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Guerra Preventiva - Lo Jus ad Bellum della Dottrina Bush e l’era Obama

Obiettivo del presente lavoro è riuscire a far chiarezza sulle implicazioni storiche di questa impostazione, sulla sua legittimità in base al diritto internazionale vigente, sull'eventuale influenza che certa dottrina afferma abbia avuto sulla formazione o cristallizzazione di nuove norme consuetudinarie internazionali e sulla sua possibile prosecuzione da parte dell'attuale presidente degli Stati Uniti Barack Obama, salutato dopo la sua elezione come il futuro difensore del pacifismo internazionalista dei Democrats, con oggi alle spalle un nuovo, discusso,intervento militare e quotidianamente costretto alla scottante gestione dei rapporti con l'Iran di Khamenei.

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6 Introduzione Più di sessant'anni sono passati dal 26 giugno del 1945 quando a San Francisco, 50 dei 51 paesi fondatori dell’ONU, firmarono il testo definitivo dello Statuto delle Nazioni Unite, segnando un passo storico per l'emancipazione dei popoli dagli orrori della seconda guerra mondiale, gettando le fondamenta di un nuovo regime di coesistenza pacifica tra gli stati e creando i presupposti di un sistema di sicurezza collettiva che, nelle intenzioni dei firmatari, “never intended to be an utopian exercise. It was meant to be a collective security system that worked”. 2 Il “banco di prova” post bellico contribuì a raffreddare l'entusiasmo di molti. Il mantenimento della pace imperniato sulla supremazia decisionale del Consiglio di Sicurezza si scontrò presto con le contrapposizioni di forze della Guerra Fredda, trasformando il sistema di veto dei membri permanenti in un ostacolo effettivo nonché in un costante deterrente all' organizzazione di azioni collettive in difesa della pace in base al dettato del Capitolo settimo della Carta, che prevede un sistema rimasto ampiamente inattuato. Tra alti e bassi il sistema di sicurezza collettiva dell’ ONU incentrato sullo Statuto è sopravvissuto nel suo apparato normativo arrivando fino ai nostri giorni invariato nella forma, accompagnato da crescenti dubbi espressi da una certa dottrina sulla sua applicabilità in un contesto storico totalmente diverso da quello della sua creazione. Pensato come un documento votato alla sicurezza degli Stati 3 venne configurato in modo da permettere di poter reagire collettivamente all’aggressione di uno Stato contro un altro, delineando un meccanismo di difesa collettiva allora coerente con le esigenze politico militari, ma oggi alle prese con una realtà tremendamente più complessa. Gli attori militari non statali, il terrorismo internazionale, la produzione su vasta scala di armi di distruzioni di massa ed il crimine organizzato transnazionale rappresentano, infatti, nuove problematiche non prevedibili al tempo della stesura dello Statuto, nuovi pericoli che indeboliscono la capacità di difesa delle strutture statuali tradizionali, portando lo Stato a reagire attraverso azioni al di fuori o contro le normative della Carta e del diritto internazionale vigente. Al termine del secondo conflitto mondiale sembrava fosse giunto il momento in cui gli Stati avrebbero dovuto rinunciare all’uso arbitrario della forza in difesa dei propri interessi, proposito che l'allora presidente degli Stati Uniti Truman sintetizzò nelle parole: “we all have to recognize, no matter how great our strength, that we must deny ourselves the licence to do always as we please” 4 In tempi recenti questi presupposti hanno traballato sotto il peso dei colpi del realismo 2 A more secure world: Our shared responsibility, Report of the High-level Panel on Threats, Challenges and Change (2004) p. 13 http://www.un.org/secureworld/report3.pdf 3 Ibidem p. 15 4 President Harry S. Truman; Address in San Francisco at the Closing Session of the United Nations Conference, 26/06/1945 http://www.trumanlibrary.org/publicpapers/index.php?pid=73

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iraq
afghanistan
george w. bush
barack obama
pre-emptive war
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un charter
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