Il Partito Socialista Italiano di fronte alla nascita del terrorismo (1969-1974)
La lunga stagione del terrorismo costituì un grande trauma per l’Italia repubblicana degli anni ’70. Il travagliato periodo politico accompagnato da una grave crisi economica coincise con la fase di incubazione e di insorgenza della violenza politica e della lotta armata, che durò all’incirca fino alla fine del 1974. L’avvio della stagione del terrorismo con l’eccidio di piazza Fontana nel dicembre 1969 chiamò tutti i partiti dell’arco costituzionale italiano al tentativo di comprenderne la natura per elaborare una propria strategia politica.
L’obiettivo di questa ricerca è quello di analizzare l’atteggiamento del Partito Socialista Italiano di fronte alla nascita del terrorismo in Italia, attraverso i suoi principali organi di stampa: l’“Avanti!” e “Mondoperaio”. Gli anni presi in considerazione da questo studio sono quelli compresi tra la strage di piazza Fontana (considerato dalla maggior parte degli storici il primo episodio significativo della “strategia della tensione”) e la fine del 1974, periodo nel quale la lotta armata subì duri colpi grazie alla repressione delle forze dell’ordine, ma dal quale contemporaneamente ripartì con rinnovato vigore.
Il Partito Socialista Italiano, per lo meno nella prima fase di questo lungo periodo che funestò l’Italia, quella che partì nel 1969 e si concluse alla fine del 1974, non diede delle risposte univoche. Il terrorismo, infatti, si presentò in una duplice veste: quella nera, di matrice neofascista, che godeva di ampie connivenze in diversi settori dello Stato, e quella rossa, rappresentata da alcuni giovani membri dei gruppi extraparlamentari di sinistra. L’atteggiamento del PSI nei confronti dei due estremismi fu differente, ma anche abbastanza coerente nel corso degli anni. Nel complesso nel partito di Nenni emersero sostanziali incomprensioni delle caratteristiche proprie degli episodi terroristici ed una considerevole sottovalutazione della pericolosità dell’estremismo di sinistra. La violenza politica, che fu decisamente e ripetutamente condannata dal PSI venne prevalentemente, o addirittura quasi interamente, attribuita ai gruppi dell’estrema destra e alle bande neofasciste. Si potrebbe sostenere che questa “miopia” fu il prodotto del rifiuto di considerare “di sinistra” coloro che ricorrevano alla violenza politica e dell’incapacità reale di comprendere la novità del fenomeno. La tesi degli opposti estremismi, che si andò definendo in quei mesi, fu respinta categoricamente dal Partito Socialista.
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Informazioni tesi
Autore: | Fabio Cianca |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Relazioni internazionali |
Relatore: | Anna Scarantino |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 152 |
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