Skip to content

L'art. 75 della Costituzione: il referendum abrogativo. La disciplina normativa e i risvolti nel sistema politico.

L’istituto di democrazia diretta che affonda le sue radici più lontano nel tempo è sicuramente il referendum. Si pensi che in Svizzera esso viene utilizzato già nel 1874 e, comunque, la maggior parte degli Stati lo costituzionalizza tra il XIX° e il XX° secolo.
In Italia, l’Assemblea Costituente, all’alba del referendum istituzionale del 2 giugno 1946, si trova ad affrontare un profondo ed intenso dibattito, per l’introduzione nella Costituzione dell’istituto referendario, tra una generale diffidenza dovuta alla ferita fresca dell’autoritarismo fascista ed una voglia di innovazione in senso fortemente democratico. Il frutto del compromesso tra le forze politiche fu, dopo molte scremature, l’introduzione della sola tipologia abrogativa nell’art. 75, il quale, dopo aver disciplinato i tratti essenziali di tale istituto, lascia al legislatore l’attuazione della disciplina normativa, al fine di porre in essere l’iter di svolgimento delle consultazioni referendarie.
Si attesero ben ventidue anni (tant’è che c’era chi parlava di abrogazione costituzionale tacita del referendum) perché fosse approvata la legge di disciplina del referendum - la legge 352/1970 -, la quale, pur con le molte incoerenze e lacune, regolò dettagliatamente le varie fasi del procedimento referendario, dalla fase della richiesta alla fase dei controlli, fino alla proclamazione dei risultati.
Senza dilungarci sugli aspetti tecnici, merita ricordare l’importanza delle fasi di controllo sia da parte dell’Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di cassazione, che da parte della Corte costituzionale. E’ indubbio che il ruolo svolto dalla Corte costituzionale sia fondamentale, poiché finalizzato non solo a porre in essere un giudizio di ammissibilità sulla base del semplice riscontro che il quesito non riguardi le materie esplicitamente vietate dall’art. 75, bensì alla corrispondenza del quesito con i criteri di omogeneità, chiarezza e coerenza (proprio per evitare che gli elettori si trovino di fronte a domande incomprensibili). A partire dagli anni ’70, la Corte ha evoluto notevolmente il suo giudizio di ammissibilità, nel senso che ha apportato variazioni ai metodi con cui decidere sui quesiti, anche alla luce di cambiamenti socio-politici non indifferenti. E’ opportuno ricordare come, uno dei punti chiave dell’operato della Corte, sia sempre stato il divieto di porre in essere quesiti manipolativi, cioè quei quesiti in grado, attraverso l’abrogazione di parti della normativa, di dar vita ad una nuova disciplina, completamente diversa dall’originaria. Si noterà, nella lettura dell’elaborato, che per i referendum in materia elettorale, questo principio viene meno, proprio a causa di chiare disposizioni contenute nelle sentenze della Consulta.
La trattazione della tesi prosegue affrontando il rapporto tra l’istituto referendario e la rappresentanza, cioè dal raffronto tra uno strumento idoneo a porre in essere la volontà popolare e l’operato degli organi rappresentativi, tra l’opinione di quella parte della dottrina che è convinta dell’esistenza di un’antinomia tra i due istituti e quella di chi, al contrario, ne vede una complementarità ed integrazione, tesa a sopperire alle mancanze degli organi rappresentativi.
La parte finale dell’elaborato tratta di alcuni aspetti legati all’istituto referendario, dalla questione del quorum di partecipazione ai costi legati alla democrazia, dall’impatto politico del referendum (quindi della valutazione degli effetti politici del referendum e non solo di quelli giuridici derivanti dall’abrogazione), alla valutazione di eventuali strumenti anche migliori della consultazione referendaria.
In conclusione, merita ricordare che la storia italiana ha visto nascere oltre 60 consultazioni e che, gli ultimi dieci anni sono stati caratterizzati dal complessivo fallimento di esse, per mancato raggiungimento del quorum: da questo quadro, ogni lettore è libero di trarne le proprie conclusioni, ma è indubbio che sia necessario muoversi, in un modo o nell’altro, al fine di “rinvigorire” uno degli strumenti di democrazia diretta a mio avviso più efficaci ed importanti, restituendogli i caratteri che possedeva fino alla fine degli anni ’80.

CONSULTA INTEGRALMENTE QUESTA TESI

La consultazione è esclusivamente in formato digitale .PDF

Acquista
Mostra/Nascondi contenuto.
1 INTRODUZIONE All’alba del referendum istituzionale del 2 giugno 1946, i padri fondatori della Costituzione si trovarono a dover fare i conti con l’inserimento, all’interno della Carta costituzionale, di un istituto in grado, cinquant’anni più tardi, di dar vita persino a grandi riforme riguardanti anche la stessa Costituzione. Essi si avvicinarono a tale istituto con molta cautela, freschi di una ferita ancora aperta provocata dal fascismo rispetto ad ipotesi di coinvolgimento diretto del popolo nelle decisioni politiche, ma convinti che un simile contrappeso avrebbe dato un connotato di modernità e di garanzia più deciso alla nascente Repubblica. Il dibattito fu molto animato e si suddivise in tre fasi: prima nella II Sottocommissione, poi nella Commissione dei 75, ed infine nell’assemblea plenaria. Era evidente che in un sistema basato sul delicato equilibrio tra organi istituzionali, l’introduzione del referendum quale strumento di espressione della volontà popolare, avrebbe potuto compromettere tale equilibrio1. La memoria del “si” alla Repubblica giocò un ruolo ambiguo nelle aspettative dei neonati partiti politici: le sinistre da un lato lo temevano quale espediente per scavalcare il Parlamento ed i partiti di centro dall’altro lo paventavano come strumento di ostruzionismo alla gestione del potere; come per molti altri aspetti discussi in quella sede, anche 1 A. Chimenti, Storia dei referendum, edizioni Laterza, Milano 1999, pp. 3-4.

