L'adesione della Comunità europea alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo
L’adesione della Comunità alla Convenzione Europea dei Diritti dell’uomo è un tema ricorrente da circa trent’anni. Il punto di partenza è noto: nei Trattati istitutivi delle Comunità europee non c’è una dichiarazione o un catalogo di diritti fondamentali da rispettare, analogo a quello che si trova nelle costituzioni nazionali, o che è espresso in testi internazionali come la CEDU, appunto, o la Carta sociale europea.
L’assenza di un sistema specificamente comunitario di protezione dei diritti dell’uomo non sorprende se si fa riferimento agli obiettivi originari della Comunità; tuttavia, l’estensione progressiva delle competenze comunitarie, attraverso l’art. 235 del Trattato CEE e attraverso la revisione dei Trattati, costituiscono altrettante occasioni possibili per il diritto comunitario di minacciare i diritti dell’uomo.
A risolvere una situazione che minacciava il primato, ancora incerto, del diritto comunitario sui diritti nazionali, è intervenuta la giurisprudenza delle Corte di giustizia delle Comunità europee in materia di diritti fondamentali. Sviluppatasi in rapporto dialettico con le Corti costituzionali tedesca e italiana, la giurisprudenza della Corte si basa su tre pilastri: i principi generali comuni ai diritti degli Stati membri, la CEDU e il diritto comunitario. Quest’ultimo si è arricchito di riferimenti sempre più vincolanti al rispetto dei diritti dell’uomo. L’adesione della Comunità alla CEDU sembrerebbe dunque rappresentare il prolungamento naturale dell’incorporazione delle garanzie materiali della Convenzione nel diritto comunitario.
Ma la CGCE, adita dal Consiglio ai sensi dell’art. 228§6 del Trattato CEE, ha reso un parere negativo sulla compatibilità dell’adesione alla CEDU con il Trattato istitutivo della Comunità europea. Secondo la Corte di Giustizia, una tale adesione non rientra fra le competenze della Comunità così come essa è oggi; neppure il ricorso all’articolo 235 sarebbe base giuridica sufficiente e adeguata su cui fondare l’adesione. Ciò significa che la possibilità di aderire alla CEDU è ormai subordinata a una revisione del Trattato, secondo la procedura prevista dall’’art. N del Trattato UE. La Corte di giustizia rinvia così la soluzione del problema dell’adesione al mondo politico; e cioè, praticamente, alle calende greche.
L’adesione della Comunità alla Convenzione diventa invece ogni anno più necessaria. Infatti, con il Trattato di Maastricht l’ordinamento comunitario è ormai pervenuto ad un livello di complessità e di incidenza sulle posizioni dei singoli che non può più prescindere da un efficace sistema di tutela dei diritti soggettivi di questi ultimi.
Nelle pagine che seguono ci chiederemo se i diritti dell’uomo sono sufficientemente protetti nell’ordine giuridico comunitario, poiché dalla risposta a questa domanda dipende quella dell’opportunità di una eventuale adesione della Comunità alla Convenzione. Analizzeremo poi il parere 2/94 della Corte di Giustizia. In conclusione, si cercherà di riflettere sulle possibilità di migliorare la protezione dei diritti fondamentali nell’ordine giuridico comunitario, dopo il parere 2/94 e alla luce delle modifiche apportate al diritto comunitario dal Trattato di Amsterdam.
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Informazioni tesi
Autore: | Maria Teresa Capula |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1997-98 |
Università: | Università degli Studi di Sassari |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Stefania Bariatti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 88 |
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