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Il sociale che lavora in "rete". Un cambiamento di forma mentis significativo all'interno del sistema di welfare

Il presente lavoro si pone l’obiettivo di analizzare, comprendere e discutere “l’intervento di rete” all’interno del lavoro sociale. Esso, sicuramente, non esaurisce l’intero argomento del lavoro di rete ma vuole essere un’occasione per effettuare alcune riflessioni sui punti fondamentali della materia.
L’interesse per il lavoro di rete è scaturito da un’attenta lettura della situazione organizzativa in cui versano i servizi sociali, in Italia ma anche di là dei suoi confini geografici.
Servizi e operatori sociali non sempre hanno consapevolezza sulla fondamentale importanza del lavorare all’insegna dell’integrazione e della concertazione delle risorse disponibili. Non sempre si prende coscienza delle tante possibilità di cura che possono provenire partendo dal “basso”, cioè, partendo dai bisogni effettivi del territorio, facendo “rete” intorno al disagio sociale evitando, così, che possa trasformarsi in esclusione sociale.
Le reti sociali sono al centro di un interesse crescente non solo da parte di chi si propone di fare ricerche e studi approfonditi ma anche da parte di chi opera e sperimenta le teorie sul “campo” – operatori sociali in generale e assistenti sociali in particolare. Infatti, i professionisti riscoprendo e valorizzando i reticoli sociali sono stimolati ad interagire con essi affinché le situazioni di bisogno non siano risolte solo attraverso lo sforzo tecnico e formale dei servizi ma anche attraverso l’azione congiunta di altre relazioni di aiuto formali ed informali.
L’intervento di rete è una nuova strategia, un nuovo modo di pensare il lavoro sociale. L’operatore valorizzando l’azione dei legami naturali dei soggetti - reti informali - e le risorse delle relazioni interprofessionali tra i servizi - reti formali - cerca di accompagnare e stimolare un processo di crescita e di autonomia delle reti che porterà “benessere” non solo alle persone in difficoltà ma anche all’intera collettività.
Dalle esperienze sul campo ci si accorge che i nuovi bisogni sociali, insieme a quelli sanitari, raramente trovano soddisfazione dall’intervento posto in essere da parte di un’unica figura professionale. Tali bisogni richiedono lo sviluppo di un lavoro per progetti che vede ogni utente coinvolto nella costruzione di un programma personalizzato nel quale le diverse professioni - appartenenti ad un medesimo servizio, équipe o provenienti da istituzioni ed agenzie diverse - apportano il proprio contributo.
Il presente lavoro è diviso in tre parti.
Nella prima parte uno degli obiettivi è quello di spiegare cosa sia una rete sociale e quali siano le necessarie conoscenze per potere lavorare in rete. Inoltre, si descrivono i reali problemi organizzativi che i servizi possono incontrare nell’affrontare situazioni multiproblematiche che richiedono necessariamente l’apporto professionale di più Enti e operatori. Le teorie ed i concetti trattati sono significativi contributi di autori - italiani e non - che hanno affrontato il lavoro di rete non solo da un punto di vista teorico ma anche, e soprattutto, da un punto di vista pratico-esperieziale. La riflessione volge, poi, sulla possibilità che il lavoro di rete ha di essere sostenuto da alcune leggi dell’Ordinamento italiano. In tale direzione, si è posta particolare attenzione all’implementazione della legge quadro nr. 328 del 2000 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” e della legge nr. 285 “Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza”.
Nella seconda parte la riflessione sul lavoro sociale di rete diventa più concreta in quanto si fa particolare riferimento a come, e se, nel territorio crotonese, è considerata e applicata la strategia di rete dal complesso sistema dei servizi alla persona. Attraverso delle interviste fatte ad alcuni operatori sociali, appartenenti a diversi servizi, si è cercato di capire concretamente quali sono le dimensioni che favoriscono e/o ostacolano il “lavoro a rete” nella specifica realtà locale. Lo scopo è stato quello di comprendere:
se e come è stato consapevolizzato il concetto di “networking” a livello organizzativo da parte dei singoli Enti e degli operatori;
quali sono gli elementi che, nella particolare realtà crotonese, possono ostacolare e/o favorire i percorsi di crescita della comunità.
Nella terza parte si tirano le fila del lavoro compiuto attraverso delle personali riflessioni conclusive.

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3 Premessa Il presente lavoro si pone l’obiettivo di analizzare, comprendere e discutere “l’intervento di rete” all’interno del lavoro sociale. Esso, sicuramente, non esaurisce l’intero argomento del lavoro di rete ma vuole essere un’occasione per effettuare alcune riflessioni sui punti fondamentali della materia. L’interesse per il lavoro di rete è scaturito da un’attenta lettura della situazione organizzativa in cui versano i servizi sociali, in Italia ma anche di là dei suoi confini geografici. Servizi e operatori sociali non sempre hanno consapevolezza sulla fondamentale importanza del lavorare all’insegna dell’integrazione e della concertazione delle risorse disponibili. Non sempre si prende coscienza delle tante possibilità di cura che possono provenire partendo dal “basso”, cioè, partendo dai bisogni effettivi del territorio, facendo “rete” intorno al disagio sociale evitando, così, che possa trasformarsi in esclusione sociale. Le reti sociali sono al centro di un interesse crescente non solo da parte di chi si propone di fare ricerche e studi approfonditi ma anche da parte di chi opera e sperimenta le teorie sul “campo” – operatori sociali in generale e assistenti sociali in particolare. Infatti, i professionisti riscoprendo e valorizzando i reticoli sociali sono stimolati ad interagire con essi affinché le situazioni di bisogno non siano risolte solo attraverso lo sforzo tecnico e formale dei servizi ma anche attraverso l’azione congiunta di altre relazioni di aiuto formali ed informali. L’intervento di rete è una nuova strategia, un nuovo modo di pensare il lavoro sociale. L’operatore valorizzando l’azione dei legami naturali dei soggetti - reti informali - e le risorse delle relazioni interprofessionali tra i servizi - reti formali - cerca di accompagnare e stimolare un processo di crescita e di autonomia delle reti che porterà “benessere” non solo alle persone in difficoltà ma anche all’intera collettività.

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Informazioni tesi

  Autore: Roberto Taverna
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2003-04
  Università: Università degli Studi della Calabria
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze del servizio sociale
  Relatore: Marina Galati
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 117

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