, e alle quali è seguito, ogni volta, l’emergere di nuovi sistemi partitici che sono andati a sostituire i precedenti (con la scomparsa e l’avvicendamento, o quantomeno la trasformazione, degli attori partitici oggetto del consenso).

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2 CAPITOLO I. LE PRIMARIE COME STRUMENTO DI LEGITTIMAZIONE DELLA LEADERSHIP 1. L’idea della democrazia diretta Il 16 ottobre 2005 per la prima volta in Italia una coalizione politica, l’Unione, ha affidato ai suoi elettori, attraverso consultazioni primarie, la scelta del proprio candidato premier alle successive elezioni politiche. Questo strumento di selezione popolare delle candidature, di importazione statunitense (dove troviamo il “prototipo” dell’istituto delle primarie), non era però una completa novità in Italia, essendo già stato precedentemente utilizzato in occasione della scelta di candidati per altri tipi di elezione. Il precedente italiano più importante, nonché più celebre, si può infatti senz’altro individuare nelle consultazioni primarie, organizzate dall’Unione e svoltesi il 16 gennaio 2005, per la scelta del candidato della coalizione a Presidente della Regione Puglia fra Nichi Vendola (poi risultato vincitore) e Francesco Boccia, alle successive elezioni del 3 e 4 aprile. Un trend abbastanza netto e inequivocabile si può poi osservare nella scelta dei leader (di partito o candidati alla premiership), nelle altre democrazie occidentali: la democratizzazione crescente dei processi di selezione. Le ragioni di fondo stanno nelle trasformazioni profonde della politica contemporanea. La politica nelle democrazie diviene sempre più focalizzata sulla personalità dei candidati. Il partito o la coalizione si identifica sempre più strettamente con il suo leader. La presenza dei mass media, e in particolare della televisione, favorisce il fenomeno come mai nel passato. I partiti tradizionali perdono iscritti ed elettori, aumenta la volatilità elettorale, nuovi competitori, magari con leader carismatici, irrompono sempre più nei sistemi democratici, i cittadini esprimono crescente sfiducia e distacco verso i partiti, anche a causa degli scandali e della corruzione politica. Onde “sussultorie” di populismo e di qualunquismo si diffondono in relazione

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