CONSULTA INTEGRALMENTE QUESTA TESI

La consultazione è esclusivamente in formato digitale .PDF

Acquista

FAQ

Per consultare la tesi è necessario essere registrati e acquistare la consultazione integrale del file, al costo di 29,89€.
Il pagamento può essere effettuato tramite carta di credito/carta prepagata, PayPal, bonifico bancario.
Confermato il pagamento si potrà consultare i file esclusivamente in formato .PDF accedendo alla propria Home Personale. Si potrà quindi procedere a salvare o stampare il file.
Maggiori informazioni
Ingiustamente snobbata durante le ricerche bibliografiche, una tesi di laurea si rivela decisamente utile:
  • perché affronta un singolo argomento in modo sintetico e specifico come altri testi non fanno;
  • perché è un lavoro originale che si basa su una ricerca bibliografica accurata;
  • perché, a differenza di altri materiali che puoi reperire online, una tesi di laurea è stata verificata da un docente universitario e dalla commissione in sede d'esame. La nostra redazione inoltre controlla prima della pubblicazione la completezza dei materiali e, dal 2009, anche l'originalità della tesi attraverso il software antiplagio Compilatio.net.
  • L'utilizzo della consultazione integrale della tesi da parte dell'Utente che ne acquista il diritto è da considerarsi esclusivamente privato.
  • Nel caso in cui l’utente che consulta la tesi volesse citarne alcune parti, dovrà inserire correttamente la fonte, come si cita un qualsiasi altro testo di riferimento bibliografico.
  • L'Utente è l'unico ed esclusivo responsabile del materiale di cui acquista il diritto alla consultazione. Si impegna a non divulgare a mezzo stampa, editoria in genere, televisione, radio, Internet e/o qualsiasi altro mezzo divulgativo esistente o che venisse inventato, il contenuto della tesi che consulta o stralci della medesima. Verrà perseguito legalmente nel caso di riproduzione totale e/o parziale su qualsiasi mezzo e/o su qualsiasi supporto, nel caso di divulgazione nonché nel caso di ricavo economico derivante dallo sfruttamento del diritto acquisito.
L'obiettivo di Tesionline è quello di rendere accessibile a una platea il più possibile vasta il patrimonio di cultura e conoscenza contenuto nelle tesi.
Per raggiungerlo, è fondamentale superare la barriera rappresentata dalla lingua. Ecco perché cerchiamo persone disponibili ad effettuare la traduzione delle tesi pubblicate nel nostro sito.
Per tradurre questa tesi clicca qui »
Scopri come funziona »

DUBBI? Contattaci

Contatta la redazione a
[email protected]

Ci trovi su Skype (redazione_tesi)
dalle 9:00 alle 13:00

Oppure vieni a trovarci su

Parole chiave

l'art. 75 della costituzione
quorum referendum
quorum referendum abrogativo
referendum
referendum abrogativi
referendum abrogativo

Tesi correlate


Non hai trovato quello che cercavi?


Abbiamo più di 45.000 Tesi di Laurea: cerca nel nostro database

Oppure consulta la sezione dedicata ad appunti universitari selezionati e pubblicati dalla nostra redazione

Ottimizza la tua ricerca:

  • individua con precisione le parole chiave specifiche della tua ricerca
  • elimina i termini non significativi (aggettivi, articoli, avverbi...)
  • se non hai risultati amplia la ricerca con termini via via più generici (ad esempio da "anziano oncologico" a "paziente oncologico")
  • utilizza la ricerca avanzata
  • utilizza gli operatori booleani (and, or, "")

Idee per la tesi?

Scopri le migliori tesi scelte da noi sugli argomenti recenti


Come si scrive una tesi di laurea?


A quale cattedra chiedere la tesi? Quale sarà il docente più disponibile? Quale l'argomento più interessante per me? ...e quale quello più interessante per il mondo del lavoro?

Scarica gratuitamente la nostra guida "Come si scrive una tesi di laurea" e iscriviti alla newsletter per ricevere consigli e materiale utile.


La tesi l'ho già scritta,
ora cosa ne faccio?


La tua tesi ti ha aiutato ad ottenere quel sudato titolo di studio, ma può darti molto di più: ti differenzia dai tuoi colleghi universitari, mostra i tuoi interessi ed è un lavoro di ricerca unico, che può essere utile anche ad altri.

Il nostro consiglio è di non sprecare tutto questo lavoro:

È ora di pubblicare la tesi