L'attuazione delle sentenze della Corte EDU. Un'analisi comparata della situazione italiana e polacca
Il tema principale della tesi è un'analisi comparata di due sentenze fondamentali nella giurisprudenza della Corte di Strasburgo e delle differenze di applicazione delle norme CEDU e dell'esecuzione delle sentenze della stessa Corte da parte di Italia e Polonia, paesi a cui si rfieriscono le due sentenze prese in esame.
L’obiettivo di questo lavoro è stato porre l’attenzione sulla tutela dei diritti dell’uomo, sulla struttura della CEDU, sui meccanismi di funzionamento della Corte di Strasburgo e sulle modifiche introdotte negli anni. Un’attenzione particolare è stata rivolta all’Italia e alla Polonia e su come questi paesi si pongono nei confronti del sistema di tutela dei diritti dell’uomo, se sono rispettosi dei principi della CEDU e se danno corretta esecuzione delle sentenze della Corte.
Infatti, il sistema giurisdizionale della CEDU è aperto e tutti i cittadini dei paesi che hanno sottoscritto la convenzione e offre un valido sistema di garanzie a cui gli individui possono rivolgersi.
Con il tempo la CEDU e, soprattutto la struttura della Corte, hanno subito importanti modifiche, rese necessarie dall’aumento degli Stati contraenti e di conseguenza dei cittadini ricorrenti. Si stima che il sistema della CEDU sia aperto a un numero potenziale di ottocento milioni di persone. Le modifiche più importanti sono state introdotte con i Protocolli XI e XIV, che hanno cambiato la struttura della Corte introducendo la Corte unica e una serie di accorgimenti per snellire i procedimenti e i tempi dei ricorsi.
Il Protocollo XI, però, si è ben presto rivelato inadeguato e l’obiettivo di accelerare i tempi delle decisioni non è stato raggiunto. E da qui la necessità di una ulteriore riforma, che si è avuta con il Protocollo XIV. Infatti, oltre al mantenimento della Corte unica sono state introdotte tutta una serie di misure per prevenire le violazioni a livello nazionale, migliorare le vie di ricorso interne, introducendo una sorta di filtro per i ricorsi individuali, in modo che prima di rivolgersi alla Corte di Strasburgo, sia offerta la possibilità di risoluzione della violazione a livello nazionale, nonché migliorare il sistema di esecuzione delle sentenze. Si introduce il giudice in composizione monocratica, avente la sola competenza di dichiarare irricevibili i ricorsi o cancellarli dal ruolo dove non risulti necessaria altra indagine. L’obiettivo è far fronte più velocemente al gran numero di ricorsi manifestatamente irricevibili.
La Corte non si occupa solo dei ricorsi, ma deve anche vigilare sulle azioni degli Stati contraenti, verificando se non violino i principi della CEDU e se danno corretta esecuzione delle sentenze.
L’analisi affrontata si basa proprio su due importanti sentenze, che hanno avuto come protagonisti l’Italia e la Polonia. Non si tratta di una comparazione, bensì di una panoramica su due sentenze importanti nella storia della CEDU e delle ripercussioni nei rispettivi paesi
È stato interessante constatare le differenze dei due ordinamenti e di come i due paesi si pongono nei confronti della tutela dei diritti dell’uomo. È emerso un fattore comune: sia l’Italia che la Polonia non si sono rivelati particolarmente diligenti nell’esecuzione delle sentenze emesse nei loro confronti dalla Corte di Strasburgo. Entrambe sono state spesso sollecitate ad introdurre nei propri ordinamenti misure adeguate a contrastare la violazione dei principi della CEDU. Ci sono differenze anche per quanto riguarda il rango normativo e l’applicabilità diretta.
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Informazioni tesi
Autore: | Malgorzata Anna Serwa |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Cagliari |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Giacomo Biagioni |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 89 |
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